In spagna li chiamano “illegali”,
ed effettivamente, a vedere come questo Barcellona si è sbarazzato del Santos
di Neymar e Ganso, fresco vincitore della Copa Libertadores, si capisce il perché!
Il Barça è campione del mondo per club, dopo il 4-0 rifilato ai brasiliani, in
una partita a senso unico, giocata come fosse un allenamento, quando di fronte
ti trovi una squadretta delle serie minori a farti da sparring partner.
Questo è il tredicesimo trofeo
messo in bacheca da quando Guardiola, nel 2008, ha preso in mano la squadra
catalana. Molti dicono che questo team vincerebbe anche senza allenatore; molti
dicono che di gente come Xavi, Iniesta e Messi ne nasce uno ogni 50 anni,
mentre qui ce ne sono tre contemporaneamente nello stesso team; molti dicono
che la Liga è un campionato semplice, con due sole squadre. Tutto vero ma…
Pep Guardiola si è seduto per la
prima volta sulla panchina del Barça A nella stagione 2008/09, dopo averci giocato (e vinto) per diversi anni
quando ancora faceva il calciatore; nel 2007 gli viene affidata la guida del
Barcellona B, quello dei giovani, che gioca in Secuda Division. Dopo un solo
anno alla guida della squadra riserve, il presidente Laporta, dovendo
sostituire Frank Rijkaard decide di affidarsi al giovane Pep, conquistato dalla
sua filosofia totalmente catalana, e da un profilo morale e umano invidiabile.
Guardiola prende la guida del club trovandosi una squadra che nel quinquennio
precedente aveva vinto tutto. Un team che aveva si al suo interno gente come
Messi e Iniesta, ma anche con uno spogliatoio spezzato, con moltissimi
giocatori senza più motivazioni. Il merito principale di Pep è stato quello di
ripulire tutto ciò, attraverso cessioni illustri di campioni che non
rientravano nel suo stile di gioco, ma nemmeno nel suo codice morale; sono così
partiti i vari Ronaldinho, Deco, Eto’o, Henry e Yaya Tuore. L’altro grande
merito è stato quello di valorizzare al massimo la “cantera”, luogo dove lui è
nato e cresciuto calcisticamente, e da dove proveniva anche come esperienza da
allenatore. Questo fattore, unito alla definitiva esplosione di Messi e Iniesta
ha fatto si che il Barça vincesse 13 trofei in 3 anni sotto la sua gestione.
Il tiki-taka può piacere o non
piacere, è uno stile di gioco particolare, porta il possesso palla all’esasperazione,
è fatto di rallentamenti ed accelerate improvvise, lampi di genio, pressing
altissimo con riconquista di palla praticamente immediata. Tutti partecipano
all’azione, i difensori centrali giocano da centrocampisti, i terzini fanno le
ali eppure in questi anni il Barça è sempre stata una delle squadre che ha
subito meno gol al mondo. Tornando alla squadra in se, e ai meriti di Guardiola
è curioso vedere come giovani provenienti dalla cantera siano stati preferiti a
giocatori ben più affermati, facendo le fortune di questo club. È stato così
che Piquè, cresciuto in catalogna e poi “scippato” da Ferguson, tornato al
Barça è diventato titolare inamovibile, campione d’Europa e del Mondo con la
sua nazionale oltre che con i blaugrana, formando col capitano (anche lui catalano)
Puyol, una delle coppie difensive maggiormente complementari al mondo. È altresì
curioso vedere come Pep abbia lanciato in un ruolo delicatissimo, come il
mediano davanti alla difesa, il canterano Sergio Busquets, preferendolo ad uno
dei centrocampisti più forti in assoluto in quel ruolo come Mascherano; oppure
come Pedrito Rodriguez abbia scalzato e di fatto condannato alla cessione un
certo Zlatan Ibrahimovic.
Gli unici nei che si possono
trovare alla gestione Guardiola possono essere le scelte di mercato, spesso
risultate clamorosamente errate. Il Barça ogni anno può permettersi uno/due
colpi grossi; a differenza del Real, Pep ha sempre cercato di aggiungere pochi
giocatori, ma che andassero a rinforzare nettamente la squadra. Non sempre c’è
riuscito, anche se c’è da dire che gente come Piquè, Dani Alves, Villa,
Sanchez e Fabregas sono state tutte sue idee, e ad oggi costituiscono buona parte
dell’ossatura di questo team. Quando però ha cercato di inserire campioni che
poco centravano con la filosofia di gioco catalana, ma che rappresentavano
qualcosa di nuovo, magari permettendogli qualche variazione tattica, ha
fallito. 70 ml per Ibrahimovic, 17 per Hleb, 17 per Caceres, addirittura 25 per
Chygrynskiy sono stati tutti soldi buttati.
La verità è che questo Barça è
una macchina perfetta, e riuscire ad aggiungere pezzi ad un qualcosa che
funziona così bene non è assolutamente semplice. Un esempio di come andare sul
sicuro però è rappresentato da Cesc Fabregas, arrivato, o meglio tornato a casa
dopo anni passati a Londra, da capitano dell’Arsenal. Cesc si è inserito
perfettamente negli schemi di Guardiola, perché ha il tiki taka nel sangue, gli
sono bastati 35 minuti per segnare il suo primo gol, e nelle successive 4
partite ha continuato a ripetersi, neanche fosse un attaccante.
Guardiola in 3 anni da allenatore
è già riuscito a vincere più di quanto non avesse fatto da calciatore, e la sua
carriera in campo è stata tutt’altro che scialba. Giocando da mediano nel suo Barça ha vinto 6 Lighe, 2 Coppe e 4
Supercoppe di Spagna, una Champions, 2 Supercoppe Europee e una Coppa delle
Coppe più un Oro Olimpico con la sua nazionale. Da allenatore siamo già a 3
Lighe (tutte quelle a cui ha preso parte), una Coppa e 3 Supercoppe di Spagna,
2 Champions, 2 Mondiali per Club, e 2
Supercoppe europee.
Sinceramente non so chi riuscirà
a fermare il cammino inarrestabile di questo Barcellona; qualcuno iniziava a
dire che la squadra era appagata dalle recenti vittorie, loro hanno risposto bissando il successo del 2009, distruggendo il Santos e diventando nuovamente Campioni del Mondo per Club e annichilendo per l’ennesima volta il Real Madrid nel Classico, andando a
vincere fuori casa 1-3 (Mourinho non sapendo più come giustificare le continue
sconfitte negli scontri diretti ha deciso di affidarsi alla parola “Suerte”,
dimenticandosi però che la sua squadra era passata in vantaggio dopo pochi
secondi dall’inizio del match, grazie ad un regalo del portiere avversario,
alla faccia della suerte…). Prima o poi tutto questo finirà,
per ora però meglio continuare a godersi questo Barça, capace di battere tutto
e tutti, e se non vi piace il tiki-taka potete pur sempre cambiare canale…
Mywo
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