lunedì 12 dicembre 2011

Vasi a confronto: Campovolo 2.0 3D di Ligabue

Rispolveriamo dopo un solo esperimento (cinematografico) Vasi a confronto, l’incontro di posizioni diverse riguardo a un certo argomento. Stavolta è il turno del film Campovolo 2.0 3D di Ligabue.

Campovolo 2.0 3D è fin dai primi minuti il film del rimpianto per tutti i fans di Ligabue che hanno mancato l’evento del 16 luglio 2011. I primi 7 minuti e 57 sono da guardare senza occhialini e mostrano l’arrivo e le impressioni dei fans, fedeli a tal punto da stare giorni e giorni davanti all’ingresso e dormire nelle serpentine tra le transenne. Un’anteprima emozionante, da pelle d’oca, che carica di aspettative chi guarda, fremente in attesa della prima pennata di chitarra elettrica. Buio in sala, il film inizia seriamente, da capo, con i suoi bei titoli di testa e la voce di Luciano Ligabue ad accogliere gli spettatori. La pellicola non è la trasposizione fedele del concerto perché solo 16 canzoni su 32 vengono “suonate” al cinema, quanto basta per portare a Campovolo chi non c’è stato. Tra una manciata di brani e l’altra, numerosi inframmezzi spezzano il concerto e danno dinamismo al film: si va dalla storia del Liga alla preparazione dell’evento da parte dell’agente Claudio Maioli, dal ritratto degli amici di una vita alla registrazione in studio dell’inedito Ora e allora. Contenuti speciali che arricchiscono l’esperienza di chi ama sinceramente il rocker di Correggio.
Non posso certo negare che il passaggio alla noia fosse dietro l’angolo perché l’esperienza di un concerto non può essere rivissuta in nessun modo se non sul posto e sul momento. Proprio per evitare ciò, ho scelto il miglior multisala della mia città, sperando in un impianto tecnico di livello, che però è stato deludente: il volume basso non ha permesso al pubblico in sala di immergersi completamente nel film e di lasciarsi andare, cantando a squarciagola i successi di Ligabue. Un limite non da poco per un progetto del genere, un limite che rovina decisamente l’esperienza. Non mi immergo poi nel discorso del 3D che, nonostante sia stato ben curato e non fastidioso in questo film, reputo inutile e superfluo quasi sempre al cinema, perché non aggiunge altro che un’altissima definizione e troppi euro in più sul biglietto.
Campovolo 2.0 3D è dunque un film che, nonostante il medium popolare, non è rivolto a tutti, ma vuole essere una festa, una celebrazione di tanti anni di carriera, nonchè un regalo ai fans, quelli veri, spesso ossessionati, sempre bramosi di novità da parte del loro cantante preferito. Sicuramente non era un progetto necessario, ma vogliamo parlare allora di tutti i best of e i cd live di qualsiasi cantante? Il triplo disco di Campovolo 2.011 era necessario? La versione acustica di Arrivederci, mostro! lo era? Il cd live Sette notti in Arena? I greatest hits Primo e Secondo tempo? Il tutto nel giro di quattro anni. Ѐ un anno che auspico una pausa mediatica per Ligabue che continua invece a sfornare iniziative, concerti e dischi; le vendite danno però ragione alla Warner Music e alle sue scelte. 
Benvenuti nella musica commerciale. Che male c’è?
D9P

16 luglio 2011. Luciano Ligabue vuole festeggiare i suoi vent’anni di carriera. E lo fa in grande, con un mega-concerto al Campovolo, aeroporto di Reggio Emilia. Risultato: più di 100˙000 fans accorrono da tutta Italia. E fin qui nessun problema.
07 dicembre 2011. Il concerto di
Campovolo diventa un film, anzi, per esser precisi, un documentario musicale. Che lo si definisca in un modo piuttosto che in un altro il risultato non cambia: Ligabue degenera, ed esagera.
Premettiamo che a me Ligabue non sta antipatico: lo canticchio sotto la doccia, lo ascolto nell’mp3 e quando posso, vado ai suoi concerti. Ecco, perché la parola chiave è proprio "concerto": è così necessario proporre al pubblico un concerto sul grande schermo? Evidentemente per Ligabue sì, perché se ad un concerto ci vanno esclusivamente i fans, al cinema, e per di più multisala, ci va il grande pubblico. E non un pubblico di cinefili, ma un pubblico che, magari non sapendo in che altro modo trascorrere una serata, e che mai andrebbe ad un concerto di Ligabue, si reca in un multisala, senza neanche sapere ciò che la programmazione propone, "ma tanto con tutte quelle sale lì, qualcosa da vedere figurati se non lo troviamo".
E il tutto non poteva che essere corredato dall’ormai imperante 3D, ma almeno in questo, Ligabue non pecca d’incoerenza: la buffonata viene portata fino in fondo.
Il documentario (chiamatelo come volete) si apre con una serie di mini-interviste ad alcuni fans recatisi al
Campovolo, le cui massime potrebbero essere inserite nei Baci Perugina, dato l’alto tasso di buonismo e di luoghi comuni. Si alternano poi momenti del concerto vero e proprio, a piccoli frammenti di dietro le quinte e di riprese effettuate a Correggio, paese natale dell’artista, in cui sono presenti i tre inseparabili amici di tutta la vita. Presentati in maniera del tutto normale, non sono belli, parlano in dialetto emiliano e uno di loro è talmente attaccato alla propria terra da fare il contadino. Innanzitutto, a me, della vita privata di Ligabue frega proprio poco, se non nulla. Quando poi questa vita privata è presentata in tal maniera, cioè come se il successo (e i soldi) non avessero cambiato per nulla le abitudini di un artista, allora questo siparietto mi irrita (siparietto di semplicità presentato durante un film-concerto autocelebrativo e in 3D).
Al di là di tutto ciò, non ha davvero senso presentare un concerto al cinema. Io stessa avrei voluto magari canticchiare le canzoni, o alzarmi dalla poltrona per ballare sulla canzoni che ho tanto ascoltato. Ma questo, al cinema, ovviamente non è possibile.
Caro Liga, da tua fan, ti chiedo per la prossima volta, di essere meno megalomane. Sei un’icona musicale popolare, e non un mito del cinema classico.
Erin

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