In questo inizio di 2012 però, A.C.A.B. è anche un film italiano, diretto da Stefano Sollima e interpretato da Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini, tratto dal libro omonimo del giornalista Carlo Bonini. Un film che, ancor prima di uscire nelle sale cinematografiche, si è trascinato polemiche e paure da parte di giornalisti, politici e persone comuni. L’interesse verso questo film è nato dentro di me dal trailer che non permette di capire bene cosa si andrà a vedere, quale sarà la storia, da quale punto di vista verranno presentati i “celerini”, poliziotti del reparto mobile, e soprattutto quale immagine verrà fornita di queste persone. In secondo luogo, l’intervista a Pierfrancesco Favino a Le invasioni barbariche di Daria Bignardi mi ha spinto a guardare, a conoscere prima di giudicare: la passione che Favino, in una sorta di monologo, mette nel raccontare e nel difendere questo film, a raccomandare la visione prima del giudizio (il filmato della presentazione della pellicola alla Feltrinelli con i centri sociali che protestano mi sembra emblematico) mi ha spinto a spendere 5 euro per vedere A.C.A.B..
Ho visto A.C.A.B. e mi trovo perfettamente d’accordo con Pierfrancesco Favino. Sinceramente non credo neanche che il punto di vista del film sia quello dei celerini; per carità, i protagonisti sono loro ma il vero protagonista di questo film è l’ignoranza che sfocia in violenza. Il regista Stefano Sollima ci mette davanti agli occhi la realtà, senza modificarla, senza idealizzarla, rimanendo per quanto possibile neutrale, nei limiti della fiction cinematografica. L’immagine che ci viene fornita dei poliziotti non è certo positiva: i celerini non vengono rappresentati come eroi, o come vittime degli eventi ma anzi sono parte del sistema, non dissimili dai violenti che gli stanno di fronte, che siano skinheads o ultras allo stadio.
Credo inoltre che ci sia un legame molto stretto con Romanzo criminale – La serie, telefilm prodotto da Sky e diretto proprio da Stefano Sollima, in cui compaiono Marco Giallini e Andrea Sartoretti (presenti anche in A.C.A.B.), senza contare che Favino ha interpretato il Libanese nel film di Michele Placido. Il parallelo tra la squadra di celerini e dalla banda della Magliana è lampante: siamo di fronte a due squadre di “fratelli” dalla parlata romanesca e ognuno col proprio soprannome (da una parte il Libanese, il Dandy e il Freddo, dall’altra il Cobra, il Negro e Mazinga) pronti a tutto per il compagno, pronti a picchiare, uccidere e mentire. Le affinità tra le due fazioni non finiscono qui e non sono certo casuali: A.C.A.B. intende dimostrare al pubblico come l’ignoranza sia diffusa, da una parte della barricata e dall’altra, mostrandoci il Cobra (Favino), fascista e completamente dedito al suo lavoro, il Negro (Filippo Nigro), che arriva a picchiare la sua ex moglie, e Mazinga (Marco Giallini), concentrato sul suo ruolo tanto da non poterne quasi fare a meno, a tal punto da perdere la sua famiglia. Ѐ sconcertante come “buoni” e “cattivi” differiscano così poco tra loro, così come diversi gruppi sociali non siano troppo dissimili, come vorrebbero essere o apparire.
La differenza che però esiste tra A.C.A.B. e Romanzo Criminale è che in quest’ultimo i protagonisti diventano degli eroi e la serialità permette al pubblico di fidelizzarsi a essi, a vederli come umani; in A.C.A.B. questo non accade, al contrario di quanto i critici e i manifestanti hanno denunciato a gran voce, prima dell’uscita nei cinema del film. Entrambe le opere di Sollima non lasciano speranza agli spettatori: come dice Favino nell’intervista, non c’è Dio, non c’è un’entità superiore che possa riportare l’ordine e ristabilire giustizia. Perfino lo Stato è corrotto (in Romanzo Criminale) e ingiusto (vedasi la scena in cui Filippo Nigro si spoglia della sua divisa in segno di protesta di fronte al Parlamento).
A.C.A.B. è un film molto forte, “un pugno nello stomaco”, girato magistralmente da Stefano Sollima, tanto da non sembrare un film italiano (Romanzo Criminale – La serie è una delle poche opere italiane esportate in più di 40 paesi in tutto il mondo, perfino negli Stati Uniti) e con un'ottima colonna sonora. Il cast è di prim’ordine con Pierfrancesco Favino e Marco Giallini capaci di passare agevolmente da film drammatici a commedie comiche (presto li vedremo entrambi nel nuovo film di Carlo Verdone, Posti in piedi in paradiso).
La differenza che però esiste tra A.C.A.B. e Romanzo Criminale è che in quest’ultimo i protagonisti diventano degli eroi e la serialità permette al pubblico di fidelizzarsi a essi, a vederli come umani; in A.C.A.B. questo non accade, al contrario di quanto i critici e i manifestanti hanno denunciato a gran voce, prima dell’uscita nei cinema del film. Entrambe le opere di Sollima non lasciano speranza agli spettatori: come dice Favino nell’intervista, non c’è Dio, non c’è un’entità superiore che possa riportare l’ordine e ristabilire giustizia. Perfino lo Stato è corrotto (in Romanzo Criminale) e ingiusto (vedasi la scena in cui Filippo Nigro si spoglia della sua divisa in segno di protesta di fronte al Parlamento).
A.C.A.B. è un film molto forte, “un pugno nello stomaco”, girato magistralmente da Stefano Sollima, tanto da non sembrare un film italiano (Romanzo Criminale – La serie è una delle poche opere italiane esportate in più di 40 paesi in tutto il mondo, perfino negli Stati Uniti) e con un'ottima colonna sonora. Il cast è di prim’ordine con Pierfrancesco Favino e Marco Giallini capaci di passare agevolmente da film drammatici a commedie comiche (presto li vedremo entrambi nel nuovo film di Carlo Verdone, Posti in piedi in paradiso).
Di seguito i primi 6 minuti del film che vi danno un'idea di quel che sarà:
D9P
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