Il 23 novembre dell’ormai passato 2010 è uscito il nuovo album di Francesco Renga che torna con un disco di inediti intitolato Un giorno bellissimo. Dopo l’esercizio di stile proposto in Orchestraevoce dove il cantautore mette le sue eccezionali doti canore a servizio di grandi classici della musica italiana riarrangiati in chave orchestrale, Renga ritorna sul suo campo di battaglia.
E possiamo dire con certezza che sia proprio il suo: non vi sono grandi innovazioni rispetto all’ultimo Ferro e cartone, anzi. Ma chi dice che debbano esserci? Finchè si ha ancora qualcosa da dire, va bene così. Nonostante questo, le canzoni di questo album sono molto valide e presentano una coerenza tra loro maggiore rispetto al passato. Innanzitutto nei testi: ad ascoltare parecchie tracce, c’è quasi da chiedersi se Ambra non abbia lasciato il suo compagno Francesco. Circa 7/8 pezzi trattano il tema (evergreen nella musica) delle reazioni alle pene d’amore, all’essere lasciati. Renga fornisce in questo senso diversi modi di prendere un addio: dal deciso “sono immune al tuo veleno” al più malinconico “come dirtelo/ senza venirti a cercare/ che sei un miracolo”.
Un raggio di ottimismo è portato dalla canzone che dà il titolo al disco, Un giorno bellissimo, ancora oggi in heavy rotation in radio, ma non per questo superiore alle altre. Trovare la miglior canzone è sicuramente impegnativo, ma tra tutte spiccano Regina triste, ballad ritmata su una donna stanca di un rapporto logoro e spento, Immune, grido semi-rock di un uomo che ha finalmente sorpassato il dolore di un addio, Da lontano, che al contrario rappresenta molto bene la mancanza, la voglia di urlare i propri sentimenti per una persona, la paura di essere ormai un vecchio ricordo per lei e il sentirsi “appesi ad un filo come un aquilone”.
Un buon cd dunque, consigliatissimo così come l’intera discografia di Renga che è sempre molto apprezzato dalle radio ma, mi pare, un po’ poco approfondito dal pubblico, quando invece meriterebbe.
E possiamo dire con certezza che sia proprio il suo: non vi sono grandi innovazioni rispetto all’ultimo Ferro e cartone, anzi. Ma chi dice che debbano esserci? Finchè si ha ancora qualcosa da dire, va bene così. Nonostante questo, le canzoni di questo album sono molto valide e presentano una coerenza tra loro maggiore rispetto al passato. Innanzitutto nei testi: ad ascoltare parecchie tracce, c’è quasi da chiedersi se Ambra non abbia lasciato il suo compagno Francesco. Circa 7/8 pezzi trattano il tema (evergreen nella musica) delle reazioni alle pene d’amore, all’essere lasciati. Renga fornisce in questo senso diversi modi di prendere un addio: dal deciso “sono immune al tuo veleno” al più malinconico “come dirtelo/ senza venirti a cercare/ che sei un miracolo”.
Un raggio di ottimismo è portato dalla canzone che dà il titolo al disco, Un giorno bellissimo, ancora oggi in heavy rotation in radio, ma non per questo superiore alle altre. Trovare la miglior canzone è sicuramente impegnativo, ma tra tutte spiccano Regina triste, ballad ritmata su una donna stanca di un rapporto logoro e spento, Immune, grido semi-rock di un uomo che ha finalmente sorpassato il dolore di un addio, Da lontano, che al contrario rappresenta molto bene la mancanza, la voglia di urlare i propri sentimenti per una persona, la paura di essere ormai un vecchio ricordo per lei e il sentirsi “appesi ad un filo come un aquilone”.
Un buon cd dunque, consigliatissimo così come l’intera discografia di Renga che è sempre molto apprezzato dalle radio ma, mi pare, un po’ poco approfondito dal pubblico, quando invece meriterebbe.
D9P
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