(Sigarette a colazione #1)
(Sigarette a colazione #2 – Nonamour)
(Sigarette a colazione #3 – Electric ladyland)
(Sigarette a colazione #4 - Simpatia per il Diavolo)
(Sigarette a colazione #2 – Nonamour)
(Sigarette a colazione #3 – Electric ladyland)
(Sigarette a colazione #4 - Simpatia per il Diavolo)
Suona la sveglia che già sono tutti all'opera.
Oggi sveglia in trasferta: sono immediatamente sul pezzo e
mi accendo una lunghissima sigaretta.
Sono qui, al veglione; ci siete anche voi, ci sono tutti!
Al veglione ci sono tutti. Proprio tutti; li si può contare,
anche additandoli: non se ne accorgerebbero, tanto sono presi dalla festa. Ci
sono tutti, messi in fila nel loro vestito migliore; con passi decisi fendono
la folla per prendere la loro direzione. Improrogabili impegni, al veglione.
Mai quelli che si prendono in pubblico, si capisce: solo sotterfugi e
sottobancherìe assortite. Sono impegni tarati su raffazzonate morali, strutture
valoriali ambigue, con zone d'ombra. Al veglione non è chiara la distinzione
tra il bene e il male, almeno non dovrebbe esserlo. Ci sono le luci
stroboscopiche però, e ogni fotogramma tra lo spegnersi e l'accendersi del
lampo traccia ingannevoli confini: bianco e nero.
Tutto diventa semplice, al veglione: e se non sei della
festa è solo colpa tua, e della tua testa di cazzo.
Così dicono i custodi dell'ingresso del veglione. Li
chiamano i gatekeepers, coloro che presiedono l'accesso. Scrivono riviste e
creano mercati.
Li indirizzano, fanno i target e i diagrammi: modificano il
packaging e ottimizzano i tempi di distribuzione online. Curano la grafica e i
fiocchetti, poi impacchettano e vendono fumo. Sono i creativi della festa,
insomma.
Il veglione non saprebbe proprio rimediare alla loro
assenza, per carità, sono fancazzisti, squattrinati e indossano capi e
abbinamenti di colore che fan tremare i polsi, ma servono! Servono quasi quanto
gli avvocati in tempi di persecuzioni giudiziarie come questo. Al veglione c'è
una schiera d'avvocati che c'ha il privé: e dice proprio così un tipico
avvocato del veglione: "io c'ho il privé". Il Suv lo mettono pure
dentro il privé, e quanti locali in frantumi per sta storia a Milano!
Meglio non divagare comunque, perché il veglione incalza!
Toh, guarda chi c'è lì: l'ingengere. Ingengere, faccia bene i suoi conti, che
dobbiam costruire case più grandi! Come l'ammericani!
L'ingegnere annuisce, il volto velato di virgineo rossore, e
pensa ai suoi anni congelato in quella vitrea sala studio del politecnico di
Torino.
Accanto a lui passa la confraternita dei magnetici, gli
illuminati, i più avanti del settore. È un peccato che i loro settori siano
sempre di nicchia, le loro invenzioni sempre bistrattate e miscredute e
schifate dal volgo nonché dall'espertize.
Oh, e di cosa parlavamo dunque? Non ricordo più bene, sono
frastornato dai continui strepiti; qui al veglione non c'è un minuto che non si
balli. Pure quando piove c'è fermento, pure quando le gocce si mettono a
picchiare quelli del veglione fanno festa; prendono le dita della pioggia e le
mettono ai tamburi. Non sia mai che ora un evento atmosferico venga a rovinare
l'Evento. Nel neo-italiano si scrive in maiuscolo, non lo sapevate? Beh, sì, mi
sembra giusto che sia celebrata l'esclusività della cosa: in maiuscolo suona
meglio. Eh, però anche voi, se non sapete la lingua, imparatevela.
E ci sono i professori! Guardali, messi all'angolo,
poveracci. Ma che fate lì? Venite fuori, toglietevi sti cappellini con le
orecchie, dai. Lo so, lo so che ve la passate male e... Cosa? L'Italia affonda?
Ma, perdio! Proprio voi, così abituati all'Odissea, state a frignare?.
Mi allontano velocemente dai professori, non è colpa loro,
sono un tantino irascibili per ora al veglione: hanno smesso pure di pagarli,
sono in via d'estinzione.
Quelli che non moriranno mai sono sempre loro, gli
imbecilli. Se ne stanno belli seduti, storditi come vacche a un passo dal
macero, hanno conservato un posto che rifiuto con tutta la gentilezza che mi è
possibile.
Ci sono anche i poveri al veglione, anche se li hanno messi
in scatole di cartone e rintanati agli angoli della sala: per loro hanno
allestito i privé obbligatori, così nessuno è obbligato a insozzarsi la vista
con l'indigenza altrui. Al veglione, i partecipanti non fanno altro che
raccontare quel fantastico mito dell'opulenza.
In mezzo al veglione
ci sono i maestri cerimonieri: grossi microfoni, stampano giornali.
Dirigono la baracca da dietro la loro consolle piena di
scorciatoie e viaggi gratis; loro non pagano niente perché ci mettono la
faccia, anche se – secondo alcuni maliziosi – dalla collettività pretendono il
culo: contropartita niente male.
Cosa ci volete fare? È il veglione, le regole sono queste:
prendere o lasciare.
In alternativa, potete tornare a dormire.
Nino
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