La leggenda del panciuto, goffo e
coraggioso panda Po è nata nel 2008 con il film d’animazione Kung Fu Panda,
prodotto dalla Dreamworks con la direzione di Mark Osborne e John Stevenson, e
continua quest’anno con il sequel dal titolo molto fantasioso Kung Fu Panda
2, uscito a fine maggio negli Usa e il 24 agosto in Italia in versione 2D e
3D. Alla regia stavolta c’è Jennifer Yuh, originaria della Corea del Sud, prima
donna in assoluto ad aver diretto un film d’animazione hollywoodiano e già
sceneggiatrice del primo Kung Fu Panda; in particolare, la Yuh ne aveva
diretto la bellissima sequenza iniziale a due dimensioni, e anche l’inizio del
sequel, che racconta la genesi del nuovo cattivo con una tecnica che ricorda le
marionette cinesi, risalta per fascino e tecnica. Sempre ambientato nella Cina
antica, con atmosfera quasi mitologica, Kung Fu Panda 2 introduce il
perfido pavone Shen, erede al trono troppo interessato ai potenziali usi
bellici della polvere da sparo dei fuochi d’artificio e per questo bandito, pur
a malincuore, dai suoi genitori; quando una vecchia capra indovina ne ha
predetto la sconfitta a opera di un guerriero bianco e nero, Shen ha dato la
caccia a tutti i panda della zona per poi avviare la produzione in larga scala
di enormi cannoni, armi devastanti in grado di rendere inutili le tecniche kung
fu. Anni dopo, Shen assalta il palazzo reale per insediarsi come tiranno
guerrafondaio, e toccherà al Guerriero Dragone, ovvero il panda Po, e ai suoi
amici, i Cinque Cicloni (Tigre, Scimmia, Mantide, Serpente e Gru), viaggiare
verso la capitale Gongmen per risolvere la situazione. Le empie gesta di Shen
sono legate a doppio filo al passato di Po, che ha cominciato a chiedersi, un
po’ in ritardo, se per caso l’oca Ping non sia il suo vero padre. Da dove
proviene Po? Riuscirà l’eroico quanto imbranato panda a trovare la pace
interiore e a salvare la Cina dalle terribili ambizioni di Shen?
Per unire estetica orientale e
narrativa occidentale, la regista Yuh ha reso i combattimenti più numerosi e
più coreografici rispetto all’originale, sposando i dettami del genere
cinematografico cinese wuxiapan, di cui sono esempi recenti La tigre
e il dragone, Hero, La foresta dei pugnali volanti e Seven
swords, e al contempo ha mischiato scene toccanti con gag anticlimatiche.
Le scazzottate tra buoni e cattivi sono fluide e affascinanti come danze, con
tocchi di comicità efficace, mentre invece i dialoghi che dovrebbero far ridere
non sempre raggiungono lo scopo, per via di battute o equivoci un po’ forzati.
La trama non riserva grandi colpi di scena (le origini di Po sono intuibili dai
primi minuti di visione), ma la realizzazione tecnica del film, specie nei
dettagli e nelle scelte cromatiche, merita un applauso. Come già il film
precedente, la versione americana di Kung Fu Panda 2 può vantare attori
celebri tra i suoi doppiatori, tra cui Jack Black, Dustin Hoffman, Gary Oldman,
Angelina Jolie, Jackie Chan, Lucy Liu e Jean-Claude Van Damme; nella versione
italiana le voci principali appartengono a Fabio Volo, Massimo Lodolo,
Francesca Fiorentini, Eros Pagni, Roberto Draghetti e Francesco Pannofino. Il
film ha ampiamente ripagato le spese di produzione sostenute dalla Dreamworks,
con un incasso di oltre 160 milioni di dollari negli Stati Uniti e più di 620
nel mondo; in Cina il film è stato proiettato a partire dal giorno prima del
“Children’s Day”, festa nazionale del bambino che cade il primo giugno, e ha
suscitato polemiche per la presunta commercializzazione hollywoodiana della
festa e per le inesattezze nei riferimenti del film alle antiche tradizioni
cinesi. Contemporaneamente al film è stato distribuito nei vari paesi anche il
videogioco Kung Fu Panda 2, disponibile per PlayStation 3, Xbox 360, Wii
e Nintendo DS, in cui Po e i suoi amici affrontano una nuova minaccia a suon di
mosse d’arti marziali.
Lor
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