domenica 11 dicembre 2011

Imaginaerum: l’immaginifica visione musicale dei Nightwish


Tra le svariate centinaia di nuove uscite musicali, che ogni mese rinnovano gli ormai tristemente trascurati scaffali dei negozi di dischi, ce ne sono alcune che proprio non possono passare inosservate. Ci sono band che, praticamente, non deludono mai. Il ritorno sulle scene di cui andiamo a parlare è di quelli col botto. Il 30 novembre 2011, i Nightwish tornano a farsi sentire, e non hanno intenzione di farlo battendo gentilmente sulla spalla del mondo della musica. In Finlandia sono considerati delle vere rockstar: la loro etichetta (il colosso del mercato musicale metal Nuclear Blast) li tiene su un altissimo piedistallo e i nostri, sempre più consapevoli del loro talento, faticano a non esternare il grande orgoglio che gonfia loro il petto. Per quelli che non li conoscono, i Nightwish nascono come band metal nel 1996 da un’idea del virtuoso tastierista Tuomas Holopainen, unico autore di tutti i brani (testi inclusi) e della visione generale della band. A focalizzare l’attenzione del pubblico metal (manco a dirlo, per lo più maschile), ben più del lungo crinito tastierista, è la bella cantante Tarja Turunen. I Nightwish non sono i primi a inserire una voce femminile su partiture metal, ma sono senz’altro tra i primi a sfruttarne il canto classico. Tarja è infatti un superbo soprano. Gli anni ’90 sono la culla di un certo metal veloce e melodico che serra l’Europa a tenaglia dalla Germania e dalla Scandinavia: i Nightwish, con la loro unicità, riescono presto a ritagliarsi un posto sempre più rilevante nel cuore del pubblico, principalmente grazie alle ispiratissime composizioni di Holopainen e alla magica interpretazione di Tarja (sempre più il simbolo della band). Album come Oceanborn e Wishmaster fanno ormai parte della storia della musica metal. Nel 2005, la rottura. All’indomani della pubblicazione del meraviglioso Once, vero spartiacque della carriera del gruppo, Tarja, accusata di aver perso il contatto col resto della band e di essersi “montata troppo la testa”, viene gentilmente allontanata. Dopo una sorta di telenovela mediatica, volenterosamente sponsorizzata dalla Nuclear Blast, la svedese Anette Olzon ne prende il posto al microfono. Anette è una singer di stampo decisamente più moderno ed è molto differente da Tarja. Di fatto, i Nightwish hanno deciso di evitare qualunque paragone col passato. Tuomas si riprende il ruolo di protagonista dando inizio alla seconda era del gruppo. A chi serve Tarja Turunen quando il tuo sound è ormai caratterizzante? Se inizialmente, era la voce di Tarja a rendere riconoscibili i Nightwish, a partire da Once i tempi rallentano, il riffing si appesantisce, la grandiosa voce del bassista Marko Hietala gioca sempre più da titolare e i brani si trasformano in vere e proprie colonne sonore in miniatura. La band trova nuova coesione e nuova compattezza e smette, di fatto, di essere definibile come “la band di Tarja Turunen”. Dark passion play, datato 2007, è la naturale prosecuzione del discorso intrapreso con Once. Potente, abbastanza articolato, vario e, tuttavia, easy-listening. Un nuovo capolavoro, nonostante Anette sembri, talvolta, trattenersi un po’. Nel 2011, l’attesa per il nuovo album, s’è fatta spasmodica. A questo punto sarebbe facile per loro svolgere il compitino e portare a casa i guadagni. Comunque, Imaginaerum alla fine è arrivato e, in patria, è già campione d’incassi. Ma sarà all’altezza degli illustri predecessori?
Devo ammetterlo: per un attimo ho avuto paura. Da diverso tempo ormai in rete circolano news sull’album in esame. La più recente riguardava l’uscita del videoclip del singolo apripista di Imaginaerum, Storytime. Tale videoclip desiderava probabilmente risultare “terrificante”, con atmosfere burtoniane da fiaba oscura. E terrificante in effetti è, ma non nel senso buono del termine. La canzone ha comunque alcuni buoni spunti, ma suona troppo simile ad altri brani del quintetto finlandese. Per un attimo ho temuto il peggio. E invece no. Imaginaerum, per quanto mi riguarda, è tra i migliori album della band. Andiamo con ordine.
Imaginaerum è un concept e dovrebbe essere, in parte, anche colonna sonora dell’omonimo film canadese del regista Stobi Harju, in uscita il prossimo anno. Interessante il soggetto del concept, reperibile in rete. Un vecchio compositore, ormai sul letto di morte e affetto da demenza, non riesce a ricordare nulla se non la sua giovinezza, che rivive attraverso i sogni. Nel corso degli stessi tenterà di ritrovare quei ricordi che per lui sono stati più importanti. Nel frattempo, sua figlia tenta di intrecciare nuovamente un rapporto con il padre, prima che sia troppo tardi. Veniamo alla musica. I Nightwish sono una delle band che possono vantare il maggior numero di tentativi di imitazione. Tuttavia, la classe non è acqua. La classe è talento, gusto, varietà e innovazione. I nostri lo hanno dimostrato fin dall’inizio, quando suonavano metal più veloce e anche ora che si sono evoluti. Quello che i Nightwish hanno raggiunto con Imaginaerum è ciò cui ogni band dovrebbe ambire: rinnovarsi senza snaturarsi. Tutti i brani gridano con forza la propria appartenenza al repertorio dei finlandesi, pur con la loro diversità. Anette, stavolta da subito coinvolta nel songwriting, ha finalmente messo in mostra la potenza e l’espressività che molti di noi intuivano nascondesse nell’armadio, sfoderando una prestazione davvero ottima sotto tutti i punti di vista e interpretando nei modi più disparati delle linee vocali pressoché sempre convincenti (che vi piaccia o meno, nel 90% dei casi il successo di un brano si deve alle linee vocali). Il disco è composto, suonato e prodotto alla grande… oltre ad essere molto vario. Dopo l’iniziale Taikatalvi (cantata in finlandese) e la già citata Storytime (forse il brano più debole dell’album), il gruppo si sbizzarrisce tirando fuori una gemma dietro l’altra. Ghost river, con la sua intro solenne e “metallica”, I want my tears back, la bella e cupamente circense Scaretale, Last ride of the day, che nel refrain ricorda qualcosa dei grandiosi Sonata Arctica, o la lunga e conclusiva Song of myself. Tra i brani più interessanti sicuramente i “lenti” che riescono nel non facile compito di non risultare mai stucchevoli. Una menzione speciale per quella che ritengo la carta vincente del platter. Sto parlando di Slow, love, slow, un brano dal retrogusto che tradisce l’identità dei compositori ma che mi ricorda a tratti le (alquanto inedite per la band) atmosfere di un fumoso club notturno che pare uscito da una Los Angeles hard boiled. Fa capolino persino la tromba. E se ritenete impossibile che questo brano possa convivere con atmosfere folk alla maniera dell’indimenticata The Islander, con passaggi degni di uno spaghetti-western (!) e con sonorità da circo degli orrori reminiscenti dei Mechanical Poet dei primi magnifici lavori, avrete di che ricredervi. Dopotutto, i più attenti avranno forse notato che, finora, ho citato praticamente l’intera tracklist. Forse mi sentirei di affermare che l’uso delle voci bianche non è dei migliori. Altri progetti musicali, come ad esempio la prog-metal opera Aina (che vi consiglio caldamente di ascoltare), hanno fatto davvero molto meglio con il loro coro di bambini.  Questo Imaginaerum è comunque un lavoro di caratura elevatissima. Se siete fan della band è assolutamente da fare vostro. Se siete ancora orfani di Tarja Turunen, e vorreste riavere i Nightwish di Wishmaster, potreste tranquillamente “bypassare” questo lavoro dal momento che i cinque paiono tutt’altro che intenzionati a tornare sui loro passi. Ma non ascoltare Imaginaerum sarebbe un vero peccato. Per tutti gli altri, l’ascolto è caldamente raccomandato. Nella speranza che continuino così, i Nightwish possono tornare al banco e guardare dall’alto in basso i compagni di classe ancora per un po’: promossi a pieni voti. Valeva la pena aspettare quattro anni.


Spectraeon_86

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