Prosegue la nostra breve
panoramica della carriera della nota cantante e compositrice canadese Loreena
McKennitt. Si entra ora nel vivo, con i magici dischi degli anni ’90, veri
punti di svolta della discografia dell’artista.
The mask and mirror (1994)
Tre anni dopo il pluripremiato The visit, fa la sua comparsa nei negozi
The mask and mirror. Triplo platino
in Canada e disco d’oro negli States, è a mio avviso il migliore album della
McKennitt insieme al successivo The book
of secrets. Il timbro dell’artista e il suo modo unico di interpretare i
brani non cambiano, tuttavia l’evoluzione si palesa immediatamente, a partire
dall’opener The Mystic’s Dream. Il
brano (e il disco, più in generale) emana un forte aroma di luoghi lontani,
come mai prima d’ora. La musica evoca immediatamente immagini di remoti
monasteri, fiabe e leggende cavalleresche del Nord Europa e al contempo profuma
di oriente, di spezie e di mercati nordafricani dai colori chiassosi. Il disco
è infatti frutto di una serie di viaggi, intrapresi da Loreena negli anni
precedenti e che l’hanno condotta in Spagna, Irlanda, Francia e Marocco. Il
multiculturalismo spagnolo, percepibile nella meravigliosa architettura moresca
del paese, è di grande ispirazione per la McKennitt: le sue composizioni ne
risentono e lo riproducono alla perfezione. Chiunque sia incline a un certo
tipo di immaginazione fiabesca, fantastica e onirica dovrebbe ascoltare
quest’opera. Tra gli highlights del disco sicuramente l’orecchiabile The Bonny Swans (pregevolissimo e
piacevolmente inaspettato l’assolo di chitarra elettrica), la lunga e
meditativa The Two Trees e la
ritmata Santiago. Musica che fa
viaggiare. Capolavoro assoluto.
The book of secrets (1997)
Il disco del successo arriva nel
1997. Nonostante il notevole successo di The
mask and mirror, forse a causa del cambio stilistico, The visit s’era dimostrato migliore in termini di vendite. Alla
fine del XX secolo però, l’audience ha ormai recepito le nuove atmosfere di
Loreena. Il disco che l’artista sfodera, The
book of secrets, è quello del successo planetario. Quadruplo platino in
patria, doppio platino negli USA, disco d’oro in Germania e ottime vendite nel
resto del mondo: una grande annata per la musica “impegnata”, affossata sempre
di più dai brani da “una botta e via”, decisamente più consoni al ritmo
frenetico e spossante degli ultimi decenni. Il disco è di nuovo un centro
pressochè perfetto, nonostante i sentori orientaleggianti siano divenuti più
velati (eccezion fatta per il brano Marco
Polo). I viaggi di Loreena la conducono questa volta attraverso
l’Inghilterra, l’Italia e l’ex-Unione Sovietica, permettendole di recuperare,
almeno in parte, molto del suo mood celticheggiante. Ne è prova lampante la
celeberrima The Mummer’s Dance,
ispirata alle rappresentazioni dei cosiddetti mummers, attori di
rappresentazioni folkloristiche di strada, tipici della cultura anglosassone.
Il disco si compone di otto tracce ed è pressochè impossibile citarne alcune
senza provare senso di colpa: tutte meriterebbero una menzione. Su tutte,
sceglierei forse la pianistica Dante’s
Prayer e la strumentale La
Serenissima. A parer mio, lievemente inferiore al precedente, ma comunque
un opera di qualità sopraffina. La strada parrebbe spianata per Loreena
McKennitt. Nel 1997 nessuno sapeva che sarebbe rimasta lontana dalle scene per
ben nove anni a causa di una disgrazia che l’avrebbe colpita di li a poco.
An ancient muse (2006)
Nel 1998, il fidanzato di Loreena
(insieme al di lui fratello e a un amico) annegò in un incidente di barca. I
due dovevano sposarsi entro breve. La tragedia colpì duramente Loreena che,
conclusi alcuni obblighi contrattuali legati alla pubblicazione di un disco
live, si ritirò dalle scene per ben nove anni. L’anno del ritorno è il 2006.
L’interesse suscitato dalla sua proposta musicale con The book of secrets si è ormai spento e il successo degli anni ’90
ormai appare lontano. I tempi sono cambiati e così pure i gusti del grande
pubblico: tutto cambia repentinamente nel nuovo millennio. Se dunque la qualità
della musica celata dietro la copertina blu di An ancient muse è sempre la stessa, è l’accoglienza a essere ben
diversa. Nessun riconoscimento nel mondo e, anche se il Canada si dimostra
fedele facendo guadagnare all’album il disco di platino, siamo ben lontani dal
successo verso cui Loreena sembrava ormai essere inesorabilmente lanciata.
Graditissimo il ritorno della commistione tra melodie celtiche e arabeggianti
che aveva reso memorabile The mask and
mirror e che si concretizza in brani quali The gates of Istambul e Kecharitomene.
I brani dal mood più classico risultano essere meravigliosamente composti e
arrangiati, specialmente la quasi sacrale The
english ladye and the knight e Penelope’s
Song, dal sapore fantasy e romantico. Menzione speciale per la maestosa Beneath a Phrygian Sky, con il suo
intermezzo da brividi e con passaggi che mi azzarderei a definire sulla soglia
del prog più atmosferico. Un disco meraviglioso che purtroppo, è arrivato
troppo tardi per godere della popolarità che la sua artefice aveva guadagnato.
Nights from Alhambra (2007)
Il successore di An ancient muse deve ancora nascere.
Tuttavia, non si possono non spendere due parole per il maestoso live Night
from Alhambra. Platino in Germania, l’opera si presenta in un elegante pack
contenente due cd e un dvd con il video del concerto in altà qualità.
Innanzitutto, l’aspetto tecnico. La registrazione è ottima, così come la resa
sonora. Eccellente anche la scenografia, senz’altro migliorata ulteriormente
dalla pittoresca varietà di insoliti strumenti sul palco. Loreena McKennitt non
è una cantante particolarmente appariscente, ma tutto ciò che la circonda
incornicia perfettamente la sua alta figura, sia mentre canta, sia mentre suona
i suoi numerosi strumenti. Meravigliosa la location, il palazzo moresco
Alhambra a Granada. Sinceramente non potevo pensare a un luogo che incarni
meglio lo spirito della musica della McKennitt. Ciò che la piccola audience ha
avuto modo di vedere è uno show pregno della magia emanata dai dischi in
studio, eseguito alla perfezione dai bravissimi strumentisti e permeato da un
discreto alone di umiltà e di malinconia che dona a tutto il lavoro una
genuinità disarmante. Lavoro di altissima qualità e commovente. Semplicemente
commovente.
Spectraeon_86
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