Sentendo questo nome in molti vi chiederete chi sia, da dove venga, cosa faccia e soprattutto che cosa centri Josè Mourinho?
Dunque è bene introdurre il personaggio: Luís André Pina Cabral Villas Boas, meglio noto semplicemente come Andrè Villas Boas è un allenatore portoghese di 33 anni, attualmente alla guida del Porto. L’età fa già intendere che si tratti di un personaggio strano in quanto tremendamente giovane rispetto ai suoi colleghi. Andrè infatti non ha mai giocato a calcio ad alti livelli (proprio come Mou) e il legame che lo lega allo Special One sta nel fatto che sia stato il suo “tattico” dai tempi del Porto fino all’avventura nerazzurra. Nell’Ottobre del 2009 l’Inter lo libera e così inizia ufficialmente la sua carriera da allenatore, prendendo il timone dell’Academicà, ultima nella Liga portoghese al suo arrivo e portata ad un sorprendente undicesimo posto oltreché alla semifinale della coppa nazionale. Quest’estate passa al Porto e qui ha un compito non meno arduo del precedente: la squadra della capitale viene dalla peggiore stagione degli ultimi 10 anni, un terzo posto per carità, ma pur sempre una tragedia vista la mancata qualificazione Champions e il pesante distacco rispetto al Benfica. Qui si iniziano ad intravvedere le grandi potenzialità del tecnico portoghese, il quale inizia alla grande la stagione senza più fermarsi: il Porto è attualmente primo con 10 punti di vantaggio sul Benfica e 25 sullo Sporting terzo; ha il miglior attacco e nettamente la miglior difesa con soli 7 gol subiti in 22 match; è ancora imbattuto con 20 vittorie e 2 pareggi. Tutto qui? No, anzi, se il campionato portoghese è da sempre un affare a 3 e quindi questi numeri, seppur straordinari, sono da inquadrare in quel tipo di contesto, è in Europa League che il Porto ha mostrato la sua vera natura di squadra schiacciasassi, chiudendo in testa il proprio girone con 5 vittorie ed un pareggio, eliminando brillantemente il Siviglia ai sedicesimi e mettendo le basi, in vista del ritorno, per il passaggio del turno con la vittoria fuori casa negli ottavi sul difficilissimo campo del Cska Mosca (finora imbattuto) per 1 a 0.
Quando nel titolo ho scritto “qualcosa più che il nuovo Mourinho” intendevo il fatto che Boas, a differenza dello Special One, non è solo un grandissimo motivatore oltre che uno che fa della tattica il suo credo. Lui propone un lavoro tatticamente più sofisticato rispetto all'originale, sia come preparazione (basata su uno studio maniacale dell'avversario) che come resa sul campo, con un 4-3-3 solido, ma anche più votato al gioco d'attacco. Quindi considerarlo semplicemente un clone di Josè sembra riduttivo, potrebbe esserne l’erede o meglio l’evoluzione. Ai posteri l’ardua sentenza…
Mywo
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