lunedì 24 ottobre 2011

Nell'Italia anni '70, il microcosmo del Bar Sport

Pubblicato nel 1976 da Mondadori, Bar Sport è stato il libro d’esordio del famoso giornalista e scrittore bolognese Stefano Benni. Il successo di questo romanzo privo di trama, composto da aneddoti e situazioni umoristiche relative a una miriade di personaggi “da bar”, fu enorme, tanto da spingere Benni a scriverne il seguito Bar Sport Duemila, edito da Feltrinelli nel 1997, e le case di produzione Aurora Film e Rai Cinema a trasporlo, oggi, sul grande schermo. Sceneggiato e diretto da Massimo Martelli, regista teatrale e televisivo oltre che cinematografico, Bar Sport è uscito nelle sale il 21 ottobre con un battage pubblicitario notevole, dovuto al nutrito cast di comici famosi e al tema leggero che può interessare tutte le età, soprattutto coloro che un qualche Bar Sport l’hanno frequentato davvero.
Esattamente come nel libro, la narrativa del film è affidata a una serie di personaggi a cavallo tra stereotipo ed esagerazione. Giuseppe Battiston è Onassis, il barista tirchio e imbranato con le donne che negli anni Settanta apre e gestisce il Bar Sport in un imprecisato paesino dalle parti di Bologna (il film è stato girato a Sant’Agata Bolognese); Claudio Bisio, star del film, è Eros, detto “il tecnico” per la sua incredibile preparazione (cialtronesca) su qualunque argomento, colui che deve sempre intervenire in ogni discussione e materia per sembrare più erudito e vissuto degli altri, fino all’assurdo; Antonio Catania è Muzzi, scontroso e salace fino alla misantropia, sempre pronto ad attaccare i propri amici con battute maligne; Aura Rolenzetti è Clara, giovane cassiera dalla bellezza mediterranea e dall’apparente ingenuità di cui Onassis si innamora istantaneamente; Antonio Cornacchione è Bovinelli, elettricista(?) incapace ma ostinato, perennemente impegnato nel tentativo di far accendere l’insegna del bar; Angela Finocchiaro e Lunetta Savino sono le due vecchie comari pettegole, insediatesi in un angolo del locale per sparlare di tutti; Alessandro Sampaoli è Poluzzi, l’innamorato sofferente che passa il tempo alla cornetta del telefono sperando nel ritorno della sua amata; Teo Teocoli è l’anziano play-boy che si reca al bar solo per vantarsi delle sue inesistenti conquiste amorose; Claudio Amendola entra in scena solo a fine film per insidiare la longevità della Luisona, la pericolosa pasta gigante che il bar espone da anni senza che nessuno osi mangiarla. Poi ci sono il “cinno”, ovvero il ragazzino tuttofare appassionato di ciclismo, il ragioniere geloso della bella moglie, il timido inetto, la prostituta, il professore esperto di fondoschiena femminili, l’anziano catarroso, i loschi frequentatori dell’odiato Bar Moka...
I numerosi brevi episodi di cui è composto il film rispecchiano l’Italia popolare di quarant’anni fa e i suoi svaghi, quando la frequentazione del solito bar era molto più che un semplice rituale. La partita di calcio si ascoltava insieme alla radio o si seguiva nella televisione del bar, si sceglievano canzoni al jukebox e ci si sfidava a flipper; dal paese si usciva solo per una scampagnata o per una trasferta sportiva. Questo accento sulla quotidianità e sulla comicità di situazioni comuni mitizzate, in quello che è un microcosmo di caratteri e macchiette, rende il film non adatto a tutti i palati: lo spettatore che si aspetta una trama unitaria o un umorismo più incisivo resterà irrimediabilmente deluso. Non tutti gli episodi, inoltre, sono divertenti, in particolare quello della gita in campagna risalta per la grave povertà di spunti comici. Tra i punti positivi del film spiccano le sequenze animate sui ciclisti Pozzi e Girardoux e sul calciatore Piva, protagonisti delle storie surreali e quasi epiche raccontate da Eros, per l’alta qualità dei disegni di Giuseppe Maurizio Laganà (animatore e regista a lungo collaboratore di Bruno Bozzetto) e l’avvincente affabulazione di Bisio. Quest’ultimo è forse il miglior attore del film, aiutato anche da un ruolo perfettamente congeniale alla sua personale comicità, insieme a Cornacchione e a Bob Messini che interpreta il candido Cocosecco; un po’ deludenti Battiston e Catania. Impossibile non rimarcare l’intenso sex appeal di Aura Rolenzetti, reduce dell’Isola dei Famosi 7 e già vista al cinema in AlbaKiara, attrice che senza dubbio brilla più per il suo aspetto che non per il suo personaggio in quello che è un film profondamente e inevitabilmente maschilista.

Lor

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