L’ultimo atto di questa
fantastica saga è finalmente arrivato. Indipendentemente dal fatto che si siano
letti o meno i libri, la curiosità per questo film era altissima; dopo ben 10
anni dalla trasposizione cinematografica del primo dei sette libri, si è giunti
al termine di tutto.
La vicenda riprende esattamente da
dove si era conclusa: i nostri eroi sono riusciti a scappare da Villa Malfoy
grazie all’aiuto di Dobby, l’elfo domestico amico di Harry, il quale però viene
ferito a morte da Bellatrix Lestrange. Voldemort è riuscito a venire in
possesso della bacchetta di Sambuco, uno dei tre doni della morte, profanando
la tomba di Silente. Nel frattempo Harry, Ron e Hermione si sono rifugiati al
sicuro a Villa Conchiglia, residenza estiva dei Weasley, in compagnia di
Olivander, il famoso venditore di bacchette, e Unci-Unci, un folletto che
lavora alla Gringott.
Da qui la storia prosegue
seguendo fedelmente il libro, mostrando come i tre giovani scoprono e cercano
di distruggere gli Horcrux rimasti, ovvero le sette parti in cui Vodemort aveva
diviso la sua anima, così da
raggiungere una sorta di immortalita. Prosegue
inoltre la ricerca dei “Doni della morte” con nuove scoperte sia sulla loro
natura, sia sulla loro utilità. Tra i vari film che sono stati prodotti questo
è sicuramente il più curato, ricco di dettagli e, visto anche ciò che
rappresenta, il più epico. Ovviamente per i lettori che conoscono già la
vicenda è impossibile non notare diversi tagli/cambiamenti rispetto alla storia
originale, dovuti a questioni di tempi e dinamiche cinematografiche; la
divisione di quest’ultimo episodio in due parti ha sicuramente favorito la qualità e la
fedeltà delle rappresentazioni. Una
piccola critica che mi sento di fare, da lettore, è quella della mancanza della magia. Mi spiego: le
scene e le ambientazioni sono curatissime, c’è grande attenzione agli effetti
speciali, ai movimenti degli attori nelle battaglie e nella realizzazione di
quei personaggi non reali come Folletti, Giganti, Dissennatori, Draghi; quando
però si arriva agli scontri diretti manca molto spesso (soprattutto nel duello
Harry-Voldemort) la narrazione completa e dettagliata delle
magie, nonché la pronuncia del loro nome.
L'eccezionale capacità della Rowling di
farci immergere persino nei piccoli particolari, facendo apparire i duelli non
come fini a sè stessi, ricchi di suspence, è probabilmente irraggiungibile,
così come in tutte o quasi le trasposizioni cinematografiche dei romanzi. Si
vedono grandi flussi di energia colorati senza quella magia che ha reso Harry
Potter il maghetto più amato di sempre.
Particolarmente interessanti sono state le
rappresentazioni di scene fondamentali, fonte di grande curiosità per i fan più
accaniti. Mi riferisco per esempio al “paradiso” in cui Harry incontra Silente,
alla lacrima di Piton, al flashback nel Pensatoio e ovviamente alla scena
finale.
Giunti al termine lo spettatore non può che essere soddisfatto, anche se un misto tra malinconia e tristezza lo accompagnano inevitabilmente verso l'uscita, conscio di aver assistito al fenomeno cine-letterario più importante degli anni Duemila.
Giunti al termine lo spettatore non può che essere soddisfatto, anche se un misto tra malinconia e tristezza lo accompagnano inevitabilmente verso l'uscita, conscio di aver assistito al fenomeno cine-letterario più importante degli anni Duemila.
Mywo
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