lunedì 13 febbraio 2012

Sigarette a colazione # 6 - Al veglione


Suona la sveglia che già sono tutti all'opera.
Oggi sveglia in trasferta: sono immediatamente sul pezzo e mi accendo una lunghissima sigaretta.

Sono qui, al veglione; ci siete anche voi, ci sono tutti!
Al veglione ci sono tutti. Proprio tutti; li si può contare, anche additandoli: non se ne accorgerebbero, tanto sono presi dalla festa. Ci sono tutti, messi in fila nel loro vestito migliore; con passi decisi fendono la folla per prendere la loro direzione. Improrogabili impegni, al veglione. Mai quelli che si prendono in pubblico, si capisce: solo sotterfugi e sottobancherìe assortite. Sono impegni tarati su raffazzonate morali, strutture valoriali ambigue, con zone d'ombra. Al veglione non è chiara la distinzione tra il bene e il male, almeno non dovrebbe esserlo. Ci sono le luci stroboscopiche però, e ogni fotogramma tra lo spegnersi e l'accendersi del lampo traccia ingannevoli confini: bianco e nero.
Tutto diventa semplice, al veglione: e se non sei della festa è solo colpa tua, e della tua testa di cazzo.
Così dicono i custodi dell'ingresso del veglione. Li chiamano i gatekeepers, coloro che presiedono l'accesso. Scrivono riviste e creano mercati.
Li indirizzano, fanno i target e i diagrammi: modificano il packaging e ottimizzano i tempi di distribuzione online. Curano la grafica e i fiocchetti, poi impacchettano e vendono fumo. Sono i creativi della festa, insomma.
Il veglione non saprebbe proprio rimediare alla loro assenza, per carità, sono fancazzisti, squattrinati e indossano capi e abbinamenti di colore che fan tremare i polsi, ma servono! Servono quasi quanto gli avvocati in tempi di persecuzioni giudiziarie come questo. Al veglione c'è una schiera d'avvocati che c'ha il privé: e dice proprio così un tipico avvocato del veglione: "io c'ho il privé". Il Suv lo mettono pure dentro il privé, e quanti locali in frantumi per sta storia a Milano!
Meglio non divagare comunque, perché il veglione incalza! Toh, guarda chi c'è lì: l'ingengere. Ingengere, faccia bene i suoi conti, che dobbiam costruire case più grandi! Come l'ammericani!
L'ingegnere annuisce, il volto velato di virgineo rossore, e pensa ai suoi anni congelato in quella vitrea sala studio del politecnico di Torino.
Accanto a lui passa la confraternita dei magnetici, gli illuminati, i più avanti del settore. È un peccato che i loro settori siano sempre di nicchia, le loro invenzioni sempre bistrattate e miscredute e schifate dal volgo nonché dall'espertize.
Oh, e di cosa parlavamo dunque? Non ricordo più bene, sono frastornato dai continui strepiti; qui al veglione non c'è un minuto che non si balli. Pure quando piove c'è fermento, pure quando le gocce si mettono a picchiare quelli del veglione fanno festa; prendono le dita della pioggia e le mettono ai tamburi. Non sia mai che ora un evento atmosferico venga a rovinare l'Evento. Nel neo-italiano si scrive in maiuscolo, non lo sapevate? Beh, sì, mi sembra giusto che sia celebrata l'esclusività della cosa: in maiuscolo suona meglio. Eh, però anche voi, se non sapete la lingua, imparatevela.
E ci sono i professori! Guardali, messi all'angolo, poveracci. Ma che fate lì? Venite fuori, toglietevi sti cappellini con le orecchie, dai. Lo so, lo so che ve la passate male e... Cosa? L'Italia affonda? Ma, perdio! Proprio voi, così abituati all'Odissea, state a frignare?.
Mi allontano velocemente dai professori, non è colpa loro, sono un tantino irascibili per ora al veglione: hanno smesso pure di pagarli, sono in via d'estinzione.
Quelli che non moriranno mai sono sempre loro, gli imbecilli. Se ne stanno belli seduti, storditi come vacche a un passo dal macero, hanno conservato un posto che rifiuto con tutta la gentilezza che mi è possibile.
Ci sono anche i poveri al veglione, anche se li hanno messi in scatole di cartone e rintanati agli angoli della sala: per loro hanno allestito i privé obbligatori, così nessuno è obbligato a insozzarsi la vista con l'indigenza altrui. Al veglione, i partecipanti non fanno altro che raccontare quel fantastico mito dell'opulenza.
In mezzo al veglione ci sono i maestri cerimonieri: grossi microfoni, stampano giornali.
Dirigono la baracca da dietro la loro consolle piena di scorciatoie e viaggi gratis; loro non pagano niente perché ci mettono la faccia, anche se – secondo alcuni maliziosi – dalla collettività pretendono il culo: contropartita niente male.
Cosa ci volete fare? È il veglione, le regole sono queste: prendere o lasciare.
In alternativa, potete tornare a dormire.

Nino

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