sabato 8 ottobre 2011

L'evoluzione di Marco Mengoni è Solo 2.0

Parlando di Marco Mengoni, è necessario premettere che qualsiasi canzone inedita lui canti, ci sarà sempre il critico di turno che parlerà di talento sprecato. Siamo di fronte a un talento talmente importante che sarà sempre molto difficile trovare un genere o un brano che possa accontentare tutti, o quasi.
Detto questo, a poco più di un anno dall'uscita di Re matto, primo EP di inediti che conteneva la hit sanremese Credimi ancora, il vincitore della terza edizione di X-Factor torna con Solo 2.0, primo vero album contenente dodici inediti.

Abbiamo già parlato del primo singolo e prima traccia del disco, Solo (vuelta al ruedo), e la prima impressione era stata ottima. La conferma arriva anche dal resto degli inediti che compongono Solo 2.0: un interessante mix di rock-pop e lenti da pelle d'oca, che spaziano dai più banali temi amorosi (l'addio, l'elaborazione della perdita, etc.) fino ad argomenti più frivoli, che richiamano il "re matto" che è in Mengoni.
Del primo gruppo di canzoni fa sicuramente parte Un gioco sporco, la traccia n°2, che vede Marco duettare con i Cluster, gruppo vocale reduce anch'esso da X-Factor, senza però rinunciare agli strumenti musicali. Come questa canzone, anche Searching inizia in sordina e mano a mano cresce arrivando a un ritornello rockeggiante, con un profumo generale che sa tanto di Elisa: qui Mengoni canta in inglese donando al disco un'apertura internazionale da non trascurare. Le tracce successive, Uranio 22 e Come ti senti, mantengono un buon ritmo ed energia: quest'ultima risulta particolare perchè racchiude nel testo le critiche e le domande rivolte a Mengoni nel corso di questi anni ("Sarà gay o non sarà gay?""Perchè non fate canzoni più orecchiabili?""Eri un bambino ciccione o dicono il falso?""Se vieni da un talent non puoi avere ideali!") e ricorda vagamente nelle intenzioni la Benzina ogoshi dei Subsonica. Tra i brani più movimentati e spensierati credo che le migliori siano Un finale diverso, che sviluppa tutte le qualità vocali di Marco, e Mangialanima, scritte rispettivamente di Neffa e Dente.
Dall'andamento rock ma con un testo un po' più serioso è Dall'inferno, uno dei migliori brani in assoluto del disco per la sua intensità e la melodia vocale perfettamente integrata con la musica.
Ma dove Marco Mengoni dà il meglio di sè è sui lenti, quasi tutti piano e voce: a parte L'equilibrista, comunque un brano gradevole, Tonight e Tanto il resto cambia sono indubbiamente le tracce più riuscite di Solo 2.0, insieme al primo singolo. In Tonight ci si rituffa nell'inglese e l'ingrediente in più di questa canzone sono i violini che accompagnati dal pianoforte e dalla voce di Marco creano un'atmosfera unica. Infine, quella che reputo la miglior canzone dell'album, Tanto il resto cambia: sarò troppo romantico io, però la melodia di questo brano regala un'emozione difficilmente riscontrabile, soprattutto nella musica italiana. Il testo è un grido disperato di un uomo che si chiede cosa fare dopo esser stato lasciato e come affrontare il futuro e le cose che cambiano.
"tutto quanto fermo a te
tanto il resto cambia..
vivrò ma non vivrò mai"


Chiude il disco un bolero di Solo in strumentale, inutile quanto la ghost track (a 4 minuti e 10 secondi dell'ultima traccia).
Siamo di fronte a una netta evoluzione musicale di Marco Mengoni che dimostra maturità rispetto a Re matto e perde quella "follia" che rischiava di stufare. Inoltre sembra aver inquadrato un certo genere o una certa linea da seguire, dimostrato dalla maggiore uniformità e coerenza tra le canzoni presenti nel disco.
Vorrei concludere con un appunto: trovo abbastanza assurdo che per un artista di cui si parla tanto per una presunta omosessualità si sia scelta una comunicazione così "ambigua". La copertina dell'album e l'esibizione a Star Academy dimostrano perfettamente quanto intendo dire: tutta questa abbronzatura e tutte queste mani maschili addosso restringono un po' troppo il target a cui ci si vuole rivolgere. Per carità, probabilmente queste scelte funzioneranno comunque, però avrei preferito una comunicazione meno aggressiva, rivolta a tutti e che desse meno adito a chiacchiere inutili.

D9P

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