Detto questo, a poco più di un anno dall'uscita di Re matto, primo EP di inediti che conteneva la hit sanremese Credimi ancora, il vincitore della terza edizione di X-Factor torna con Solo 2.0, primo vero album contenente dodici inediti.
Abbiamo già parlato del primo singolo e prima traccia del disco, Solo (vuelta al ruedo), e la prima impressione era stata ottima. La conferma arriva anche dal resto degli inediti che compongono Solo 2.0: un interessante mix di rock-pop e lenti da pelle d'oca, che spaziano dai più banali temi amorosi (l'addio, l'elaborazione della perdita, etc.) fino ad argomenti più frivoli, che richiamano il "re matto" che è in Mengoni.
Del primo gruppo di canzoni fa sicuramente parte Un gioco sporco, la traccia n°2, che vede Marco duettare con i Cluster, gruppo vocale reduce anch'esso da X-Factor, senza però rinunciare agli strumenti musicali. Come questa canzone, anche Searching inizia in sordina e mano a mano cresce arrivando a un ritornello rockeggiante, con un profumo generale che sa tanto di Elisa: qui Mengoni canta in inglese donando al disco un'apertura internazionale da non trascurare. Le tracce successive, Uranio 22 e Come ti senti, mantengono un buon ritmo ed energia: quest'ultima risulta particolare perchè racchiude nel testo le critiche e le domande rivolte a Mengoni nel corso di questi anni ("Sarà gay o non sarà gay?""Perchè non fate canzoni più orecchiabili?""Eri un bambino ciccione o dicono il falso?""Se vieni da un talent non puoi avere ideali!") e ricorda vagamente nelle intenzioni la Benzina ogoshi dei Subsonica. Tra i brani più movimentati e spensierati credo che le migliori siano Un finale diverso, che sviluppa tutte le qualità vocali di Marco, e Mangialanima, scritte rispettivamente di Neffa e Dente.
Dall'andamento rock ma con un testo un po' più serioso è Dall'inferno, uno dei migliori brani in assoluto del disco per la sua intensità e la melodia vocale perfettamente integrata con la musica.
Ma dove Marco Mengoni dà il meglio di sè è sui lenti, quasi tutti piano e voce: a parte L'equilibrista, comunque un brano gradevole, Tonight e Tanto il resto cambia sono indubbiamente le tracce più riuscite di Solo 2.0, insieme al primo singolo. In Tonight ci si rituffa nell'inglese e l'ingrediente in più di questa canzone sono i violini che accompagnati dal pianoforte e dalla voce di Marco creano un'atmosfera unica. Infine, quella che reputo la miglior canzone dell'album, Tanto il resto cambia: sarò troppo romantico io, però la melodia di questo brano regala un'emozione difficilmente riscontrabile, soprattutto nella musica italiana. Il testo è un grido disperato di un uomo che si chiede cosa fare dopo esser stato lasciato e come affrontare il futuro e le cose che cambiano.
"tutto quanto fermo a te
tanto il resto cambia..
vivrò ma non vivrò mai"
tanto il resto cambia..
vivrò ma non vivrò mai"
Chiude il disco un bolero di Solo in strumentale, inutile quanto la ghost track (a 4 minuti e 10 secondi dell'ultima traccia).
Siamo di fronte a una netta evoluzione musicale di Marco Mengoni che dimostra maturità rispetto a Re matto e perde quella "follia" che rischiava di stufare. Inoltre sembra aver inquadrato un certo genere o una certa linea da seguire, dimostrato dalla maggiore uniformità e coerenza tra le canzoni presenti nel disco.
Vorrei concludere con un appunto: trovo abbastanza assurdo che per un artista di cui si parla tanto per una presunta omosessualità si sia scelta una comunicazione così "ambigua". La copertina dell'album e l'esibizione a Star Academy dimostrano perfettamente quanto intendo dire: tutta questa abbronzatura e tutte queste mani maschili addosso restringono un po' troppo il target a cui ci si vuole rivolgere. Per carità, probabilmente queste scelte funzioneranno comunque, però avrei preferito una comunicazione meno aggressiva, rivolta a tutti e che desse meno adito a chiacchiere inutili.
D9P
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