martedì 14 febbraio 2012

La conclusione del processo Eternit

Doveva andare tutto male perché tutto andasse bene.
Quando parlai, qui, per la prima volta, della questione Eternit, per gli imputati si stava delineando un profilo decisamente roseo: un risarcimento non troppo cospicuo e una pericolosa tendenza ad accettare un offerta che avrebbe potuto garantire un qualche sconto di pena agli imputanti, De Cartier e Schmidheiny.
Nell’ultimo mese, sono cambiate molte cose. Il comune di Casale, alla fine, dopo mille polemiche e mille pantomime (a onor del vero, non troppo da parte del sindaco ma soprattutto da parte di alcuni suoi assessori e colleghi peraltro attualmente sotto processo) ha deciso di declinare un’offerta che, più che spaccare una comunità, l’aveva fatta infuriare, anche e soprattutto per l’arroganza con la quale era stata formulata.
Ieri, 13 Febbraio 2012, a Torino, alla fine è arrivata la sentenza penale. Il lavoro del PM Guariniello e il pressante attivismo dei familiari delle vittime hanno portato i due imputati a condanne di 16 anni di carcere, al pagamento delle spese processuali e a cospicui risarcimenti, a partire da 25 milioni di Euro che spetteranno alla città di Casale, ancora in attesa del procedimento civile. A vedere il risarcimento saranno inoltre le famiglie di circa 3000 vittime, anche se la sentenza, storica per il suo essere finalmente a carico della proprietà dell’azienda, ha lasciato l’amaro in bocca alle famiglie di circa 500 altri morti, soprattutto originari di Rubiera, a causa della messa in prescrizione di alcuni periodi temporali. Il giudice ha letto i nomi delle vittime, uno per uno, per ore intere: più di milleduecento persone, in aula, li hanno ascoltati con rispetto e commozione.
Uno delle immagini più cariche di significato dell’intera vicenda è lo sguardo della signora Romana Blasotta Pavesi, ottantadue anni e cinque familiari uccisi dall’amianto. L’arroganza con la quale Schmidheiny aveva offerto un risarcimento in cambio della nomea di benefattore cittadino si è scontrato con la determinazione di una signora anziana che è diventata il simbolo della dignità di migliaia di persone disposte, in questi tempi sembra quasi strano, a rinunciare a qualche soldo sicuro per salvare la dignità di una città che oggi è un esempio per il mondo intero.
È nelle parole del magistrato torinese che si trova tutta l’eccezionalità di quanto accaduto: all’inizio, Guariniello stesso fu molto scettico sulle possibilità di vittoria, mentre ieri si è arrivati a una sentenza che è destinata a fare storia in tutto il modo. Chi chiedeva ‘Eternit: Giustizia!’ dai balconi, dalle piazze, dalle strade e dalle stesse mura della cosiddetta ‘Fabbrica dei Tumori’, alla fine, ha vinto.

Falco_Nero87,
il casalese Alberto Sistri.

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