martedì 11 gennaio 2011

Ricordo personale di Fabrizio De Andrè

Dodici anni fa scompariva un personaggio a dir poco fondamentale per l’Italia, non solo musicale: Fabrizio De Andrè. Oggi avrebbe “solo” 70 anni e per come lo immagino io sarebbe segregato da qualche parte (forse in Sardegna o a Genova), come Mina, facendosi vedere ancora meno, conscio che la nazione a cui per anni ha raccontato storie in musica sta andando rapidamente a rotoli.
A 11 anni non potevo capire cosa significasse per tantissime persone la scomparsa di De Andrè, così come, pochi mesi prima, non lo avevo capito alla morte di Lucio Battisti (9 settembre 1998). Non capivo cos’era per la gente una personalità come quella, le sue canzoni, le sue parole o anche solo la sua faccia. Mi spiaceva certo ma mi toccava solo marginalmente.
Con gli anni, ho preso coscienza di cosa volesse dire questa cosa, ho cominciato a sentire sulla pelle quando una persona o un gruppo erano considerati dei miti, degli eroi quasi, stimati da buona parte dell’Italia e non solo. E questo mi ha portato a provare ammirazione per essi, senza però conoscerne le gesta; a emozionarmi quando li vedevo o sentivo, a prescindere, per il solo fatto di essere importanti per qualcuno. Grazie a mio padre ho coltivato la mia curiosità e la mia conoscenza della musica italiana e non solo: ricordo le serate di fronte ai programmi televisivi che mostravano i “vecchi” cantanti e ricordo le mie continue domande, tipo “chi è questo?”, e le risposte di mio padre, che non era un grande esperto di musica (chi può dire di esserlo?) ma che nutriva una ammirevole passione in questo senso.
Ciò che però mi ha avvicinato a Fabrizio De Andrè è stato uno speciale di Che tempo che fa di Fabio Fazio, esattamente di due anni fa. L’11 gennaio 2009 si ricordavano i 10 anni dalla scomparsa del cantautore genovese e un Fabio Fazio, visibilmente commosso ed emozionato, accompagnato da Dori Ghezzi, presentava musicisti e cantanti che proponevano il loro personale ricordo, interpretando le sue canzoni. Dalla, Nannini, Vecchioni, Battiato, PFM, Ruggiero, Bocelli, Capossela, Jovanotti, Piovani, Finardi, Bersani, Pelù, Bennato, Bubola, Fossati, Pagani e la sorpresa Tiziano Ferro. Tutti pronti ad esibire la loro passione per De Andrè e a porgli omaggio. La trasmissione in contemporanea con tutte le radio di Amore che vieni, amore che vai e l’interpretazione di Creuza de mä da parte di un Cristiano De Andrè sempre più simile a suo padre, mi hanno commosso, ricordo, senza aver granchè affrontato l’argomento prima d’allora.
In quel momento ho realizzato cos’era veramente De Andrè e questo mi ha permesso di iniziare a scoprire la sua discografia, la sua vita, il suo pensiero e a maturare la convinzione che se De Andrè fosse ancora tra noi, l’Italia e gli italiani sarebbero, anche solo in minima parte, migliori.

D9P

2 commenti:

Mywo ha detto...

Il grande Faber...
Anch'io alla sua morte, pur conoscendolo già perchè in famiglia lo si è sempre ascoltato, non capivo tutto il clamore che si era creato. Poi con gli anni, anche grazie a mio papà che tra i regali di Natale mi infilava sempre qualche raccolta di sue canzoni, ho scoperto la magia e la complessa semplicità dei suoi testi, mai banali, mai scontati, mai gratuiti, ma sempre con qualcosa da dire, anche toccando temi tutt'altro che piacevoli.
Era un poeta e solo ora riesco a capire il motivo di quelle facce buie dopo quella notizia.
Grande Faber..tu si che continui a viere con le tue canzoni!

Anonimo ha detto...

già. i.

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