Sullo sfondo della solita Italia dei luoghi comuni regionali e nazionali, è ambientato Benvenuti al nord (qui il primo teaser), seguito del fortunatissimo Benvenuti al sud, pellicola ispirata al film francese Giù al nord (in originale Bienvenue chez les Ch’tis, diretto da Dany Boon, qui in veste di produttore). La trama del primo film viene completamente ribaltata, introducendo qualche nuova variabile riguardante crisi matrimoniali e familiari: Mattia Volpe (Alessandro Siani), ora sposato con Maria (la stupenda Valentina Lodovini) e padre di Edinson (in onore al calciatore del Napoli, Cavani), è un postino di Castellabbate, felice di accettare l’imposizione del part time, per avere più tempo libero. La moglie però non è d’accordo e, a causa dell’incapacità nel prendersi responsabilità del marito, lo lascia. In una Milano, fotografata da una Piazza Duomo ricca di ballerini e skaters (ma quando mai?), la situazione è opposta: Alberto Colombo (Claudio Bisio) è oberato dagli impegni lavorativi a causa del nuovo progetto pilota, denominato E.R.P.E.S. dal direttore Palmisan (un Marchionne in miniatura con il volto di Paolo Rossi), che gli occuperà tutti i sabati per un anno. La scarsa attenzione di Alberto verso la moglie e il figlio Chicco, porteranno anche Silvia (Angela Finocchiaro) ad abbandonare il marito, lasciandolo a casa da solo. Per una serie di incomprensioni Mattia si ritroverà trasferito a Milano, alle dipendenze di Alberto che volentieri lo ospita. I due condividono le loro pene d’amore per l’intera durata del film, tra una gag e un’altra, ma la convivenza porterà a una crescita dei protagonisti che impareranno dall’altro a concedersi più tempo per sé stessi e per la famiglia, l’uno, e a maturare e garantire stabilità alla moglie e al figlio, l’altro.
Come per il suo predecessore, Benvenuti al nord è una commedia divertente, ricca però di stereotipi tutti italiani, soprattutto gastronomici e dialettali, che rischiano di stufare il pubblico perché già utilizzati dai successi di Checco Zalone. Il cinema italiano sembra aver trovato la chiave del successo con questi argomenti che richiamano le classiche commedie all’italiana dei bei tempi andati (non a caso nel primo trailer rilasciato si citano Totò e Peppino). Al giorno d’oggi però il pubblico pretende sempre novità e la ridondanza di queste nuove commedie potrebbe non reggere molto al botteghino sul lungo periodo.
Benvenuti al nord è ovviamente un trionfo annunciato, una formula vincente con un cast di prim’ordine, che non rischia di certo il flop. Un film divertente che regala situazioni comiche all’altezza di Benvenuti al sud, per quanto l’approdo di Alberto nella provincia salernitana e i pregiudizi dei settentrionali verso il sud abbiano regalato molti più spunti al regista Luca Miniero e risate agli spettatori. Benvenuti al sud ha funzionato anche per l'idea di base interessante di Giù al nord, idea che però non può sostenere il peso di ben due film: in questo sequel quello spunto, quello schema narrativo, lo conosciamo già e quindi era necessario introdurre qualcosa di nuovo, che purtroppo manca. Mi viene in mente un esempio simile pensando a Una notte da leoni, con la differenza che, in questo caso, la formula è stata abbastanza geniale da poter essere ripetuta nel primo e nel secondo episodio.
Come per il suo predecessore, Benvenuti al nord è una commedia divertente, ricca però di stereotipi tutti italiani, soprattutto gastronomici e dialettali, che rischiano di stufare il pubblico perché già utilizzati dai successi di Checco Zalone. Il cinema italiano sembra aver trovato la chiave del successo con questi argomenti che richiamano le classiche commedie all’italiana dei bei tempi andati (non a caso nel primo trailer rilasciato si citano Totò e Peppino). Al giorno d’oggi però il pubblico pretende sempre novità e la ridondanza di queste nuove commedie potrebbe non reggere molto al botteghino sul lungo periodo.
Benvenuti al nord è ovviamente un trionfo annunciato, una formula vincente con un cast di prim’ordine, che non rischia di certo il flop. Un film divertente che regala situazioni comiche all’altezza di Benvenuti al sud, per quanto l’approdo di Alberto nella provincia salernitana e i pregiudizi dei settentrionali verso il sud abbiano regalato molti più spunti al regista Luca Miniero e risate agli spettatori. Benvenuti al sud ha funzionato anche per l'idea di base interessante di Giù al nord, idea che però non può sostenere il peso di ben due film: in questo sequel quello spunto, quello schema narrativo, lo conosciamo già e quindi era necessario introdurre qualcosa di nuovo, che purtroppo manca. Mi viene in mente un esempio simile pensando a Una notte da leoni, con la differenza che, in questo caso, la formula è stata abbastanza geniale da poter essere ripetuta nel primo e nel secondo episodio.
Le scene principali di Benvenuti al nord sono lo specchio di quelle del precedente episodio, grazie anche al gruppo di comprimari: direttamente dal sud ritroviamo i fratelli Costabile (Nando Paone e Giacomo Rizzo), la madre di Mattia (Nunzia Schiano) a cui si aggiungono i colleghi del nord Comisoni (Francesco Migliaccio), Sandrino (Francesco Brandi) e la Dodi (Ippolita Baldini), perfetti caratteristi del lavoratore milanese. Nei titoli di coda è presente anche Emma Marrone (prossima al palco del Festival di Sanremo) che canta una sua versione di Nel blu dipinto di blu, passeggiando nel set del film.
Ma le risate più grandi le offre il signor Scapece (ricordate l’incomprensibile cliente della posta, interpretato da Salvatore Misticone?) nei suoi duetti con la milanesissima suocera di Alberto (sempre Angela Finocchiaro): gli indecifrabili dialoghi in milanese e napoletano dei due saranno l’origine di un rapporto molto stretto. Tra le scene migliori, anche l’arrivo in casa Colombo di Mattia con il primo impatto con la “cucina milanese”.
Silvia: “Sashimi?”
Mattia: “......ascimm?? arò jamm?”
Mattia: “......ascimm?? arò jamm?”
D9P
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