Assolutamente senza averlo programmato (come farlo?), il nuovo film di Antonio Albanese Qualunquemente, che porta sul grande schermo le vicende di Cetto La Qualunque, si sovrappone quasi perfettamente alla cronaca italiana che ci viene sbattuta in faccia quotidianamente. Seppur a livello di politica comunale, Albanese ci presenta, ripeto, senza che le intenzioni iniziali fossero queste, uno specchio dell’Italia che ha perso la dignità, i valori e la moralità. Appare ovvio che sia tutto esagerato e condito di gag surreali, però ci troviamo davanti a un film che non solo fa ridere, ma vuole anche far riflettere.
Cetto La Qualunque torna in Calabria dopo anni di “vacanza” (latitanza) in Sud America con una nuova moglie (Cosa) e una figlia (Cosetta). Ad aspettarlo trova la sua prima moglie (Lorenza Indovina, moglie dello scrittore Niccolò Ammaniti), suo figlio Melo (Davide Giordano) e un sacco di amici, pronti a farlo “salire” in politica come candidato sindaco per il PdP (Partito du Pilu) . La necessità di sfuggire alle regole e alla legge, tanto proclamata dal rivale De Sanctis (Salvatore Cantalupo), spinge la combriccola di Cetto a scegliere proprio lui come faro nella scura notte della legalità. L'aiuto fatale arriva da un milanese di Puglia, Sergio Rubini, esperto stratega politico.
A dire il vero, oltre a queste novità di contorno, il personaggio di Albanese è sempre lo stesso: stesse battute, stessa faccia e stesse mosse. Se vogliamo, tutte cose già viste e riviste in tanti anni di televisione (da Mai dire.. a Che tempo che fa). Ciò che incuriosisce è quindi il mondo che gli viene costruito intorno e lo scoprire i personaggi finora solo nominati negli sketch: De Sanctis, Melo, etc. A questo proposito a un certo punto del film una riflessione mi ha colpito: finche vediamo Cetto, che comunque è un personaggio negativo, in uno studio televisivo, abbiamo sempre ben chiaro che si tratta di fiction, di finzione, nulla di reale (per quanto possiamo immaginare che qualcosa di simile esista); vederlo ora immerso in un contesto, con una famiglia e degli amici, lo rende più vero ed è proprio questo che mi ha per un attimo, nella prima metà del film, spaventato. In quel momento ho realizzato che esistono veramente questi personaggi nelle periferie, nei piccoli comuni della nostra Italia. Sono rimasto seriamente intristito fino a quando la verve comica di Albanese non ha preso il sopravvento a sdrammatizzare il tutto. Un barlume di speranza si intravede alla fine: il bene sembra vincere sul male, la legalità sull’ignoranza ma anche a quel punto ci viene fatto capire che non abbiamo molte speranze. Nel film il male vince e dà il via alla costruzione del ponte di pilu sullo stretto di Messina.
D’altronde, come possiamo pretendere che i piccoli comuni, le piccole province, le piccole regioni si comportino correttamente quando a livello nazionale siamo, a dir poco, presi in giro da tutto il mondo. E la cosa peggiore è che non sembriamo così indignati da voler veramente cambiare le cose. Avanti così allora.
A seguire, i link a 4 clip con le scene migliori del film e una piccola esclusiva direttamente dal canale Youtube di Vasi Comunicanti: Albanese e Giordano che tentano di girare una scena ma vengono presi dalla classica ridarola..irresistibile!!
D9P
Nessun commento:
Posta un commento