martedì 31 gennaio 2012

Sigarette a colazione #5 - The dead


Sveglia che manco ci credo d'essere sveglio già a quest'ora, che fuori ci sono gli uccellini anche se ha nevicato. È tutto bianco.
Pure la mia notte è stata bianca, è volata via tra cose futili, fregandosene di chi dice che ammazzare il tempo corrisponde a commettere un deliberato suicidio.
E allora che ognuno se lo spupazzi come vuole questo tempo, no?
Si diceva del tempo fuori, dell'iridescente candore nevoso, della bianca e ferma freddezza di quella che dalle mie parti, in siculia, sarebbe scambiata per granita d'acqua naturale.
Perché la neve in fondo è un evento – forse uno degli eventi più paralizzanti – non comune: una condizione atmosferica che, nell'arco dell'anno, si verifica con cadenza più sporadica d'una pioggia, una giornata di sole o dei nuvoloni muti e col broncio che né piovono né vogliono che la gente si faccia i bagni di sole. È la neve ragazzi, poche chiacchiere.
E mi accendo una sigaretta per fumarla sull'orlo della finestra, dove – appena poche ore fa – ho passato tanta della notte a fissare particelle di bianco eclissarsi nell'asfalto, o formare gelidi tappeti granulosi e soffici; persino lastre di ghiaccio.
Ci si diverte a vedere la natura che si diverte un po'.
Quando vedo nevicare, come in questa sveglia, vado col pensiero dentro un racconto freddo e un poco lugubre, eppure fatto di talento cristallino, di genio potente: capace di concentrare i grumi di nere di lettere stampigliate in sequenza in vivide istantanee dell'attimo, lo stesso che si tiene dentro l'infinitesimale scissione tra la vita e la morte.
C'è un millimetro, e anche meno, tra la vita e la morte: come tra la neve e la strada.
C'è bisogno, almeno una volta della vita - penso spegnendo e accendendo immediatamente una seconda e nervosa sigaretta - di leggere Gente di Dublino, quantomeno l'ultimo racconto.
È a quello che penso, a I morti, The Dead: a quelle note di piano che si arrampicano su e giù per una scala, a quella serata quasi normale, al viaggio nella carrozza gelida verso casa, a quello stivale che si piega verso il pavimento.
Non è facile da spiegare, anche se la sequenza è chiara; quasi cristallina.
Come questa neve che si precipita a capofitto verso il niente, volteggiando in brevi volute che ne distraggono il percorso solo per pochi istanti. Fuori nevica e io accendo un'altra sigaretta; tanto c'è tempo. Non si aspetterà, quel mondo lì fuori, che mi metta a uscire proprio adesso, proprio oggi.
Certo che però quel racconto non riesce a scivolarmi fuori dalla testa in questa stramba sveglia. C'è la paralisi, la paralisi, la paralisi.
Forse sono solo io ad avere l'impressione che qui intorno ci sia il gelo, che nulla si muova e niente sia vivo e che manchino le energie e la forza a questa generazione e a questo paese.
Il vecchio Joyce sentiva quella paralisi sul suo collo, oltre che sull'Irlanda.
Dall'alto del mio pulpito in cantina, oggi fermamente credo che l'Italia sia sotto ghiaccio, messa lì sperando che qualcosa si congeli in attesa di tempi migliori, o di niente.
E noi giovani, che fra poco già odoreremo di stantìo, siamo stati piazzati lì, col nostro numerino in fila per comprare l'affettato, col nostro posticino che forse c'è e forse no: col dire che i nostri sogni da bambini sono troppo grandi e che pur di lavorare siamo pronti ad assumere posizioni supine e suine.
È la paralisi, baby, la crisi. E nessuno può fiatare, niente chiacchiere: qui è come la neve.
Tutti fermi come Gabriel sul letto, raggelato da Gretta (moglie sua) che quella sera non vuole fare l'amore perché pensa al fidanzatino adolescente morto di polmonite.
E adesso chiudete le vostre finestre elettroniche, aprite le imposte e i vetri e ditemi se vedete la neve.

Poi leggetevi Joyce.

Nino

lunedì 30 gennaio 2012

And the winner is...Caparezza! Kevin Spacey è il nuovo singolo

Da qualche ora è online il video del nuovo singolo di Caparezza, Kevin Spacey (già in rotazione radiofonica da venerdì 27 gennaio).
Dopo Goodbye malinconia, Chi se ne frega della musica, Legalize the Premier e La fine di Gaia (tutti facenti parte dell’album Il sogno eretico) il rapper pugliese cerca di farsi odiare con una canzone che altro non è che uno spoiler dei film più famosi degli ultimi anni, molti dei quali comprendono nel cast l’attore due volte premio Oscar Kevin Spacey. Nel video, molto blando, si può notare Caparezza passeggiare per le vie di Los Angeles inseguito da una maschera di Kevin Spacey che viene passata di persona in persona. Se amate i testi ironici e sonorità slegate dal panorama musicale italiano non perdetevi questo nuovo pezzo.


Arrivato al quinto singolo, Caparezza è sempre in movimento: è ormai conosciuta la presenza dell’artista nella canzone dei 99 Posse Tarantellepe' campà, e nel web con la serie Lost in Google mentre il suo tour continua a gonfie vele nei mesi di febbraio, marzo e aprile.


Lares

domenica 22 gennaio 2012

Provata la demo di Kingdoms of Amalur: Reckoning

Kingdoms of Amalur: Reckoning è un action-rpg a mondo aperto nato inizialmente come embrione di mmorpg (gioco di ruolo online), la cui direzione di sviluppo è cambiata quando nel 2009 la sua casa sviluppatrice 38 Studios è stata acquisita da Big Huge Games. Quest'ultima software house ha optato per un relativamente meno impegnativo gioco single player, ma se Reckoning riscuotesse successo BHG sarebbe pronta a spolverare il progetto iniziale di 38 Studios e a dare vita a un titolo multiplayer per i regni di Amalur.


L'ambientazione di Amalur è opera dello scrittore di fantasy statunitense Robert Anthony Salvatore, noto per i suoi romanzi ambientati negli universi di Dungeons & Dragons, i Forgotten Realms, e di Star Wars; Salvatore si è anche già cimentato con i videogiochi nel 2004, quando scrisse la trama di Forgotten orlds: Demon Stone. Allo stile visivo e al design del gioco hanno lavorato altri due nomi di rilievo, ovvero Todd McFarlane, il disegnatore Marvel che ha creato Spawn, e Ken Rolston, lead designer di The Elder Scrolls III: Morrowind e di The Elder Scrolls IV: Oblivion. Meno di un mese prima della pubblicazione del gioco per Windows, Xbox 360 e Playstation 3, prevista per il 7 febbraio in Nord America e il 10 in Europa, BHG ha rilasciato una demo pubblica del gioco, consentendo così ai potenziali giocatori di farsene un'idea e di valutarne meglio l'acquisto. La versione pc della demo, quella di cui riporterò di seguito le mie impressioni, era ed è disponibile attraverso le piattaforme Steam e Origin.

Genesi di un eroe

Inizio scegliendo la difficoltà Normal, l'unica possibile per la demo. Il filmato introduttivo mi presenta la storia di un colpo di stato: un malvagio elfo blu scatena una sanguinosa rivolta e si insedia sul trono di cristallo per spadroneggiare sui suoi simili. Ovviamente il suo desiderio di dominio e distruzione non si è placato, e il ceruleo dittatore ci mette poco a scatenare una guerra di conquista dei regni vicini. In qualche modo si passa poi al personaggio che verrà controllato dal giocatore, ma che alla sua prima apparizione giace morto stecchito sulla carriola condotta da due gnomi, e che poco dopo verrà buttato in una fossa comune, per poi risvegliarsi orripilato dal fetore dei cadaveri.
Nel mentre, appare la schermata di creazione del suddetto personaggio. La prima fondamentale scelta riguarda la razza di appartenenza del futuro eroe. Si hanno quattro scelte a disposizione: due tipi di umani, Almain e Varani, e due di elfi, Ljosalfar e Dokkalfar, ognuno con piccoli bonus attitudinali in alcune caratteristiche e abilità. La mia scelta cade sull'Almain perché mi piacciono la propensione alla Persuasione e al Blacksmithing (Forgiatura), anche se avrò occasione di usare solo la prima delle due abilità. Segue la scelta di una su cinque divinità protettrici (simpatica la sesta scelta, l'ateismo, che dona un bonus dell'1% all'esperienza raccolta), in cui ho selezionato il dio della guerra per i +5% a danno fisico e armatura. Infine, l'aspetto: i cinque set estetici predefiniti sono abbastanza personalizzabili, e il mio pg si è definito in un nero dagli occhi verdi. Più avanti si potranno scegliere delle "carte del destino", con bonus sempre più potenti.


Fuga da Allestar

Nemmeno il tempo di riprenderci dalla nostra apparente resurrezione e già dei mostri stanno attaccando la torre di Allestar in cui ci troviamo, massacrando tutti i presenti. Il primo livello è ovviamente un tutorial guidato, in cui si impara a usare i comandi base, le varie categorie di armi del gioco, i relativi stili di gameplay e le tattiche consigliate per sconfiggere certi tipi di nemici. Reckoning consente la libera specializzazione del personaggio nei classici tre rami di abilità da guerriero (Might), mago (Sorcery) o ladro/assassino (Finesse). Il solito bruto in armatura impugnerà spada e scudo, o altri strumenti robusti come spadoni, asce e mazze, e affronterà i nemici faccia a faccia. Una delle prime armi alternative che si rinviene è l'arco a frecce, con cui attaccare i nemici a distanza di sicurezza, mentre lo scudo permette di parare gli attacchi con il tasto Maiuscolo sinistro. Il protagonista del gioco si rivela in grado di usare anche gli incantesimi e i bastoni magici, aprendogli così le porte di una radiosa carriera da stregone, ma può scegliere anche l'approccio subdolo, quasi vigliacco, dell'assassino che pugnala alle spalle, grazie alla modalità stealth attivata con il tasto C.
La grafica del gioco ricorda un po' quella di World of Warcraft: i personaggi sono leggermente cartooneschi e i colori talvolta sgargianti, ma il livello di dettaglio è soddisfacente. Le animazioni, specie quelle del protagonista impegnato in un combattimento, sono molto fluide e accattivanti. L'unico problema che ho notato, visibile nello screenshot del paragrafo precedente, è un'assurda riflessione del lato sbagliato del protagonista, come se noi specchiandoci ci vedessimo di spalle. L'audio della demo è solo in inglese, e visto che non è previsto il doppiaggio in italiano chi non mastica la lingua di Albione dovrà accontentarsi dei sottotitoli tradotti, dall'aspetto non esaltante.
La fuga dalla torre culmina con lo scontro con il primo boss del gioco, un grosso troll di roccia. Come nella più tradizionale consuetudine videoludica, un nemico massiccio e lento va affrontato con tempismo, evitando i suoi colpi devastanti e punzecchiandolo quando possibile.

Padroni del proprio destino

Sconfitto il bestione, si scampa infine ai pericoli della torre e ci si ritrova in una graziosa radura boschiva, dove è possibile raccogliere i primi reagenti alchemici e ricevere informazioni da alcuni gnomi oziosi. Le sorti del disperso professor Fomorous Hugues, l'inventore del Pozzo delle anime che sembra averci riportato tra i vivi con cui abbiamo parlato poco prima, appaiono segnate, e non resta che avventurarci nel vasto mondo alla ricerca di risposte, sulla nostra identità e su quella degli sgradevoli aggressori. Sarà l'incontro con il "fateweaver" Agarth a dare una svolta interessante alla situazione: l'uomo cerca di leggere il nostro futuro, ma lo trova estremamente confuso e indefinito, addirittura mancante. Il nostro eroe sembra privo di un destino già fissato, e dotato quindi di completo libero arbitrio, e non solo: secondo quanto visto nelle mosse finali degli ultimi due combattimenti, egli è in grado di manipolare fisicamente i fili del destino degli altri, alterandoli e tranciandoli. Quali strade imboccherà? Quali mirabolanti imprese lo attendono? Starà a lui dare una svolta alla storia di Amalur?
Dopo questo dialogo la demo avvisa che si hanno altri 45 minuti di gioco disponibili, conversazioni e pause escluse. Nel tempo a me restante ho proseguito il cammino e sono arrivato in un placido villaggio, dove ho provato a saccheggiare il baule di un fabbro e sono stato prontamente arrestato; una volta in galera, ho provato a evadere con la forza e sono stato malmenato dalle guardie, evidentemente a un livello troppo superiore al mio. L'epopea del mio personaggio si è conclusa in modo molto triste.
Terminando la demo, scorre un trailer del resto del gioco in cui si vedono molti nemici e luoghi diversi, spesso di dimensioni enormi, con un look variegato e accattivante. Kingdoms of Amalur: Reckoning si profila come un gioco molto ambizioso, in grado di divertire gli amanti dell'azione semplice e frenetica sia gli estimatori di una caratterizzazione approfondita e di un gameplay più tattico. A metà febbraio ne sapremo di più.

Lor

sabato 21 gennaio 2012

VaSongs #9

Mi piace iniziare questo primo appuntamento con VaSongs del 2012 con i Negramaro, uno dei gruppi che hanno segnato la scena musicale italiana negli ultimi due anni. L’album Casa69 sembra non esaurire la sua forza, tant’è che Giuliano Sangiorgi e soci hanno deciso di proporre un quinto singolo che risponde al nome di Londra brucia. Una canzone che racchiude tutti gli stili dei Negramaro, da quello dolce e romantico a quello rock, per uno dei migliori brani del disco, molto apprezzata dai fans.

Vorrei odiarti un po’
senza
senza nemmeno amarti
e vorrei amarti poi
senza
senza nemmeno conoscerti

Il ruolo ricoperto dai Negramaro in Italia, spetta di diritto ai Colplay in ambito internazionale. Dopo Every teardrop is a waterfall e Paradise, è giunto il momento di un altro successo annunciato: il terzo singolo, estratto da Mylo Xyloto, è Charlie Brown che, sin dalle prime battute, mostra di aver le carte in regola per rappresentare i Coldplay al grande pubblico. Una melodia ipnotica iniziale che accompagna l’ascoltatore verso il cantato, così come è stato per Every teardrop is a waterfall, Viva la vida e altri grandi successi, e che funziona quasi da ritornello.
Sempre sul fronte internazionale troviamo i Train, band californiana che dopo qualche tempo di semi-oblio, è ritornata alla grande negli ultimi anni. To be loved fa parte della colonna sonora del film Abduction e anticipa il nuovo album in uscita in primavera.  Una ballata rock romantica che sta girando molto bene in radio e che amo molto, ma che sicuramente non si allontana dal solito stile dei Train.
Thought I should forgive ya so I came back
You’re a sight for sore eyes
Right for those lies
They saved me after all […]
 No, don’t go
I’ll show you what it’s like to be loved
Apriamo una lunga parentesi di musica italiana, ricordando gli inediti di X-Factor (a cui si aggiunge quello di Vincenzo) e le ultime notizie relative al Festival di Sanremo. La prima bella novità è il nuovo singolo di Tiziano Ferro, terzo estratto da L’amore è una cosa semplice. L’ultima notte del mondo si dimostra forse più interessante dei suoi predecessori, nonostante sia meno immediata da apprezzare. In linea con le profezie dei Maya per il 2012, Tiziano Ferro immagina l’ultima notte del mondo in compagnia della sua metà (“l'ultima notte al mondo io / la passerei con te / mentre felice piango”).
Una piacevolissima sorpresa si rivela Bianca Atzei che ha provato a partecipare a Sanremo Social con La gelosia ma che non è stata fortunata. La fortuna però arriva grazie a RTL 102.5 che da un po’ di tempo passa il suo singolo, concedendole la meritata visibilità. Oltre ad avere un gran bell’aspetto, che non fa mai male, Bianca ha una voce dolce ma che sa anche graffiare, che può ricordare un po’ Nina Zilli. Un mix perfetto per quel genere vintage che negli ultimi anni sta spopolando in Italia e non solo, ben rappresentato da La gelosia (“io provo a dirti che vado via / da questa incoerenza che c'è / mi perderai mi perderai / no non è niente / è soltanto un piccolissimo dolore che passerà”).

Reduce dal Festival di Sanremo 2010 a cui ha partecipato con Buio e luce, torna sulla scena La Fame di Camilla, band pugliese che potete ricordare anche per Non amarmi così. Susy e l’infinito mette in risalto la bella voce del frontman albanese della band e  anticipa il nuovo album de La Fame di Camilla, uno di quei gruppi che meriterebbe molta più attenzione da parte delle radio.
Direttamente dalla colonna sonora di Immaturi – Il viaggio, arriva il nuovo singolo di Daniele Silvestri, uno dei migliori cantautori contemporanei. Il viaggio (pochi grammi di coraggio) è contenuto nella nuova edizione dell’album S.C.O.T.C.H. ed è il manifesto dello stile leggero e spensierato di Silvestri, ricco però anche di testi profondi e contenuti importanti.

Il 2012 sarà ricordato come l’anno del ritorno dei Litfiba con un nuovo disco di inediti, Grande nazione, dopo la reunion del 2010. Dopo un primo singolo che lascia decisamente a desiderare, Squalo, è tempo di La mia valigia, un pezzo che risolleva un minimo la considerazione del nuovo progetto Litfiba, che puzza troppo di mossa commerciale più che di sperimentazione musicale. La mia valigia mi ha riportato ai fasti di Infinito, l’ultimo album pubblicato dal duo Pelù-Renzulli, in cui canzoni più leggere come Il mio corpo che cambia e Vivere il mio tempo prendevano il posto del rock di Mondi sommersi.

Nuovo progetto, finalmente, musicale anche per Morgan, reduce dall’esperienza di X-Factor che dopo tanto parlarne pubblica Italian songbook vol. 2, seguito della raccolta di cover e inediti del 2009. Il disco presenterà grandi classici, dimenticati, della musica italiana, riarrangiati e a volte tradotti in inglese da Morgan, che purtroppo non riesce a trovare spazio per qualcosa di veramente nuovo. Il primo singolo è Marianne, brano del 1968 di Sergio Endrigo, piacevole a un primo ascolto e tutto da scoprire.

Ascoltando Radio DeeJay mi è arrivato all’orecchio il brano Le coppie de I cani. Ho approfondito la conoscenza e ho scoperto che I cani sono un gruppo molto apprezzato nel panorama musicale indipendente italiano, che hanno spopolato con Il sorprendente album d’esordio de I cani. Devo dire che il disco è tutto molto uguale, quasi una traccia unica, ma estrapolando pezzo per pezzo si possono apprezzare canzoni come Le coppie, una fredda analisi del rapporto uomo-donna (“La statistica afferma che spesso / chi dà il primo bacio nel seguito del primo amplesso / sarà quello che ne uscirà male”).
Segnalazioni veloci: Elisa torna con Love is requited, brano molto dolce che parla della pretesa di essere amati; Fiorella Mannoia pubblica un nuovo disco, Sud, anticipato da Io non ho paura; il repack di Eden vede i Subsonica impegnati nella cover di Franco Battiato, Up patriots to arms, già cavallo di battaglia della band in tutti i live ma ora registrato in studio; Adele non si ferma mai e sforna un quinto singolo, in heavy rotation in tutte le radio, dal titolo Turning tables; in radio avrete sicuramente ascoltato il lento Videogames di Lana Del Rey, artista molto particolare ma interessante.
In conclusione, passiamo al rock internazionale con il ritorno dei Cranberries con il brano Tomorrow, forse più pop che rock, che richiama vecchi successi come Just my imagination o Animal instinct. Un ritorno positivo grazie a un ritornello malinconico e ricco di rimpianto (“If you could come away with me / you could come away with me / If you only had some faith in me / tomorrow could be too late”). Per mia mancanza, non conoscevo i Black Keys, band rock statunitense con all’attivo più di otto album, che hanno lanciato in tutto il mondo il singolo Lonely boy per anticipare El camino. Un rock d’altri tempi trascinante e convincente.

"Well I'm so above you
and it's fine to see
but I came to love you anyway
So you tore my heart out
and I don't mind bleeding
any old time to keep me waiting
Oh, oh-oh I got a love that keeps me waiting
I'm a lonely boy
"
D9P

giovedì 19 gennaio 2012

Benvenuti al nord, problemi (già visti) di amore e lavoro

Sullo sfondo della solita Italia dei luoghi comuni regionali e nazionali, è ambientato Benvenuti al nord (qui il primo teaser), seguito del fortunatissimo Benvenuti al sud, pellicola ispirata al film francese Giù al nord (in originale Bienvenue chez les Ch’tis, diretto da Dany Boon, qui in veste di produttore). La trama del primo film viene completamente ribaltata, introducendo qualche nuova variabile riguardante crisi matrimoniali e familiari: Mattia Volpe (Alessandro Siani), ora sposato con Maria (la stupenda Valentina Lodovini) e padre di Edinson (in onore al calciatore del Napoli, Cavani), è un postino di Castellabbate, felice di accettare l’imposizione del part time, per avere più tempo libero. La moglie però non è d’accordo e, a causa dell’incapacità nel prendersi responsabilità del marito, lo lascia. In una Milano, fotografata da una Piazza Duomo ricca di ballerini e skaters (ma quando mai?), la situazione è opposta: Alberto Colombo (Claudio Bisio) è oberato dagli impegni lavorativi a causa del nuovo progetto pilota, denominato E.R.P.E.S. dal direttore Palmisan (un Marchionne in miniatura con il volto di Paolo Rossi), che gli occuperà tutti i sabati per un anno. La scarsa attenzione di Alberto verso la moglie e il figlio Chicco, porteranno anche Silvia (Angela Finocchiaro) ad abbandonare il marito, lasciandolo a casa da solo. Per una serie di incomprensioni Mattia si ritroverà trasferito a Milano, alle dipendenze di Alberto che volentieri lo ospita. I due condividono le loro pene d’amore per l’intera durata del film, tra una gag e un’altra, ma la convivenza porterà a una crescita dei protagonisti che impareranno dall’altro a concedersi più tempo per sé stessi e per la famiglia, l’uno, e a maturare e garantire stabilità alla moglie e al figlio, l’altro.
Come per il suo predecessore, Benvenuti al nord è una commedia divertente, ricca però di stereotipi tutti italiani, soprattutto gastronomici e dialettali, che rischiano di stufare il pubblico perché già utilizzati dai successi di Checco Zalone. Il cinema italiano sembra aver trovato la chiave del successo con questi argomenti che richiamano le classiche commedie all’italiana  dei bei tempi andati (non a caso nel primo trailer rilasciato si citano Totò e Peppino). Al giorno d’oggi però il pubblico pretende sempre novità e la ridondanza di queste nuove commedie potrebbe non reggere molto al botteghino sul lungo periodo.
Benvenuti al nord è ovviamente un trionfo annunciato, una formula vincente con un cast di prim’ordine, che non rischia di certo il flop. Un film divertente che regala situazioni comiche all’altezza di Benvenuti al sud, per quanto l’approdo di Alberto nella provincia salernitana e i pregiudizi dei settentrionali verso il sud abbiano regalato molti più spunti al regista Luca Miniero e risate agli spettatori.  Benvenuti al sud ha funzionato anche per l'idea di base interessante di Giù al nord, idea che però non può sostenere il peso di ben due film: in questo sequel quello spunto, quello schema narrativo, lo conosciamo già e quindi era necessario introdurre qualcosa di nuovo, che purtroppo manca. Mi viene in mente un esempio simile pensando a Una notte da leoni, con la differenza che, in questo caso, la formula è stata abbastanza geniale da poter essere ripetuta nel primo e nel secondo episodio.
Le scene principali di Benvenuti al nord sono lo specchio di quelle del precedente episodio, grazie anche al gruppo di comprimari: direttamente dal sud ritroviamo i fratelli Costabile (Nando Paone e Giacomo Rizzo), la madre di Mattia (Nunzia Schiano) a cui si aggiungono i colleghi del nord Comisoni (Francesco Migliaccio), Sandrino (Francesco Brandi) e la Dodi (Ippolita Baldini), perfetti caratteristi del lavoratore milanese. Nei titoli di coda è presente anche Emma Marrone (prossima al palco del Festival di Sanremo) che canta una sua versione di Nel blu dipinto di blu, passeggiando nel set del film.


Ma le risate più grandi le offre il signor Scapece (ricordate l’incomprensibile cliente della posta, interpretato da Salvatore Misticone?) nei suoi duetti con la milanesissima suocera di Alberto (sempre Angela Finocchiaro): gli indecifrabili dialoghi in milanese e napoletano dei due saranno l’origine di un rapporto molto stretto. Tra le scene migliori, anche l’arrivo in casa Colombo di Mattia con il primo impatto con la “cucina milanese”.

Silvia: “Sashimi?
Mattia: “......ascimm?? arò jamm?

D9P

mercoledì 18 gennaio 2012

Sigarette a colazione #4 - Simpatia per il Diavolo


Da leggere (per i coraggiosi che ancora leggono queste fandonie) preferibilmente ascoltando Sympathy for the Devil – Rolling Stone, 1968

Mi sveglio aprendo gli occhi su un posacenere diverso dal solito. Questo è di terracotta, con dei ghirigori fatti di puntini dipinti a mano e piccoli inserti di una qualche stoffa che non riesco a nominare. La stranezza del risveglio è appesantita da una schiera, forse una composizione di mozziconi vari – canniformi e non – sovrastata da una mela morsa in più punti e marcia di morte. Mi alzo, la stanza è più o meno la solita; noto solo un disordine leggermente più creativo e colorato, qualche indumento del quale ignoro la provenienza, e l'assenza del computer.
Tutte queste stramberìe mi scivolano addosso, lavate via dalla convinzione – peraltro comprovata da diversi elementi – d'aver abusato di qualcosa (e forse qualcuno) in preda a qualche delirio, oppure d'aver passato ore di solitaria disperazione, paranoia e catatonia; non cambia niente, non ricordo.
E dunque mi sono già alzato, trovo una sigaretta – una di quelle artigianali - già rollata sulla scrivania tempestata di pezzetti di carta dall'aria gioviale e abitata da un paio d'occhialetti tondi verso i quali – per ora – mi limito solo a sorridere. Dopo due tiri scopro che quella che doveva essere sigaretta non lo è: rapido indosso gli occhiali tondi (e pure specchiati) alla Lennon per coprire la spongiforme consistenza che hanno assunto i miei bulbi oculari, ora rossi come la febbre.
Non faccio in tempo ad aprire la porta della mia stanza che una stratocaster parcheggiata all'angolo mi infonde una nuova, piccola scarica di dubbi. Di stupirmi non ho tempo, sull'uscio della stanza mi trovo a rimirare il mio coinquilino che - sull'uscio di casa – trasporta una custodia con presumibilmente dentro una chitarra. Prima che io possa dare fiato al mio stordimento quello mi interrompe, con occhi semiaperti e un sorrisino serafico sulla bocca:
"Fratello, vado a suonare... a provare, fratello."
Guardo di scatto l'orologio, lo vedo invecchiato di molto; però la giornata è ancora giovane.
"Alle dieci di mattina?"
Chiedo scosso, ancor più scosso per aver scorto, sotto il berretto del mio imbacuccato coinquilino, una chioma generosa e florida.
"C'è l'happening alle due del pomeriggio, a mezzogiorno comincia la jam, fratello. Non ti sarai mica scordato che stasera suoni anche tu, fratello?"
La coerenza del suo dire traballa, lui si appoggia alla porta, provato.
"Credi che il nuovo Jack White possa esimersi dall'esibirsi, privando così il pubblico di un tale spettacolo?"
E il coinquilino se ne va, mostrandomi una placca metallica sulla custodia del suo strumento che, a mo' di targa, identifica la chitarra di "B.D. Dinho". Poi torna e mi chiede: "Chi è Jack White?"
"Ah, nessuno. Ho buttato giù un nome a caso."
Stavolta il coinquilino esce davvero. E io ho taciuto, travolto dall'improvvisa e tellurica consapevolezza d'essermi svegliato in un tempo diverso, un'era dentro la quale non m'ero mai neanche addormentato. Mi vesto con le camicie fiorate di lisergiche tinte che trovo nell'armadio, indosso la giacchetta più hendrixiana che possiedo e imbraccio la chitarra. Non si sa mai. Per qualche secondo le mie dita tremano al solo sospetto di quello che potrebbe succedere dentro questo tempo nuovo (o vecchio?): potrei saper suonare, in fondo sono cambiate così tante cose dall'ultima volta che mi sono svegliato...
Imbraccio lo strumento e tocco delicatamente l'interruttore dell'amplificatore per godermi uno scatto che sia il più lento possibile. S'accende la musica; le corde aspettano solo me, e già ai primi tocchi le sento gemere. Parto, lascio libertà alle dita, anarchia delle scale, tempi istintivi e note sporche; tutto inzaccherato di metallo dev'essere questo suono. E picchio di dita e di plettro, e ascolto...
Scoprendo che sono una pippa anche in quest'era: solita storia, non vado oltre qualche accordo e rimasugli d'assoli dimenticati a memoria.
Con contenuto dispiacere, ripongo la chitarra, ed esco. È sera, una sera di una stagione qualunque; il cielo è viola, di quel viola delle estati del sud, gonfie di scirocco. Ma siamo a Torino, e vedo scendere per le scale gente con la testa avvolta in bandane fluorescenti, donne toccarsi tra un piano e l'altro, un banchetto di droghe assortite sulla soglia d'un pianerottolo comune a quattro appartamenti, fanciulle con agili bassi acustici, suonatori di piano e pacifici hippie. Siamo più o meno ai tempi di Electric ladyland.
Per strada devo evitare d'abbassare lo sguardo per quanto diretti e – finalmente – veri appaiono gli sguardi delle anime, ora privati di freddi filtri. C'è odore di carne e occhi vivi in giro.
Faccio ancora due passi e raggiungo la facoltà, la mia facoltà. Manco a dirlo è occupata, manco a dirlo c'è un corteo infinito che urla di mettere i fiori dentro determinati cannoni. C'è lo speaker, mediamente fatto ma performante alquanto, che parla di Quincy Jones, i Beatles, Ray Charles, cita Dante, Ipponatte e Archiloco, disquisisce di politica seducendo la folla come un Demostene nostrano e azzecca pure sei congiuntivi di fila.
E finalmente capisco: non può che essere uno spudorato sogno.
Nino

lunedì 16 gennaio 2012

Golden Globe 2012: tutti i premi per film e serie tv

Anche quest'anno sono stati assegnati e consegnati i prestigiosi Golden Globe, ambiti premi per i personaggi e i prodotti dell'entertainment cinematografico e televisivo. Diversamente dall'edizione 2011, in cui erano stati premiati film mainstream come The Social Network, Il discorso del re e The Fighter, stavolta sono state premiate pellicole più di nicchia: fulgido esempio di perla rara è The Artist, film muto e in bianco e nero sulla Hollywood degli anni Venti, che si è aggiudicato i riconoscimenti di miglior film musicale o commedia (anche se si tratta in realtà di una storia romantica), miglior attore protagonista (Jean Dujardin) e miglior colonna sonora originale (Ludovic Bounce); cocente delusione per Le idi di marzo, che non è riuscito ad aggiudicarsi nemmeno una delle quattro statuette per cui era stato nominato.
La serie tv Modern Family ha ottenuto il premio come migliore del suo genere, dopo che l'anno scorso aveva già fatto incetta di Emmy; Homeland si porta a casa ben due Golden Globe, come miglior serie drammatica e per la sua protagonista Claire Danes. L'acclamato fantasy A Game of Thrones, da noi Il Trono di Spade, si è dovuto accontentare del premio per l'attore non protagonista Peter Dinklage.
Ecco tutti i premi assegnati in ambito cinematografico:

Miglior film drammatico: Paradiso amaro

Miglior film musicale o commedia: The Artist

Miglior film d'animazione: Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno

Miglior attore protagonista di film drammatico: George Clooney in Paradiso amaro

Miglior attore protagonista di film musicale o commedia: Jean Dujardin in The Artist

Miglior attrice protagonista in film drammaticoMeryl Streep in The Iron Lady

Miglior attrice protagonista in film musicale o commedia: Michelle Williams in My Week with Marilyn

Miglior attore non protagonista: Christopher Plummer in Beginners

Miglior attrice non protagonista: Octavia Spencer in The Help

Miglior regista: Martin Scorsese per Hugo Cabret

Miglior sceneggiatura: Midnight in Paris, di Woody Allen

Miglior colonna sonora originale: Ludovic Bource in The Artist

Miglior canzone originale: Masterpiece, di Madonna, Julie Frost, Jimmy Harry, in Edward e Wallis

Miglior film in lingua straniera: Una separazione (dell'iraniano Asghar Farhadi)

Cecil B. DeMille Award: Morgan Freeman

Questi invece sono i premi per le eccellenze televisive dell'anno:



Miglior serie drammatica: Homeland

Miglior serie comedy o musicale: Modern Family



Miglior miniserie o film televisivo: Downton Abbey, della PBS

Miglior attore in una serie drammatica: Kelsey Grammer in Boss

Miglior attrice in una serie drammatica: Claire Danes in Homeland

Miglior attore in una serie comedy o musicale: Matt LeBlanc in Episodes

Miglior attrice in una serie comedy o musicale: Laura Dern in Enlightened

Miglior attore in una miniserie o film televisivo: Idris Elba in Luther

Miglior attrice in una miniserie o film televisivo: Kate Winslet in Mildred Pierce

Miglior attore non protagonista in una serie, miniserie o film televisivo: Peter Dinklage in Il Trono di Spade

Miglior attrice non protagonista in una serie, miniserie o film televisivo : Jessica Lange in American Horror Story

Siete soddisfatti? Siete delusi? Che ne pensate?

Lor

domenica 15 gennaio 2012

Gianni Morandi annuncia i cantanti del Festival di Sanremo 2012

Dopo l’annuncio di ieri degli otto artisti giovani che parteciperanno al Festival di Sanremo, Gianni Morandi e il direttore artistico Gianmarco Mazzi hanno annunciato oggi alle 14.30 all’Arena di Domenica In condotta da Massimo Giletti. Il 62° Festival della Canzone Italiana di Sanremo aprirà i battenti, dopo i fasti dell’anno scorso che hanno visto trionfare Roberto Vecchioni e Raphael Gualazzi, il 14 febbraio con l’esecuzione dei brani dei quattordici Big e l’eliminazione di due canzoni da parte della giuria demoscopica; la seconda serata vedrà altre due eliminazioni e l’esecuzione di quattro brani dei Giovani; la terza serata, denominata Viva l’Italia sarà dedicata ai duetti con artisti nazionali e internazionali su canzoni italiane famose e altre quattro esibizioni dei Giovani; venerdì 17 presenterà le dodici canzoni liberamente rivisitate dagli artisti e la finale dei Giovani; la serata finale premierà il vincitore del Festival con votazione mista tra l’orchestra di Sanremo e il televoto, con il golden share della Sala Stampa.

Ecco i quattordici artisti del Festival di Sanremo con i titoli delle due canzoni, inedite ed edite:
Nina ZilliPer sempre
Never never never (Grande grande grande di Mina) con Skye dei Morcheeba
Samuele BersaniUn pallone
My sweet Romagna (Romagna mia di Secondo Casadei) con Goran Bregovic
DolceneraCi vediamo a casa
My life is mine (Vita spericolata di Vasco Rossi) con Professor Green
Pierdavide Carone e Lucio DallaNanì
Anema e core
con Mads Langer
Irene Fornaciari - Il mio grande mistero
I (who have nothing) (Uno dei tanti) con Brian May, chitarrista dei Queen
Emma MarroneNon è l’inferno
If paradise is half as nice (Il paradiso di Patty Pravo) con Gary Go
Matia Bazar - Sei tu
Speak softly love (colonna sonora de Il padrino) con Al Jarreau
Noemi - Sono solo parole
To feel in love (Amarsi un po’ di Lucio Battisti) con Sarah Jane Morris
Francesco Renga - La tua bellezza
El mundo (Il mondo di Jimmy Fontana) con Sergio Dalma
Arisa - La notte
Que serà
(Che sarà dei Ricchi e Poveri) con Josè Feliciano
Chiara Civello - Al posto del mondo
You don’t have to say you love me (Io che non vivo senza te di Pino Donaggio) con Shaggy
Gigi D’Alessio e Loredana BertèRespirare
Auf der welt (Piccolo uomo di Mia Martini) con Nina Hagel
Eugenio Finardi - E tu lo chiami Dio
Surrender (Torna a Surriento) con Noa
Marlene KuntzCanzone per il figlio
The world became the world (Impressioni di settembre della PFM) con Patti Smith

Le indiscrezioni che si sono susseguite in questi ultimi giorni sono state confermate con poche sorprese. Un buon cast, come l’anno scorso, con il giusto mix tra “vecchi” e giovani. All’Arena di Giletti si è parlato anche del superospite di questa edizione, Adriano Celentano, di cui si sa poco o niente, delle due co-conduttrici Tamara Ecclestone, ricca ereditiera, figlia del patron della Formula 1 Bernie Ecclestone, e Ivana Mrazova, top model internazionale, e di Rocco Papaleo, disturbatore del Festival che sostituisce Luca e Paolo, presenti per il passaggio di testimone nella prima puntata con Belen Rodriguez e Elisabetta Canalis. La notiziona però potrebbe essere quella di Stevie Wonder sul palco dell’Ariston, non ancora confermata.

D9P

sabato 14 gennaio 2012

Annunciati gli otto giovani del Festival di Sanremo: ascolta le canzoni

La formula per la selezione dei giovani di Sanremo quest'anno è cambiata, dando la possibilità a tutti gli aspiranti cantanti di caricare la propria canzone su Facebook e di essere votati dal pubblico della rete. Da questo meccanismo sono usciti 60 artisti che sono poi stati ascoltati dal gruppo d'ascolto formato da Gianni Morandi, il direttore artistico Gianmarco Mazzi, Gianmaurizio Foderaro e Silvia Notargiacomo da RadioUno, Federica Gentile da RadioDue, Saverio Schiano rappresentante di Facebook.
Oggi alle 16.20 su RaiUno, la squadra di Gianni Morandi ha annunciato gli otto artisti scelti dal gruppo d'ascolto che saliranno sul palco dell'Ariston dal 14 al 18 febbraio. Le prime due band selezionate dal progetto Area Sanremo, indetto dal Comune di Sanremo, sono gli Io ho sempre voglia, gruppo pugliese, e i Bidiel, appena ventenni. Partecipazione scontata quella di Alessandro Casillo, già conosciuto grazie alla trasmissione Io canto e per questo il più votato dalla rete; ha solo quindici anni. Ricca invece la partecipazione femminile con Giulia Anania, poetessa con all'attivo libri pubblicati in tutto il mondo, Celeste Gaia, ventiduenne pavese, Erica Mou, con un percorso musicale già ben conosciuto in Italia (ha partecipato agli Mtv Days nel 2011), e Dana Angi, definita la scommessa di Sanremo perchè non ha alle spalle case discografiche o esperienza ma ha semplicemente caricato la propria canzone su Facebook. Strano non vedere Bianca Atzei con la sua La gelosia, che già sta circolando nelle radio.
Le prime impressioni non sono esaltanti perchè non sembrano esserci dei nuovi talenti degni di Raphael Gualazzi, Nina Zilli o Malika Ayane. Vedremo cosa succederà al 62° Festival della Canzone Italiana di Sanremo dal 14 al 18 febbraio 2012.
Dopo il salto tutte le canzoni che sentiremo sul palco dell'Ariston.

mercoledì 11 gennaio 2012

J. Edgar: Clint Eastwood dipinge il ritratto di Hoover

Clint Eastwood torna al cinema nei panni di regista, ruolo che negli ultimi anni ha dato, a lui e al pubblico, parecchie soddisfazioni ma che, dopo la punta di diamante di Gran Torino, sembra in fase calante. Basti pensare alle pellicole successive, come Invictus, ancora un ottimo film, e soprattutto come Hereafter, nettamente al di sotto del talento del regista. La caratteristica principale di Eastwood è sicuramente l’eclettismo con cui riesce a spaziare da un genere cinematografico all’altro, dai film a sfondo sportivo, a quelli sovrannaturali, a quelli più aderenti alla realtà. Proprio per questo, non stupisce che Clint si sia voluto dedicare a quello che, a un primo sguardo, può sembrare un gangster movie: J. Edgar.
Il film, nelle sale dal 4 gennaio 2012, racconta la vita di John Edgar Hoover, uno dei personaggi più importanti e controversi della storia americana, nonché capo e innovatore del Federal Bureau of Investigation (FBI) per quasi cinquant’anni. Il protagonista è interpretato da un convincente Leonardo Di Caprio che veste i panni di un ormai vecchio Hoover: siamo negli anni ’60 e ‘70 e tra i segreti della famiglia Kennedy e con la seconda elezione a Presidente degli Stati Uniti di Nixon, bramoso di mettere le mani sui fascicoli segreti di Hoover, ormai alle porte, J. Edgar decide di fornire una sua versione, veritiera, della storia dell’FBI e della sua vita. Iniziano dunque numerosi incontri con dattilografi vari che ascoltano, commentano e trascrivono i racconti di Hoover. Clint Eastwood costruisce dunque un’autobiografia, realizzata con dei flashback, che si alternano agli ultimi anni di vita di Hoover. Un doppio Di Caprio interpreta le due versioni del protagonista, consegnandoci un personaggio di carattere, quasi sempre forte e sicuro di sé; la debolezza di Hoover si vede solo in alcuni momenti, nei rapporti con la madre (Judi Dench) e con il braccio destro Clyde Tolson (Armie Hammer), con cui Hoover intesse una relazione omosessuale, accennata nel film ma mai confermata nella realtà. Da sottolineare anche il ruolo chiave della segretaria di Hoover, Helen Gandy, interpretata dalla bellissima Naomi Watts.
L’immagine di J. Edgar Hoover che traspare dall’opera di Clint Eastwood è quella di un uomo capace e determinato nella sua attività lavorativa, ma preda delle sue debolezze nella vita privata. A capo dell’FBI, Hoover è stato in grado di riformare l’agenzia, introducendo l’addestramento del personale, selezionato attraverso nuovi e più rigidi criteri, l’archivio delle impronte digitali e i laboratori scientifici, precursori dei moderni CSI. Sotto la sua guida inoltre sono stati catturati alcuni dei più grandi criminali della storia americana, su tutti John Dillinger (recentemente protagonista del film Nemico pubblico, con Johnny Depp nei panni del gangster) e Bruno Hauptmann, rapitore e assassino del figlio dell’aviatore Charles Lindbergh. Il film mette però in primo piano anche i difetti di quest’uomo, sempre lontano dall’azione vera, quindi dagli arresti, ma desideroso di riconoscimenti e di comparire davanti ai fotografi come fautore dei successi dell’FBI. Inoltre, più volte nel film, viene sottolineata l’avversione di Hoover verso i comunisti e verso i movimenti dei neri, su tutti quello di Martin Luther King. Per quanto riguarda la vita privata, Eastwood mette l’accento sul rapporto con Tolson e sull’omosessualità repressa di Hoover, incapace di ammettere la sua natura in un periodo sicuramente poco pronto ad accettare uno scandalo del genere da un uomo di potere.
J. Edgar è un buon film, in definitiva, non per tutti perché molto lungo (dura più di due ore), non troppo dinamico e abbastanza introspettivo; senza contare lo stile estetico che ricorre a scene scure e a colori spenti, poco propedeutici ad attirare l’attenzione ma perfetti per il film. Rimarrà deluso dunque chi si aspetta un classico gangster movie, perché l’azione c’è ma sta decisamente sullo sfondo, per lasciare spazio al ritratto di Hoover. Ai pennelli, il maestro Clint Eastwood.

D9P

sabato 7 gennaio 2012

Il ritorno di un campione: Henry all’Arsenal per due mesi


Lunedì 9 Gennaio sarà una data storica, che probabilmente rimarrà nei cuori dei tifosi gunners per molto tempo. Thierry Henry, il campione che per otto anni ha vestito la maglia dell’Arsenal, tornerà a giocare sui campi nel nord di Londra, grazie alla pausa della Mayor League americana (così come fece Beckham con il Milan), avendo firmato un contratto di due mesi. Cosa c’è di speciale in tutto ciò? Ora ve lo spiego…
La sua carriera inizia nel Monacò dove, non ancora maggiorenne, Henry inizia a far vedere le sue doti, anche grazie ad Arsene Wenger, tecnico dei monegaschi, che utilizza il giovane francese con buona continuità. Nella stagione 97/98, dopo aver vinto il titolo della League One, trascina i suoi compagni in semifinale di Champions con ben 7 reti e conclude una fantastica annata con il titolo di Campione del Mondo con la sua nazionale. Nel Gennaio del 1999 Titì lascia il Monacò per trasferirsi alla Juventus, bisognosa di sostituire Alessandro Del Piero, vittima di un grave infortunio. A Torino però il tecnico Ancelotti lo fa costantemente giocare fuori ruolo, impiegandolo in fascia e complice un difficile ambientamento al campionato italiano, Henry non riesce a ripetere le ottime prestazioni fornite in Francia. La stagione dopo Luciano Moggi compie forse il più grande errore della sua gestione, vendendolo all’Arsenal per circa 15 milioni. A Londra Titì ritrova il suo grande mentore, Wenger, ed esplode definitivamente! Con i gunners disputa otto stagioni, segnando moltissimi gol, diventando uno dei migliori attaccanti al mondo. La continuità è stata ciò che l’ha reso così amato e determinante nelle vittorie gunners; questa la successione di gol nelle varie stagioni: 26, 22, 32, 32, 39, 30, 33, 12. Numeri impressionanti, che ne fanno uno dei campioni più grandi che questo club abbia mai avuto. Con i gol sono arrivate anche le vittorie: 2 Premier, 3 F.A. Cup e 2 Community Shield, a cui si devono aggiungere i titoli personali come le due scarpe d’oro e le 4 classifiche dei cannonieri di vinte (di cui 3 consecutive).
Nel 2007 si trasferisce a Barcellona, andando a formare con Messi ed Eto’o un trio formidabile capace di segnare 72 gol nella Liga, record assoluto. Nel barça Henry raggiunge quei titoli internazionali che a livello di club gli mancavano, come la Champions ed il Mondiale per Club, nonostante la sua media realizzativa si abbassi notevolmente. Da due stagioni infine veste la maglia dei New York Red Bulls.
Il ritorno in quel di Londra è dunque un qualcosa di magico per chiunque in quegli anni abbia seguito il calcio inglese. Nel nuovo stadio, l’Emirates Stadium, gli è pure stata eretta una statua in suo onore, tanta è l’ammirazione e la gratitudine nei suoi confronti.
Vi lascio alle sue vecchie giocate, speranzoso di poterne vedere presto di nuove…




Mywo

venerdì 6 gennaio 2012

Speciale X-Factor # 2 - La finale è vinta da Francesca

La quinta edizione di X-Factor, la prima firmata dalla tv satellitare di SKY, si è conclusa con il botto dopo una finale ricca di adrenalina che ha visto trionfare Francesca Michielin, sedicenne veneta sbalzata da Bassano del Grappa alla vittoria di X-Factor e che porta a casa un contratto con la Sony Music da 300.000 € (non che gli altri non guadagnino comunque un contrattino…). Un risultato che ha sorpreso molti, in particolare tutti quelli che puntavano decisi su Antonella, sicuramente più matura e più pronta ad affrontare una carriera musicale, o sui Moderni, che puntata dopo puntata hanno guadagnato i favori del grande pubblico. Ma andiamo con ordine.
La finalissima si è aperta con i duetti con le grandi star della musica italiana e non. Inizia Francesca che esegue La tua ragazza sempre in compagnia di Irene Grandi: nonostante la canzone non si addicesse perfettamente alla giovane finalista, dividere la scena con un personaggio che ha calcato i palchi di tutta Italia ha favorito Francesca, finalmente capace di muoversi e interpretare, anche fisicamente, la canzone, superando un limite che la accompagna sin dall’inizio e che potrebbe compromettere il suo futuro. I secondi a scendere in campo sono i Moderni che pagano una scelta per il duetto, dettata più da esigenze di promozione discografica che da ambizioni artistiche: Heaven dell’emergente Emily Sandè (già interpretata nelle prime puntate da Nicole) non rientra minimamente nel percorso intrapreso dal gruppo vocale torinese e fare da accompagnamento alla cantante (in maniera comunque eccellente) non mi è sembrato il modo migliore di giocarsi un’occasione del genere. Tocca infine ad Antonella godere del privilegio di duettare con una delle più grandi interpreti della musica italiana, Fiorella Mannoia, ed eseguire insieme Come si cambia: il risultato è positivo, anche se, come per tutti i duetti e come per tutte le edizioni, ho avuto come l’impressione che fossero organizzati di fretta e con gli artisti a disposizione in quel momento, e non ragionati secondo esigenze realmente artistiche.

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mercoledì 4 gennaio 2012

Il nuovo film di Carlo Verdone, Posti in piedi in paradiso: ecco il trailer

Arriva puntuale, con cadenza biennale, il 24 febbraio 2012, il nuovo film diretto e interpretato da Carlo Verdone, dal titolo Posti in piedi in paradiso. Dopo le ultime uscite, non troppo convincenti, Grande, grosso e verdone e Io, loro e Lara, Verdone ci riprova con un'altra commedia dai toni comici, coinvolgendo nel progetto altri due grandi attori come Pierfrancesco Favino (Figli delle stelle, Baciami ancora) e Marco Giallini (La bellezza del somaro, Tutti al mare). La trama di Posti in piedi in paradiso racconta le vicende di tre uomini sulla cinquantina, separati e preda di tradimenti e guai amorosi, che per risparmiare vanno a vivere insieme in un appartamento. Dalla convivenza scaturiranno ulteriori guai e numerose sequenze comiche che coinvolgeranno anche il resto del cast: su tutti la magrissima cardiologa Micaela Ramazzotti (La prima cosa bella, Il cuore grande delle ragazze), Diane Fleri (Io sono l'amore, Anche se è amore non si vede), Nicoletta Romanoff (Ricordati di me) e tanti altri.
La casa produttrice Filmauro ha diffuso in queste ore il primo trailer ufficiale che vi proponiamo qui di seguito:


D9P