Da qualche anno, l’associazione
di familiari delle vittime dell’amianto ha intentato causa contro Schmidheiny e
De Cartier, i ‘boss’ dell’Eternit, per strage dolosa, insieme al comune
cittadino. È venuto fuori, grazie anche al PM Guariniello, che chi guidava
l’azienda sapeva benissimo i danni potenziali che questa poteva produrre, ma
che in fin dei conti, qualche migliaio di morti non era poi così drammatico (Schmidheiny
possiede un patrimonio superiore ai due miliardi di euro), fino al processo.
Annusata la possibilità del
carcere e di un tracollo economico, De Cartier e il suo amico svizzero hanno
iniziato a fare di tutto per salvare la faccia e le chiappe, ma in sede
giudiziaria le cose stanno andando malino per loro. Schmidheiny ha allora
deciso di fare un’offerta meravigliosa al Comune di casale: qualche decina di
milioni in cambio della rinuncia al procedimento civile. L’offerta gli è stata
ricacciata in gola (non si parlò di cifre nel dettaglio, ma si rifiutò di
trattare in toto) dall’amministrazione precedente, guidata dal compianto Paolo
Mascarino, ma l’elezione nel 2009 del sindaco attuale, Giorgio Demezzi (al
solito, PDL e Lega), ha riaperto porte che lo svizzero temeva chiuse per sempre.
Nella notte di ieri, dopo qualche
scontro verbale con un gruppo di manifestanti, l’intervento delle forze
dell’ordine (con molti dei suoi membri visibilmente in imbarazzo), un tentativo
di cacciata della stampa e un intervento indegno del vicesindaco Filiberti –“un
conto è la giustizia, uno il risarcimento”- (Lega Nord) alle 3,27 del mattino è
arrivato il trionfale annuncio: 18 milioni e 300'000 euro accettati, e siamo
amici come prima. L’offerta iniziale era più alta, ma nella richiesta era
inclusa anche una targa che riconoscesse Schmidheiny come filantropo cittadino
(sì, l’ha chiesto davvero), ma questo deve essere parso eccessivo anche a
Demezzi e compagnia bella, il che è tutto un dire.
Numerosi cittadini hanno fatto
notare che, andando a processo, si poteva ottenere un risarcimento maggiore,
volendo parlare solo di soldi, ma il comune è stato irremovibile: non si può
vessare un poveraccio di omicida di massa oltre un certo limite, suvvia.
I diciotto milioni, circa mille
Euro a morto, andranno in ‘opere di risanamento e rilancio cittadino’. Contando
che dieci sono stati spesi per bonificare l’ospedale (e non del tutto)
dall’amianto, e che di tetti in Eternit la città ne è ancora piena, viene da
chiedersi cosa si potrà davvero fare di utile con la cifra ottenuta.
Il processo penale andrà avanti
(purtroppo quello non si può vendere, diamine!), ma Casale ne esce come un
piccolo borgo attaccato più alla moneta che non ai suoi cittadini, alla sua
dignità o alla furbizia legale, visto che l’elemosina del miliardario svizzero
impedirà l’arrivo di un risarcimento che sarebbe stato decisamente più corposo.
Tanto per capire come opera il
governo casalese, la città (4'000 delitti in due anni di media su 36'000
abitanti, piccoli incidenti stradali e piccolo spaccio inclusi) ha comprato 100'000
Euro di telecamere per la sicurezza del centro (sì, erano ovviamente
indispensabili) e ha sospeso la parata di Carnevale, ammazzando gli introiti
dei piccoli ristoratori locali.
Un giornalista deve essere,
almeno in teoria, sempre distaccato dai
fatti che racconta. Io, in questo caso per mia fortuna, non sono un
giornalista, quindi posso fregarmene altamente delle regole formali. Chi ha perso
amici e familiari per via dell’amianto sa bene cosa ha fatto il comune: davanti ai soldi, da buoni paesani, hanno scelto di infangare la memoria delle vittime, ma ora possono bearsi della loro grandiosa capacità di far soldi anche con la più grande strage che abbia mai colpito la città.
Un suggerimento al sindaco:
perché, a questo punto, non offrirci per ospitare qualche altra grossa azienda
dalle emissioni cancerogene? Un altro migliaio di morti e rifacciamo tutto il
porfido del centro.
Falco_Nero87,
il casalese Alberto Sistri.
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