Ma si sostiene che la manifestazione di domenica sia moralista, intaccata dal paradosso che le stesse donne che invocavano la parità sessuale e l'emancipazione scendano ora in piazza scandalizzate dalla libertà sessuale di qualcun'altra.
Protestare perché una parte del paese ha confuso la libertà sessuale della donna con la libertà di prostituirsi per ottenere qualcosa mi pare un'espressione di civiltà, se si vuole usare una parola, non certo di moralismo.
Non si protesta, a mio avviso, per rievocare nostalgicamente una subordinazione morale e sessista, com'era quella di 50 anni fa, ma contro una subordinazione sessuale e sessista.
3 commenti:
questo post mi piace molto.
Una persona può fare di se stessa quello che vuole. Se ci si prostituisce per comprarsi una borsetta griffata perchè no?
Certo, perché no?
Però non confondiamo la libertà di disporre del proprio corpo in questo modo definendola una libertà sociale acquisita. Mi spiego meglio:
se un tempo la questione sociale femminile vedeva la donna come una proprietà del marito, la libertà di prostituirsi per ottenere qualcosa non è altro che la riproposizione dello stesso sistema del possesso sessuale dell'oggetto, solo che il mercato non è più 'monopolistico' (il marito) ma 'liberalizzato' (la domanda).
Posto che il passaggio dei "diritti di sfruttamento" della sessualità dal marito alla donna stessa è un gran passo in avanti, riconosciamo almeno che il compenso debba essere monetario, e non consista in promozioni-incarichi-favori-titirofuoridiprigione, il cui conseguimento è un diritto di tutti e per i quali la prostituzione è una scorciatoia che va a scapito di altri con le necessarie competenze.
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