Sebbene il 2012 motoristico sia già iniziato con la Dakar in America del sud, con il Rally di Montecarlo e con le prime prove del campionato AMA Supercross, vi proponiamo una breve rewiew della 24h di Daytona: l’appuntamento made in Florida è stato particolarmente atteso quest’anno, visto il suo 50° anniversario dalla nascita.
La gara del 28 e 29 gennaio ha visto tra i partecipanti nomi di grande spicco da pressoché tutte le discipline automobilistiche americane e in parte anche europee: Pruett, McNish, Dixon, Franchitti, Montoya, Magnussen, gli italiani Papis, Pirro, Bertolini, Fisichella e Bruni erano solo alcuni di quelli che già spiccavano nella entry list; a far venire ulteriore acquolina in bocca ci hanno pensato i nomi delle auto in gara: le Riley-BMW del team Ganassi (campioni in carica), la Corvette (che dopo anni tornava in forma ufficiale nella categoria prototipi), Porsche e Ferrari (che battezzava la versione Grand-Am della sua 458), Audi (ma solo in categoria GT) e BMW (che pure in via semi-ufficiale si è quasi tenuta nascosta).
Una gara mozzafiato
Altra discreta novità di quest’anno è stato il fatto che finalmente la Riley ha disegnato dei prototipi che oltre ad andare molto bene sono anche un minimo accattivanti esteticamente: sicuramente siamo ancora lontani dallo splendore dei prototipi delle LeMans Series, ma almeno non sembravano più delle soapbox iperveloci! Purtroppo (o per fortuna) l’estetica di un’auto non la rende altrettanto vincente: la Corvette si è presentata con lo squadrone di prototipi decisamente più bello del lotto, ma nonostante ciò dopo soli 14 giri una di loro (la n°10) era già KO e si ritirava definitivamente nei box. E per confermare tale regola, un’altra sentita delusione è arrivata dalla Ferrari di Bruni, Fisichella e Matos, che pure si ritirava nelle prime ore per un problema al motore e disilludeva i tifosi che speravano in una vittoria fin dall’esordio. Di sicuro la gara non è stata spettacolare per i ritiri: dalla seconda ora fino all’ultima, infatti, si è infiammata di continui sorpassi, controsorpassi e tante tante sportellate! Bisogna dare atto che spesso le gare di endurance possono risultare noiose, in quanto giocate su tattiche spalmate su molte ore e distacchi molto più dilatati di quelli a cui siamo abituati con la F1 o la MotoGP; eppure già nell’ultima 24h di LeMans i distacchi erano rimasti più contenuti, con soli 20 secondi circa a separare i primi due equipaggi al termine della competizione. Il caso di Daytona è andato oltre, con i primi 3 equipaggi a giocarsela fino ad un’ora dal termine con distacchi di 2-3 secondi tra il primo e il terzo!
Duelli, guasti e incidenti
Ma andiamo con ordine: nelle prime 7 ore lo spettacolo lo servono la bellissima Corvette n°99 e la Riley n°60, sorpassandosi più volte, e le due Riley del team Ganassi, che innescando un duello fratricida (con tanto di sportellata durante un doppiaggio) rischiano di farsi fuori da sole. Alla 7a ora però anche la Corvette n°99 ha dei problemi (fuma che sembra una locomotiva a vapore) che la costringono per molti giri ferma ai box in riparazione, mandando in fumo (letteralmente) i suoi sogni di gloria. Da lì svariati incidenti tra vetture GT intrattengono il pubblico durante tutta la notte, fino al mattino quando le Riley n°77 e 01 decidono di fare un po’ lotta mattutina per svegliarsi, mentre la n°08 tira un dritto alla fine del banking (la parte inclinata della parabolica) finendo nell’erba a grandissima velocità, compromettendo probabilmente la vittoria finale: deve infatti tornare ai box per rattoppare i danni causati, e una volta tornata in pista avvia il master show di questa 24h. Dalla 19a ora, infatti, inizia una serie di sorpassi a bruciapelo, prima con la Riley n°01 e poi con la n°60 (e viceversa), che culminano in veri e propri spettacoli al cardiopalma durante i doppiaggi, e continue sportellate sia nel tratto di pista guidato, sia sui banking dell’ovale! Il giocattolo si rompe solo nell’ultimissima ora quando il cambio della Riley n°01 decide di tirare le cuoia e la n°60 attua un ultimo stint molto più lungo rispetto alla n°08, dandole quel minimo di vantaggio che la porterà a tagliare il traguardo per prima.
La vittoria
La gara viene quindi vinta dall’equipaggio Allmendinger-Negri-Pew-Wilson del Micheal Shank Racing, seguito dai Dalziel-Luhr-McNish-Popow-Potolicchio della Starworks Motorsport e dall’altro equipaggio del Michael Shank Racing Goncalvez-McDowell-Nasr-Yacaman: pochi nomi “grossi” sul podio, ma la qualità è stata comunque eccelsa. La classe GT, sebbene si sia un po’ spenta durante le ultime ore (ma solo perché i duelli della classe prototipi avevano calamitato tutta l’attenzione), è stata sia incerta sia a senso unico: laddove la Ferrari era attesa per un grande risultato, ha deluso non solo con il ritiro nelle fasi iniziali del suo equipaggio di punta, ma anche con una rottura dell’altro equipaggio del Team Risi a poche ore dal termine, quand’era arrivata seconda grazie a una Safety Car sfruttata in modo perfetto, ed era in forte rimonta sul primo: 4° posizione finale, dietro alle tre Porsche che hanno monopolizzato il podio (sul gradino più alto troviamo Lally-Lietz-Potter-Rast) e una Camaro che certo non ci si aspettava al livello delle due GT europee.
Visione e previsioni
In un weekend così divertente spicca però una nota negativa: la copertura televisiva che, purtroppo prevedibilmente, in Italia è stata quasi nulla. Le alternative erano solo due: Eurosport (e quindi Sky) da una parte con servizi di qualche ora messi a random durante le 24h di gara e senza quindi una diretta completa, oppure dall’altra parte lo streaming, tramite il sito di una tv americana (Speed TV), la quale ha mostrato la diretta per tutta la durata della competizione, con addirittura la possibilità di cambiare le telecamere a proprio piacere; insomma anche questa volta gli appassionati hanno dovuto ricorrere all’arte d’arrangiarsi. Per la prossima 24h di Daytona non resta quindi che aspettare un anno, ma già si specula su un dream team di Ganassi comprendente Dixon, Franchitti, McMurray, Montoya e nientepopòdimenochè l’indimenticato Alex Zanardi (ma a dire il vero se n’era già parlato anche negli scorsi anni), mentre per il prossimo grande evento si dovrà attendere ai primi di marzo con la F1 che inizia in Australia contemporaneamente alla 12h di Sebring in America.
Drow
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