sabato 19 febbraio 2011

Vasi Sanremesi: Quarta puntata

Siamo giunti alla penultima serata di questa sessantunesima edizione del Festival di Sanremo, la serata che da qualche anno è riservata ai duetti dei big e che ha visto l’eliminazione a titolo definitivo di altri due artisti: Max Pezzali e Tricarico. Trovo molto indicativo che il Max Pezzali che vende milioni di dischi e riempie palazzetti in giro per l’Italia nei suoi tour sia stato eliminato mentre una Tatangelo che vende molto ma molto meno sia ancora in gara, ripescata dal televoto. Questo esempio vuole solo dimostrare che le persone che votano da casa non corrispondono a chi realmente consuma musica e che quindi il televoto non è la soluzione migliore per garantire una giusta vittoria del festival, come dimostrano i “successi” negli anni passati di Marco Carta e Valerio Scanu. Non a caso infatti la giuria demoscopica (composta da persone che comprano musica abitualmente) aveva scartato alcune canzoni che poi sono state magicamente ripescate. A parte questa prima considerazione concentriamoci sui duetti. Perlopiù interessanti, i duetti hanno dato una faccia nuova alle canzoni, in positivo o in negativo. Credo che non sia per niente un caso che le canzoni più belle siano ulteriormente migliorate: un esempio sono i La Crus che sono stati perfetti nella scelta di Nina Zilli e di una vocalità perfetta per l’andamento vintage di Io confesso. Stesso discorso vale per Luca Madonia che, pescando dalla sua terra, la Sicilia, ha portato all’Ariston Carmen Consoli. Sia la Zilli che la Consoli però si sono limitate al compitino quando avrebbero potuto dare un contributo sicuramente maggiore. Ospiti pop per le beniamine di X-Factor, Giusy Ferreri e Nathalie che sono state accompagnate rispettivamente da Francesco Sarcina (leader de Le Vibrazioni), per un’interpretazione più rock, e dalla talentuosa L’Aura che ha però una vocalità molto simile a quella della rossa vincitrice del talent di Rai 2. Il professore Roberto Vecchioni ha tirato fuori dal cilindro un gruppo storico come la P.F.M. (che ha portato a ricordare il grande Fabrizio De Andrè che ieri avrebbe compiuto 71 anni) per proporre la sua Chiamami ancora amore in una versione riarrangiata e più ritmata. Infine, tra i “graziati” dai duetti, inserisco anche i Modà con Emma: per quanto la canzone non sia all’altezza, la presenza di Francesco Renga dona valore all’esibizione. Rimane la domanda: perché l’ha fatto? Obblighi dalla casa discografica? Necessità di pubblicizzarsi un po’? Domande che rimarranno senza risposta. Tra gli sfavoriti mi sento di mettere Anna Tatangelo che è stata accompagnata da Loredana Errore, anche lei amica di Maria De Filippi. Dal punto di vista estetico, la Tatangelo propone l’ennesimo omaggio ad Anna Oxa che però vestiva così negli anni ’80-’90 mentre Loredana Errore per un motivo o per l’altro non si può guardare e risulta inutile per la canzone, in quanto ennesimo tentativo di imitazione di Gianna Nannini. A metà tra positivo e negativo porrei Luca Barbarossa, Max Pezzali e Al Bano: tutti e tre si sono avvalsi di attori (Neri Marcorè, Lillo & Greg, Michele Placido) che hanno creato solo un contorno alla musica, per quanto simpatico o intenso. Il cantautore comasco Davide Van De Sfroos ha portato invece sul palco Irene Fornaciari come seconda voce di Yanez: ho come l’impressione che alla figlia di Zucchero si vogliano sempre dare nuove occasioni e che lei puntualmente non vada a segno. Forse qualcuno dovrebbe capire che potrebbe anche essere la figlia di Dio ma se non piace, non piace. Il secondo eliminato della serata, Francesco Tricarico sceglie per la sua “filastrocca” un coro di bambini per una scelta quanto mai azzeccata, ma forse inutile.
Peccato non aver potuto vedere sul palco Patty Pravo con Morgan (per lui il festival non s’ha da fare) e Anna Oxa con i Marta sui tubi.

Ma è anche la serata che ha incoronato il vincitore tra i giovani, vale a dire il timido Raphael Gualazzi con Follia d’amore. Gianni Morandi risulta molto protettivo verso i ragazzi, dimostrando grande affetto. Spero sinceramente che la vittoria di Gualazzi possa essere un buon auspicio per la finale dei big: un festival che premia il talento, la preparazione (Gualazzi viene dal conservatorio) e i generi alternativi come il jazz è ciò che tutti si augurano. La classifica finale recita un quarto posto ingiusto per Serena Abrami, sul gradino più basso del podio Roberto Amadè, medaglia d’argento per Micaela e quella d’oro per Raphael Gualazzi che si porta a casa anche il Premio della critica Mia Martini e Premio Regione Liguria Emanuele Luzzati.

Arriviamo alla solita nota dolente della serata: la conduzione. L’apice dell’incapacità si è raggiunto con l’intervista a Robert De Niro che sale sul palco due volte, prima intervistato dal solo Morandi che legge le domande a raffica esordendo sempre con “e poi vorrei anche sapere…”, e dopo con il “supporto” dell’americana Elisabetta Canalis, capace di fare domande del tipo “Lei ha origini francesi, irlandesi, tedesche e italiane, perché?” e di presentare traduzioni sbagliate o approssimative. La signora Clooney (che non è una traduttrice) regge un’intervista lontana anni luce dal dinamismo che una trasmissione televisiva qualsiasi richiederebbe, per di più se si tratta di Sanremo. Una pessima figura, insomma, di fronte a un grande ospite, visibilmente annoiato. Serviva un presentatore come Bonolis capace di creare affinità e empatia con l’ospite e soprattutto capace di reggere il confronto. 
Nonostante tutto De Niro esce da questo disastro con eleganza e stile. Una nota di simpatia: la passione malcelata di Morandi verso Monica Bellucci, pronto a prostrarsi ai suoi piedi e a toccarla dappertutto. Gli altri ospiti sono i ritrovati Take That con un Robbie Williams non del tutto vocalmente in forma in The flood. La Canalis si scusa per la banalità delle domande e non per la banalità della sua presenza sul palco dell’Ariston.

Per concludere vorrei soffermarmi sulla canzone di Luca e Paolo dedicata alla ricerca di un leader per la sinistra. Mi sembra proprio una dimostrazione (a chi poi?) di un inutile par condicio e della presenza del famoso contraddittorio che la Rai vuole garantire. Sta di fatto che la conclusione va anche stavolta a parare su Berlusconi.

Ultimo appunto: potreste dire a presentatori e vallette che prima e dopo i loro interventi dovrebbero stare zitti perché i microfoni sono comunque aperti? Grazie.

D9P

2 commenti:

Lorenzo Valle ha detto...

Prima parte del post: vai un po' a capo ogni tanto...

Seconda parte: mi sono piaciute le tue critiche :-D

Anonimo ha detto...

Prima parte del post: era un discorso omogeneo sui cantanti quindi non sapevo quando andare a capo.

Seconda parte: grazie!

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