Tratto dall’omonimo romanzo del 1997 scritto dal canadese Mordecai Richler, Barney’s Version, in Italia La versione di Barney, è un film diretto da Richard J. Lewis presentato in concorso alla 67° Mostra del Cinema di Venezia e uscito nelle sale cinematografiche italiane il 14 gennaio di quest’anno. Il protagonista Barney Panofsky, interpretato da Paul Giamatti, è un produttore televisivo ebreo non più giovane che rivive, attraverso numerosi flashback, gli avvenimenti principali della sua vita adulta: le sue avventure bohemién nella Roma degli anni ’70, i suoi tre travagliati matrimoni con altrettante belle donne, il suo rapporto con il padre Izzy (uno strepitoso Dustin Hoffman) e il suo coinvolgimento nella misteriosa morte/scomparsa dell’amico Boogie (Scott Speedman). Barney conduce una vita di stravizi e di folle passione verso una sola delle tre donne, Miriam (Rosamund Pike), la quale darà alla luce i suoi due figli e tollererà le asperità del marito con pazienza quasi infinita. L’ultima parte del film prende una piega inaspettata, di cui non parlerò per non rovinarne la visione.
La versione di Barney è un film narrativo perlopiù divertente, con alcune parti drammatiche e persino commoventi. Paul Giamatti ha vinto un Golden Globe come miglior attore protagonista in una commedia per il suo ruolo in questo film, a mio avviso meritatamente, ma il personaggio più brillante è indubbiamente l’Izzy di Dustin Hoffman: svampito, spregiudicato, sempre sarcastico e pronto a raccontare un aneddoto autobiografico tanto esilarante quanto inappropriato alla situazione. La regia di Lewis non brilla particolarmente, ma si dimostra agile e competente; l’ironica rappresentazione di due diverse famiglie ebree e del vivace matrimonio dei loro due eredi ricorda i film dei fratelli Coen. Il significato del titolo del film si è un po’ smarrito rispetto a quello del romanzo, più incentrato sul presunto omicidio di Boogie e sulla versione che ne dà Barney. Nel complesso, La versione di Barney è un film piacevole e vario, con punte di comicità geniale e momenti di sentimentalismo strappalacrime, anche se non riesce a trasporre completamente il carisma e l’efficacia dell’originale di Richler.
Lor
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