lunedì 16 maggio 2011

Let’s talk about… #1

Il metro di giudizio e l’arte

NdA: Questo è il mio primissimo intervento su Vasi Comunicanti, che mi ha gentilmente accettato nell’organico. Un grazie a Daniele e a Alberto per l’opportunità.

A lungo mi sono chiesto quale fosse il modo migliore per iniziare la mia collaborazione con VC. Una recensione musicale? Una serie di news dal mondo della musica? Una monografia per conoscere meglio una band in particolare? Soluzioni forse troppo asettiche per un sito che si prefigge il non indifferente obiettivo della “libertà d’affissione”. Mi piacerebbe quindi inaugurare con una – chiamiamola così – rubrica di riflessioni che spero possano in futuro condurre a piacevoli scambi di opinione. Senza ulteriori indugi, entriamo nel vivo dell’argomento.
L’ispirazione per questo trafiletto giunge dopo il suddetto periodo di indecisione quando, ad un tratto, navigando su YouTube, mi si para davanti il seguente video.

Visto? Ok. Devo ammettere che, dopo la primissima visione, ho riso. E molto anche. Oltre all’immediata ilarità, il buon TruceBaldazzi ha suscitato in me un’altrettanto immediata simpatia. Sarà la erre moscia, la parlata bolognese o la sua notevole mole unita al viso da buontempone e alle movenze aggraziatissime. Sta di fatto che l’ho inavvertitamente scambiato per una sorta di fenomeno da YouTube. Una breve ricerca sul web però ha portato alla luce qualcosa che non avevo considerato. Matteo “Truce” Baldazzi ha un agguarritissimo (e numericamente più che discreto) stuolo di fans, pronti a difenderlo in ogni circostanza e di fronte alle critiche di chiunque. Inoltre può contare su un buon numero di estimatori più neutri che lo considerano un artista più che decente se non addirittura buono. Mi permetto di citare il post di un mio amico che lo definì: “Un mosca bianca nel panorama stereotipato del mondo rap moderno, dove se non sei un gangsta non sei nessuno... Con le sue rime baciate ma non troppo, la sua metrica molto libera, i suoi testi che rispecchiano i problemi della generazione X…”. Rapper geniale e originale oppure un “wannabe” che rappa fuoritempo e che si incazza perché aveva contrasti con gli insegnanti?  Ai posteri l’ardua sentenza.
Il punto è: la linea di demarcazione dove sta? Mi spiego meglio. In campo musicale, cinematografico e, più in generale, artistico tendono a nascere continuamente cose nuove, siano esse opere isolate o vere e proprie correnti di pensiero. Esiste un modo univoco per stabilire se qualcosa è “bello” o “brutto” o “inutile” o “geniale” o altro? Oppure dipende tutto dalle emozioni, dalle sensazioni… dal metro di giudizio personale di ciascuno di noi? O ancora (e questo non avviene solo in campo artistico purtroppo), si tratta spesso solo di uno scontro tra fazioni elitarie? D’altronde è ben nota l’ancestrale lotta, ad esempio, tra i metalheads e i cosiddetti truzzi, nella quale molto spesso un determinato tipo di sonorità viene apprezzato solo perché “è dalla nostra parte”, non importa quanto scadente possa essere.
In conclusione. Cosa, dentro di noi, rende geniale – e non sconclusionato – il primo dialogo di Pulp Fiction? Cosa, dentro di noi, trasforma un insieme di macchie e strisce di colori nella massima espressione dell’animo tormentato del pittore? Davvero non esiste un metro di giudizio che sia, a meno di fluttuazioni aleatorie dipendenti dall’individualità, circa uguale per tutti? Se davvero non esistesse, questo implicherebbe l’inesistenza dei concetti di “bello” e “brutto”? Spero che qualcuno ne voglia parlare o dare la propria opinione, specialmente chi possa vantare maggiore esprienza di me.
Alla fine, quindi, TruceBaldazzi è davvero un genio incompreso? Non lo so davvero, ma debbo dire che la base di La mia ex ragazza, voce a parte, mi fa impazzire.
Spectraeon_86

Nessun commento:

Posta un commento