giovedì 31 marzo 2011

Il primo vendicatore Marvel invade i cinema

Capitan America sbarcherà in Italia questo 27 luglio, seguendo a ruota il nordico dio del tuono, Thor, che irromperà nelle sale a fine aprile.
Il trailer ufficiale, più volte rimandato, vede il giovane e gracile Steve Rogers (Chris Evans) sottoporsi a un esperimento per diventare il primo supersoldato al mondo, dotato di abilità fisiche eccezionali e  di uno scudo indistruttibile.
Con l’aiuto di un generale americano (Tommy Lee Jones) e del colonnello Nick Fury (Samuel L. Jackson), Capitan America si troverà a combattere contro il Teschio Rosso (Hugo Weaving), sua spietata e perversa controparte nazista.
Per la verità, Capitan America in un film Marvel si era già visto: congelato e seminascosto in una scena tagliata de L’incredibile Hulk, ma si era già visto, così come nei due Iron Man avevamo già fatto la conoscenza di Nick Fury, la superspia, e di Howard Stark, padre dell’eroe in armatura.
L’intenzione di intrecciare le trame dei tre film Marvel usciti dal 2008 in poi con Thor e con Capitan America si evince sin dal titolo completo della pellicola: Capitan America, il primo Vendicatore.
I Vendicatori, negli albi a fumetti, sono un gruppo di supereroi che ruota proprio attorno ai quattro eroi di cui sopra, ai quali la Marvel ha finalmente deciso di aprire le porte verso il grande pubblico.
Il trailer mostra una discreta dose di azione e ripropone abbastanza bene l’ambientazione tipica di Capitan America, una seconda guerra mondiale condita con elementi di fantascienza un po’ vintage, ripresa in parte dai film di Indiana Jones. Bisognerà attendere l’uscita in sala per fugare i dubbi che ancora attanagliano la pellicola, a partire dal costume dell’eroe, a dirla tutta un po’ troppo pacchiano per sembrare un’uniforme e un po’ troppo imbottito per richiamare la versione classica; Iron Man, Hulk e Thor si sono rifatti in maniera piuttosto fedele alle controparti cartacee, con una buona resa visiva, finora.
I Vendicatori, diretto da Joss Whedon (autore, per intenderci, di Buffy l’ammazzavampiri) vedrà invece la luce nel 2012, probabilmente verso metà anno. Sono invece entrati, a quanto pare, in pre-produzione Iron Man 3, Capitan America 2 e Thor 2, mentre il colossale Hulk (anche per la defezione del protagonista, il sempre ottimo Edward Norton) sembra destinato a ricomparire solo nella pellicola comune, ma dovrebbe ottenere un telefilm dedicato: ora come ora, non resta che aspettare e vedere come si svilupperà una delle imprese cinematografiche ad ampio respiro più ambiziose di sempre.

A voi il trailer:
Falco_Nero 87

mercoledì 30 marzo 2011

Dylan Dog, il macho indagatore dei mostri


Tagliamo corto: Dylan Dog – Il film ha pochissimo a che fare con il fumetto nostrano, da cui prende il font del titolo, i vestiti del protagonista e alcuni suoi oggetti simbolo. Stop. Il Dylan Dog del film, diretto dal giovane Kevin Munroe e uscito nelle sale il 16 marzo, è Brandon Routh, l’aitante superuomo di Superman Returns (e, va detto, uno dei sette malvagi ex di Scott Pilgrim VS The World), con il suo bagaglio di muscolazzi e spacconaggine. 
Dylan, essere umano un tempo mediatore tra le comunità di non-morti che risiedono a New Orleans, si è ridotto al mestiere di detective coniugale dopo un tragico evento accaduto alcuni anni prima; al suo fianco c’è Marcus (il vispo Sam Huntington, ancora agli esordi della sua carriera), aiutante tuttofare irrequieto e irriverente a cui, durante il film, accadrà qualcosa di molto particolare, che secondo me lo rende molto più simpatico e calzante. Ma veniamo alla trama: Dylan e Marcus vengono chiamati dalla piccola e graziosa Elizabeth (Anita Briem) per investigare sull’omicidio di suo padre, commesso da un lupo mannaro. Le indagini di Dylan si arenano contro l’omertà del capofamiglia dei lupi mannari, Harkin (il veterano David Jensen), e del nuovo, ambiguo boss dei vampiri, Vargas (Taye Diggs); l’aria di conflitto imminente aumenterà parecchio per via di un misterioso manufatto, rubato al padre di Elizabeth e conteso dalle due razze di mostri. Ovviamente saranno l’eroico Dylan e il macilento Marcus a dover salvare la situazione.
Il critico Luca Raffaelli lo ha definito “un film di serie B per un fumetto di serie A”, e io mi associo. Siamo lontanissimi dalle peculiari atmosfere del fumetto Dylan Dog, che in Italia in quanto a vendite è secondo solo a Topolino, e dal suo eroe riflessivo, pacifista, donnaiolo, spiritoso, umanissimo; siamo lontanissimi persino dai suoi comprimari, l’assistente Groucho e l’ispettore Bloch su tutti, e dal background londinese delle vicende. Ma bisogna farsene una ragione. Il regista Munroe ha spiegato i perché di molte delle discutibili scelte del film: il fumetto è quasi ignoto in America e il film andava adattato ai giusti del pubblico statunitense per ricavarne qualche utile; è stato girato a New Orleans perché costava un quarto rispetto a Londra; gli eredi dei fratelli Marx non hanno concesso alla produzione i diritti per lo sfruttamento dell’immagine di Groucho, e lo si è rimpiazzato con un aiutante sempre comico (ma di una comicità radicalmente diversa, “slapstick-noir” anziché “comedy-absurd”); se questo film avrà successo, Munroe ne girerà un secondo episodio più vicino al fumetto, e magari ambientato in Italia. Dylan Dog – Il film, in origine intitolato Dead of Night, pare tanto un mediocre episodio di Buffy con un protagonista diverso, ma se non altro ha il pregio di non prendersi troppo sul serio; i personaggi di Sclavi, Sergio e Borelli sono evidenti, per quanto contorti, omaggi al creatore del fumetto Tiziano Sclavi e al suo editore Sergio Bonelli, significativamente impersonati da due vampiri antichissimi; più gradevoli sono le citazioni sparse qua e la, dalle foto di Groucho a clarinetto e galeone nello studio di Dylan, come a dire “avremmo voluto fare le cose per bene, ma...”. Le interpretazioni sono decenti, probabilmente il migliore è Huntington, mentre gli effetti speciali, in particolare nello scontro finale, sono molto poco speciali. Come film d’azione dark fantasy si lascia vedere, basta tentare di ignorare l’alto grado di “americanataggine” e alcuni buchi della trama (la fuga dalla cripta non ha senso, Harkin è trattato in modo estremamente sbrigativo). I fan del fumetto dovranno avere stomaco forte per sopportare la visione, oppure portarsi dietro una scorta di antiemetico, come farebbe Bloch.




Lor

lunedì 28 marzo 2011

Best goal of the week #11


I gol di questa settimana sono particolarmente belli e spettacolari! Inizio dal tiro di Daniel Alves, un contro balzo esterno da fuori area che si insacca a fil di palo, esecuzione perfetta e gesto tecnico notevole vista la difficoltà assurda nel centrale la porta con un tiro simile. Tutt’altro che semplice è anche il gol di Derdiyok che infila sotto il sette uno splendido tiro da fuori, forse l’unico modo per segnare a Neuer in questo periodo. Molte e belle sono anche le azioni personali: Ramirez contro il City, Sinclair e soprattutto Luis Suarez, alla seconda apparizione in classifica con questo tipo di gol. Terrificante la punizione di Gustavo, in stile Alex del Chelsea, che segna da casa sua con un missile terra aria. Fantastico il tocco di classe di Gaitan del Benfica che piazza la palla sotto il sette con un bel tiro a giro. Volutamente lasciato alla fine, segnalo il gol di questo interessante prospetto classe 74’, che prende palla a centrocampo, scarta due avversari e piazza il pallone col piede “sbagliato” lasciando il portiere immobile. Segnatevi questo nome perché in futuro ne sentirete parlare: Alessandro Del Piero!

1) Ramires (Chelsea)
2) Derdiyok (Bayer Leverkusen)
3) Michael Arroyo (san Luis)
4) Scott Sinclair (Swansea)
5) Nico Gaitan (Benfica)
6) Alessandro Del Piero (Juventus)
7) Luis Suarez (Liverpool)
8) Gustavo (Boavista)
9) Carlos Edwards (Ipswich Town)
10) Daniel Alves (Barcellona)

A voi.





Mywo

venerdì 25 marzo 2011

Ligabue non si ferma più: nuovo singolo, nuovo videoclip e Campovolo 2.0!


E' da pochi giorni passato il Ligabue Day (il 23 marzo), durante il quale è stato proiettato in numerose sale cinematografiche in Italia un riassunto del tour Stadi 2010 e in cui è stato presentato il nuovo videoclip del singolo Il meglio deve ancora venire. Si tratta del quinto singolo estratto da Arrivederci, mostro! ed è pronto pronto per l'estate che si sta avvicinando.
Il brano è quello che nel disco più rappresenta il Ligabue degli ultimi anni: grandi chitarroni, forte cassa e un bel ritornello che rimane subito impresso. Personalmente non avrei mai scelto Il meglio deve ancora venire, ma magari una canzone che possa risollevare un po' la concezione che tanti hanno del Liga, cioè di un cantautore finito, che scrive canzoni tutte uguali. In realtà il disco presenta qualche pezzo degno, come il quarto singolo Ci sei sempre stata, come Atto di fede o come Il peso della valigia.


Durante la proiezione cinematografica, il rocker di Correggio è intervenuto per raccontare ai fan il prossimo grande appuntamento: Campovolo 2.0! Un nuovo grande spettacolo che si terrà il 16 luglio 2011 all'aereoporto di Reggio Emilia (prevendite aperte dal 23 marzo su Ticketone alla "modica" cifra di 49,50€), così come è stato il 10 settembre 2005, si spera con meno problemi tecnici.
Ligabue non si ferma mai dunque e, speriamo, che dopo Campovolo possa lasciare un po' il palcoscenico per "disintossicare" i fans che rischiano di stancarsi con tutta questa esposizione.

D9P

mercoledì 23 marzo 2011

Nessuno mi può giudicare

Sceneggiata e diretta da Massimiliano Bruno con il soggetto e la collaborazione di Fausto Brizzi, Nessuno mi può giudicare è una commedia italiana uscita nelle sale cinematografiche il 16 marzo. Alice (la brava e simpatica Paola Cortellesi) è una graziosa trentacinquenne romana, sposata con un "geniale" e fedifrago designer di tazze da gabinetto, e madre del piccolo Filippo (Giovanni Bruno). La sua vita da riccona viziata e prepotente nei confronti dei domestici extracomunitari viene sconvolta dalla morte del marito in un incidente stradale, e subito dopo dalla notizia che dovrà vendere tutto ciò che possiede per saldare i suoi debiti. Alice e Filippo finiscono così nel quartiere popolare di Quarticciolo, calderone di lingue ed etnie, e devono adeguarsi a una vita più umile: il ragazzino, dopo anni di sfarzoso collegio, deve inserirsi in una scuola pubblica, mentre sua madre, oberata da un grosso debito, sceglie la via della prostituzione d’alto bordo, sotto la guida della escort Eva (Anna Foglietta).
Nel frattempo, anche il giovane gestore di un internet point del quartiere, Giulio (Raul Bova, degna controparte maschile della Cortellesi, non solo estetica), vive il dramma delle ristrettezze economiche, ma non avendo bocche da sfamare al seguito non lo affronta seriamente e tira a campare insieme al suo depresso collaboratore Biagio (Valerio Aprea) e agli amici e conoscenti del quartiere (tra cui Rocco Papaleo). Alice e Giulio inizialmente si trovano antipatici, battibeccano e si fanno i dispetti, poi si conoscono meglio e scatta la prevedibile scintilla, ma Alice si vergogna del proprio mestiere e si ritrae dalla possibile relazione, finché la situazione non precipita.
Nessuno mi può giudicare è una commedia spesso brillante, con molte battute, situazioni e personaggi azzeccati, ma anche molte ingenuità probabilmente difficili da digerire. Se da un lato la Cortellesi fa ridere e a volte riflettere, non senza sfoggio un certo sex appeal (per quanto goffo), i suoi improbabili clienti sono fin troppo giuggioloni e poco verosimili, come invece il film vorrebbe essere. I personaggi di contorno sono stereotipati ma funzionali, come i burini Enzo (Pasquale “Lillo” Petrolo) e Tiziana (Lucia Ocone), che personificano la romanità popolare del quartiere, l’ispido Lionello (Rocco Papaleo), ignorante e xenofobo finché non si innamora di una donna nera, o lo straniero dal cuore d’oro Aziz (Hassani Shapi); il loro buonismo alla “volemose bbene”, però, diventa presto esagerato e fastidiosamente retorico, e rende evidente che quel che manca al film è una giusta dose di cattiveria e cinismo. Nessuno mi può giudicare rimane comunque un film godibile, a tratti esilarante (irresistibili le gag sulla depressione di Biagio), ben diretto e interpretato.


Lor

lunedì 21 marzo 2011

Il figlio de L'esorcista: Il rito


Mossi dalla voglia di provare il brivido di un film horror e da un trailer che lascia presagire a un film molto interessante, si va al cinema a vedere Il rito, nuovo film di Mikael Hafström (1408). Palesemente ispirato al fratello maggiore L’esorcista, la pellicola si avvale di uno degli sguardi che più ha terrorizzato il mondo: quello di Anthony Hopkins, nonché quello di Hannibal Lecter. Purtroppo però la faccia di Hopkins è ormai troppo famosa e a volte abusata e quindi non fa più troppa paura.
L’idea generale che sta dietro alla trama risulta molto convincente, la realizzazione un po’ meno: la storia narra di Michael Kovak, un giovane americano, che, non si capisce per quale motivo, decide di prendere i voti e seguire il seminario per diventare prete. Raggiunta la fine del suo percorso decide di tirarsi indietro ma gli viene fatta la proposta di andare a Roma e seguire il corso per diventare esorcisti e il nostro Michael, non si sa per quale motivo, accetta. Tutto ciò senza contare che il protagonista è molto scettico riguardo l’esistenza del Diavolo, ma anche di quella di Dio. A Roma conoscerà Padre Lucas (Hopkins) e inizierà il suo viaggio verso gli esorcismi, adempiendo alla fine al suo destino. 

Siamo di fronte a un film mediocre che sfrutta un tema affascinante come quello della possessione del demonio ma presenta una storia un po’ povera. La paura è rara, se escludiamo quando ci appare davanti agli occhi un gatto nero all’improvviso.
La storia di Michael sembra quasi aprire a una saga in cui l’eroe cristiano combatte il diavolo e i suoi servi tramite il “superpotere” dell’esorcismo. Potrebbe essere uno spunto per una serie televisiva, sempre che non esista già. In ogni caso Il rito è il trionfo della fede cattolica. E chissà cosa ne pensa la Chiesa…

D9P

domenica 20 marzo 2011

Best goal of the week #10



Decimo appuntamento per la nostra rubrica contenente i migliori gol della settimana. Partirei da due punizioni brasiliane: Elano, tornato in patria con la maglia del Santos, segna con un calcio da fermo in perfetto stile Roberto Carlos, da quasi 40 metri, d’esterno con il pallone che si alza e si abbassa svariate volte. La seconda è ancora più bella e l’artefice è un vero specialista, Juninho Pernambucano, da sempre considerato uno dei migliori tiratori di calci piazzati in circolazione: 35 metri anche per lui ma modo di calciare completamente differente, a foglia morta col pallone che sembra destinato oltre la traversa e che invece si abbassa all’improvviso finendo sotto il sette. Da applausi il gol di Cleiton che insacca di tacco al volo mostrando una grandissima coordinazione. Molto bella anche la sforbiciata di Goodwillie, così come il tiro al volo di Bodmer. L’Italia entra in classifica con lo splendido contropiede orchestrato da Alexis Sanchez imprendibile, in stile Messi e con Llama che confeziona uno dei gol più belli della settimana con una girata al volo da fuori area. Il gol più bello però è a mio avviso quello di Whittingham del Cardiff che conclude un’azione tutta al volo con un gran tiro sotto il sette.

1) Cleiton Xavier (MetalistKharkiv)
2) David Goodwillie (Dundee United)
3) Renato Augusto (Bayer Leverkusen)
4) Elano (Santos)
5) Amine Chermiti (FC Zurich)
6) Bodmer (PSG)
7) Alexis Sanchez (Udinese)
8) Peter Whittingham (Cardiff City)
9) Juninho (Al-Gharafa)
10) Cristian Llama (Catania)

Buona visione.


Mywo

sabato 19 marzo 2011

Baci sulla Libia

Un lapsus sfugge al buon Giubilei al termine dell'edizione serale del tg3: discutendo della linea italiana sull'attuale crisi libica scambia basi per baci.
Come dargli torto, vista la ridondanza, anche (soprattutto?) sui media internazionali delle immagini del nostro Premier che china la testa per il baciamano al Raiss?




Ironic

venerdì 18 marzo 2011

Ottavi di Champions: il ritorno parte seconda


Con le quattro gare disputatesi tra martedì e mercoledì si sono chiusi gli ottavi di Champions League, dai quali sono uscite le 8 squadre che andranno avanti nella competizione. Parlando di questa seconda giornata è impossibile non partire dalla gara dell’Allianz Arena di Monaco, dove l’Inter ha centrato l’impresa rimontando lo 0-1 della gara d’andata, in un match spettacolare e pieno di colpi di scena. I ragazzi di Leonardo partono subito con la giusta convinzione e passano in vantaggio grazie a quel grande campione qual è Samuel Eto’o, capace sempre di fare la differenza nelle gare che contano (finali di Champions comprese). Dopo il gol il match cambia, il gioco passa nelle mani del Bayern ed emergono le pecche maggiori di questa nuova Inter: la fase difensiva e gli errori individuali. I bavaresi concretizzano “solo” due reti, con Gomez su gentile papera (come all’andata) di Julio Cesar e con Muller, ma il primo tempo sarebbe tranquillamente potuto finire 4/5 a 1 e non ci sarebbe stato nulla da dire.  Poco incoraggiante la prova di Maicon ma soprattutto quella di Ranocchia, autore di errori individuali imbarazzanti. La ripresa si apre così com’era finita con i bavaresi che sprecano altre 2 grandi occasioni e come normale che sia, vengono puniti da un Inter brava a crederci fino alla fine. Gran parte del merito è ancora di Eto’o che serve due assist a Sneijder e a Pandev (si proprio lui…)  che con i loro gol mandano a casa i tedeschi, ancora un volta, ancora nel loro stadio. Qui il video con i gol
Com’era più che lecito aspettarsi, non fallisce l’approdo ai quarti il camaleontico (in positivo) Manchester di Ferguson. Nonostante fosse senza la difesa titolare, lo United ormai possiede una forza mentale incredibile, capace di soffrire quando c’è da soffrire; capace di segnare quando è ora di farlo. E così contro un O.M. tutt’altro che arrendevole, passa per due volte con Hernandez, bravo a fare quello che le punte marsigliesi non sono state in grado di fare per tutta la partita: concretizzare le occasioni. Da segnalare inoltre la presenza in campo da titolari delle due bandiere dei Red Evils, Giggs e Scholes, 40 anni in due (…non di età ma di militanza nel club!)
Interessante anche la partita del Bernabeu con il Real che finalmente riesce ad abbattere 2 tabù che negli ultimi anni l’avevano condannato: battere il Lione e superare gli ottavi. Il merito a mio avviso non è tanto della squadra madrilena, o di Mourinho, quanto più è un demerito della squadra francese, la lontana parente di quella battagliera vista gli scorsi anni. Finisce 3 a 0 con reti di Marcelo, Benzema e Di Maria.
L’ultimo match presentava ben poche attrattive dopo il pesante 2 a 0 del Chelsea in Danimarca. La gara infatti finisce 0 a 0, con poche emozioni: un palo su punizione del Copenhagen  e qualche gol sbagliato dai Blues, che si permettono anche un po’ di turn over in vista della gara di domenica in Premier contro il City di Mancini.

Mywo

giovedì 17 marzo 2011

Le novità di Pokemon Bianco e Nero

Il 4 marzo sono usciti in Europa i due nuovi capitoli della fortunata serie videoludica dei Pokemon, i pocket monsters inventati da Satoshi Tajiri. Pokemon Bianco e Pokemon Nero (versione Bianca e versione Nera, per essere esatti) sono i titoli di queste due cartucce per Nintendo DS, e probabilmente gli ultimi giochi della serie a essere prodotti per questa console. Chi scrive è un giocatore storico dei Pokemon, sono passato per Rosso, Argento, Zaffiro, Platino e ora Bianco, e tenterò di recensire i due nuovi arrivati da un punto di vista meno casual del solito. Il gameplay di Bianco e Nero rimane aderente ai dettami della serie: si tratta sempre di partire da un villaggio insulso in compagnia di un pokemon di tipo Erba (l’altezzoso Snivy), Acqua (l’uggioso Oshawott) o Fuoco (il pimpante Tepig) e di intraprendere un viaggio attraverso una vasta regione (Unima, curiosamente differente dall’inglese Unova, oltre che dall’originale Isshu); durante l’avventura si cattureranno molti altri pokemon e li si aizzerà contro allenatori, capipalestra e cattivi di turno. Questi ultimi rivestono ora un ruolo più centrale: il Team Plasma, capeggiato dal losco Ghecis e dal giovane e puro “re” N, ha una presenza più marcata nel gioco e va combattuto persino durante e dopo la classica scalata alla Lega Pokemon, cioè la congrega degli allenatori più potenti della regione. Nonostante l’apparente pedissequità del gioco al canone dei capitoli precedenti, lo sviluppatore Gamefreak ha effettivamente introdotto moltissime piccole novità, a partire da un notevole miglioramento estetico del gioco. Gli ambienti sono spesso tridimensionali, la telecamera è mobile nei movimenti e nei combattimenti, e in questi ultimi gli sprite dei pokemon sono finalmente animati (anche se spesso un po’ troppo pixellosi), e rendono le frequentissime lotte meno statiche del solito. Gli stessi pokemon, poi, sono completamente nuovi: accantonati i ricicli delle vecchie bestioline (niente più odiosi Zubat e Geodude nelle caverne, niente inutili pre-evoluzioni di pokemon di generazioni precedenti, ma purtroppo nemmeno loro evoluzioni), Gamefreak ha sfornato circa 150 pokemon mai visti, naturalmente con molte combinazioni di tipi, abilità e mosse altrettanto inedite. 
Com’era prevedibile, i fan della serie dibattono aspramente sulla gradevolezza estetica dei nuovi pokemon e sull’orecchiabilità dei loro nomi, ma sono pareri soggettivi; personalmente apprezzo la gran parte dei nuovi arrivati, con eccezione dei pokemon fotocopia (Pidove è l’equivalente di Pidgey, Patrat di Rattata, Roggenrola di Geodude, ecc.; le tre scimmiette elementali Pansage, Pansear e Panpour si assomigliano eccessivamente tra loro, come pure i tre genii Tornadus, Thundurus e Landorus) e di alcuni nomi indiscutibilmente inascoltabili (Minccino e Cinccino, che sembrano cognomi da mafia italo-americana; Eelektrik è quasi uguale all’Elektrike di Rubino e Zaffiro, come pure Serperior e Rhyperior). Ovviamente, quando si completa la storia principale del gioco, si riceve il Pokedex nazionale, che a sua volta sblocca la comparsa di pokemon vecchi sia selvatici che utilizzati dagli allenatori rivali. Anche alcune meccaniche di gioco hanno subito ritocchi, in particolare è stato rivisto il sistema dei punti esperienza, che ora scoraggia il grinding di pokemon selvatici di livelli molto inferiori al proprio con un minor numero di punti exp elargiti, mentre al contrario premia le vittorie contro livelli più alti; va poi segnalato che il personaggio di Aralia, la dottoressa milf che ci manda all’avventura, dona al giocatore l’oggetto Fortunuovo, rarissimo nelle cartucce precedenti, che moltiplica per 1.5 il numero di punti exp ricevuti dal pokemon che lo tiene, risparmiandoci tempo ed energie. Alcune delle altre innovazioni degne di nota: vistoso aumento del numero di npc (personaggi non giocanti) utili sparsi in giro; MT (Macchine Tecniche, ovvero mosse speciali insegnabili ai pokemon) infinite, non più monouso come prima; minor richiesta dell’uso delle MN (Macchine Nascoste, nome inappropriato di alcune mosse chiave, come Taglio, Forza o Surf, necessarie per risolvere piccoli enigmi o raggiungere locazioni avanzate); livello medio di evoluzione dei pokemon innalzato di parecchio; introduzione delle battaglie 3vs3; reparto multiplayer ampliato, con nuove funzionalità wi-fi (ancora da testare: il favoleggiato Dream World, da noi Intramondo, è una sorta di ambientazione online con pokemon dalle abilità peculiari e giochini in co-op, che però la Nintendo renderà raggiungibile sui propri server solo dal 30 marzo). 
In definitiva, ho apprezzato la chiara volontà di Gamefreak di svecchiare la propria serie di punta, che ormai ha compiuto 16 anni di vita, anche se la strada da fare è ancora molto lunga. Dal punto di vista competitivo, sono pienamente soddisfatto: combattere contro avversari umani è diventato ancora più divertente, grazie all’ampliamento dei pokemon e delle strategie disponibili. Per gli addetti ai lavori: sì, sono uno Smogon fag. Per tutti gli altri: sì, gioco ancora ai Pokemon, e continua a valerne la pena.


Lor

mercoledì 16 marzo 2011

L'Italia compie 150 anni. E' ORA di festeggiare.

Il 17 marzo ci dà una grande occasione per dimenticarci per qualche giorno del lato sporco, lurido della nostra nazione, quello fatto di mafia, corruzione, prostituzione e politica.
Facile in questi momenti cadere nella banalità di un sentimento patriottico immediato, toccando le corde più superficiali del nostro animo: mondiali dell'82, del 2006, grandi personaggi che hanno inciso sull'Italia, etc. Ma se ci fermiamo un attimo a pensare, sono proprio queste cose che ci rendono felici, che ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani. Sono cose spesso futili ma che non tutti possono vantarsi di avere. Una grande storia fatta di lati oscuri ma anche di grandi sorrisi e avvenimenti epici. Purtroppo quello che ci resta è il passato, perchè il futuro si prospetta molto grigio: queste giornate mi sembrano un ottimo modo di provare a essere ottimisti, di guardare quelle facce che hanno reso grande il nostro paese, sperando che ce ne siano altre, pronte a offrirci nuove emozioni.
Oggi sono molto fortunato a essere torinese perchè la mia città si prepara a una grande serata, una notte bianca, purtroppo bagnata. Esperienza Italia 150 sarà un interessante appuntamento a Torino, prima capitale d'Italia, che proseguirà per tutto l'anno e coinvolgerà diverse parti della città. Mostre, eventi, conferenze e molto altro, per raccontare ai cittadini italiani la nostra storia, spesso sconosciuta.
Per risvegliare in noi quel patriottismo di cui parlavo all'inizio, scende in campo un grande artista tutto italiano: Jovanotti ha deciso di creare un video per una sua canzone, Ora, e di mostrare a tutti chi sono i personaggi o i momenti di cui parlavo qualche riga fa. Un po' ciò che aveva provato a fare, qualche anno fa, Ligabue per la sua Buonanotte all'Italia e che è rimasto un must per i suoi concerti.
Mi piace per questo farveli vedere entrambi, sperando che anche voi, possiate emozionarvi come capita a me ogni volta che vedo Sofia Loren urlare "Roberto!!" o quando Grosso segna il rigore decisivo. La pelle d'oca è ciò che di bello il nostro paese è ora in grado di offrirci quindi dimentichiamo per un attimo le persone che vogliono distruggerci dall'interno e festeggiamo. Dopo però, iniziamo seriamente a restituire la dignità che un grande paese come il nostro si merita.

D9P

martedì 15 marzo 2011

Microsoft rilancia con Internet Explorer 9


Nella sempre più dura lotta tra browser web, la Microsoft ha colpito ancora. A due anni dall'ultima versione, stanotte è stato rilasciato Internet Explorer 9. Non siamo però di fronte a un aggiornamento ma, da quanto comunicato dai creatori, a un vero e proprio nuovo programma, nato per colmare il gap con i concorrenti Mozzilla Firefox e Google Chrome. E proprio verso quest'ultimo ci si è voluti muovere, tramite una grafica minimalista ed essenziale (per esempio aprendo una nuova scheda ci si trova di fronte a dei quadrati con i siti più visitati) che molto somiglia a quella del motore di ricerca più famoso al mondo (da cui si è copiato anche l'unica barra di ricerca sia per scrivere direttamente l'indirizzo, sia per cercare sul motore di ricerca impostato), e un nuovo tempo di reazione: Internet Explorer 9, dopo una prova di qualche ora, risulta decisamente più veloce dell'ottava edizione. Il browser, compatibile solo con Windows 7 e Vista, supporta le ultime novità in fatto di web design, come HTML5 e CSS3, nonchè un rinnovato JavaScript. Microsoft ha garantito una protezione malware superiore ai concorrenti, promettendo il blocco del 99% delle minacce.

Tradotto in 40 lingue e scaricato, nella versione beta, da circa 40 milioni di utenti, Internet Explorer 9 è pronto a confermarsi il browser più utilizzato al mondo.
D9P

lunedì 14 marzo 2011

Andrè Villas Boas, qualcosa più che il nuovo Mourinho


Sentendo questo nome in molti vi chiederete chi sia, da dove venga, cosa faccia e soprattutto che cosa centri Josè Mourinho?
Dunque è bene introdurre il personaggio: Luís André Pina Cabral Villas Boas, meglio noto semplicemente come Andrè Villas Boas è un allenatore portoghese di 33 anni, attualmente alla guida del Porto. L’età fa già intendere che si tratti di un personaggio strano in quanto tremendamente giovane rispetto ai suoi colleghi. Andrè infatti non ha mai giocato a calcio ad alti livelli (proprio come Mou) e il legame che lo lega allo Special One sta nel fatto che sia stato il suo “tattico” dai tempi del Porto fino all’avventura nerazzurra. Nell’Ottobre del 2009 l’Inter lo libera e così inizia ufficialmente la sua carriera da allenatore, prendendo il timone dell’Academicà, ultima nella Liga portoghese al suo arrivo e portata ad un sorprendente undicesimo posto oltreché alla semifinale della coppa nazionale. Quest’estate passa al Porto e qui ha un compito non meno arduo del precedente: la squadra della capitale viene dalla peggiore stagione degli ultimi 10 anni, un terzo posto per carità, ma pur sempre una tragedia vista la mancata qualificazione Champions e il pesante distacco rispetto al Benfica. Qui si iniziano ad intravvedere le grandi potenzialità del tecnico portoghese, il quale inizia alla grande la stagione senza più fermarsi: il Porto è attualmente primo con 10 punti di vantaggio sul Benfica e 25 sullo Sporting terzo; ha il miglior attacco e nettamente la miglior difesa con soli 7 gol subiti in 22 match; è ancora imbattuto con 20 vittorie e 2 pareggi. Tutto qui? No, anzi, se il campionato portoghese è da sempre un affare a 3 e quindi questi numeri, seppur straordinari, sono da inquadrare in quel tipo di contesto, è in Europa League che il Porto ha mostrato la sua vera natura di squadra schiacciasassi, chiudendo in testa il proprio girone con 5 vittorie ed un pareggio, eliminando brillantemente il Siviglia ai sedicesimi e mettendo le basi, in vista del ritorno, per il passaggio del turno con la vittoria fuori casa negli ottavi sul difficilissimo campo del Cska Mosca (finora imbattuto) per 1 a 0.
Quando nel titolo ho scritto “qualcosa più che il nuovo Mourinho” intendevo il fatto che Boas, a differenza dello Special One, non è solo un grandissimo motivatore oltre che uno che fa della tattica il suo credo. Lui propone un lavoro tatticamente più sofisticato rispetto all'originale, sia come preparazione (basata su uno studio maniacale dell'avversario) che come resa sul campo, con un 4-3-3 solido, ma anche più votato al gioco d'attacco. Quindi considerarlo semplicemente un clone di Josè sembra riduttivo, potrebbe esserne l’erede o meglio l’evoluzione. Ai posteri l’ardua sentenza…
Mywo

domenica 13 marzo 2011

Il sogno eretico di Caparezza

Nuovo e molto atteso lavoro discografico per Caparezza: Il sogno eretico. Già il titolo riassume la vena artistica del rapper pugliese, con un gioco di parole azzeccato e sintetico di quello che sarà il disco. Come sempre, Caparezza cerca di creare un filo conduttore nei suoi album utilizzando spesso suoni e tratti di parlato (in House credibility compare l’Andrea Rivera di Parla con me) per agganciare la traccia successiva. Apoteosi di questo proposito è stato il precedente Le dimensioni del mio caos, un vero e proprio concept album che racconta un’intera storia, coinvolgendo i fatti di attualità visti dall’occhio ironico e critico di Caparezza. Le dimensioni del mio caos, a mio parere, rappresenta l’eccellenza nella carriera di Caparezza, probabilmente insuperabile. E Il sogno eretico infatti, a confronto, risulta più debole, ma non per questo da buttare. C’è da notare, forse, che per la prima volta con questo album non si vede quella crescita che, partendo dall’esordio di ?! è stata sempre regolare nelle opere di Caparezza, a volte molto forte, altre volte più lieve.

Siamo di fronte a un disco in cui, come al solito, brani decisamente rock si alternano a canzoni dalle melodie più elementari in cui il Capa può esprimere in forma di simil-filastrocca delle critiche più profonde di quanto ci si aspetterebbe. Vi sono poi due tracce che si estraniano un po’ dal solito sound, influenzate dagli artisti con cui il rapper duetta: uno è il singolo di lancio del disco, Goodbye malinconia, pezzo che parte da intenzioni chiare, cioè quelle di scrivere in stile anni ’80 e di coinvolgere Tony Hadley (leader storico degli Spandau Ballet); la seconda collaborazione è quella con Alborosie in Legalize the premier, un purissimo reggae, immediatamente apprezzabile anche al primo ascolto, in cui si proclama la legalizzazione delle malefatte del nostro amato presidente del consiglio, senza fare nomi.
Ma la canzone che colpisce subito per ritmo e testo è sicuramente Kevin Spacey, in cui vengono svelati i finali di numerosi film, intrecciati alla perfezione tra loro. Non è escluso che possa essere uno dei prossimi singoli, magari estivo. Tra le altre canzoni voglio segnalare: Messa in moto, forse la migliore dell’album, molto rock e energica; Non siete stato voi, canzone intensa e molto seria in cui Caparezza se la prende con chi non riconosce le proprie colpe, poca musica ma tanti contenuti; Cose che non capisco, in cui vengono raccontate alcune incoerenze della nostre società, concludendo con un geniale monologo di Nanni Moretti tratto dal film Sogni d’oro del 1981;

Sono il tuo sogno eretico, in cui Caparezza parla della sua esecuzione in quanto eretico, criticando la Chiesa e il Papa (che torna anche in altre canzoni).

“..perché tra fede e intelletto ho scelto il suddetto / Dio mi ha dato un cervello, se non lo usassi gli mancherei di rispetto”

In definitiva: un disco tutto da ascoltare e, come sempre quando si tratta di Caparezza, tutto da scoprire in ogni piccola rima e in ogni passaggio, così da comprendere e apprezzare l’enorme talento di quel genio in sregolatezza di Michele Salvemini. 
D9P

Best goal of the week #9


Grande varietà di gol questa settimana nella nostra rubrica, con reti spettacolari, bellissime azioni, tiri dalla distanza e una piccola chicca con la quale è doveroso iniziare: Michele Virgilio, chi è? Penso che nessuno di voi/noi possa conoscerlo; è un attaccante della Narnese, squadra che milita nell’Eccellenza in Umbria, ebbene costui si è meritato di entrare in classifica con un gol spettacolare, direttamente dalla lunetta del centrocampo, dopo ben 3 secondi di gioco. È ovvio che una rete del genere sia di difficile esecuzione in un campionato di livello superiore ma a lui vanno comunque i complimenti per la precisione ed il coraggio! Le prime due reti sono due bellissimi tiri a giro da fuori area confezionati da Reyes, giocatore dalle grandissime qualità tecniche che, a mio avviso, ha avuto una carriera al di sotto delle sue possibilità e da Mossorò. In classifica entra anche Dirk Kuyt, attaccante tuttofare del Liverpool ma in molti si sono chiesti perché abbia toccato quel pallone, visto che sarebbe entrato ugualmente. In ogni caso grandissimi complimenti a Luis Suarez, il vero protagonista del gol con un’azione personale travolgente! Il gol maggiormente spettacolare però resta per me quello di Commons del Celtic che segna con un esterno sinistro al volo da fuori area. Coordinarsi, tenere il pallone basso e centrare lo specchio della porta, con quella potenza ne fanno una rete assurda. L’azione più bella la confezionano manco a dirlo i due giocatori, a mio avviso, più forti in circolazione: Iniesta crea, mostrando tutta la sua visione di gioco e capacità di mantenere la palla incollata al piede, Messi rifinisce con tanto di lob a scavalcare il portiere: chapeau.

1) Reyes (Atlètico Madrid)
2) Mossorò (Sporting Braga)
3) Claudio Riano (Talleres)
4) Dirk Kuyt (Liverpool)
5) Bichi Fuertes (Colon)
6) Moràs (Nastic)
7) Michele Virgilio (Narnese)
8) Ivan Strinic (Dnipro)
9) Kris Commons (Celtic)
10) Lionel Messi (Barcellona)

A voi.

Mywo

sabato 12 marzo 2011

Il ritorno dei R.E.M.: Collapse into now


I R.E.M., celebre gruppo rock statunitense fondato ad Athens (Georgia) nel 1980, tornano alla ribalta con il loro nuovo album Collapse into Now, il quindicesimo della loro carriera e successivo al breve ma intenso Accelerate del 2008. Collapse into Now, prodotto da Jacknife Lee (già collaboratore per Accelerate e degli U2), è uscito il 7 marzo in Europa e l’8 negli Stati Uniti, ed è composto da 12 canzoni. Il bassista Mike Mills, nel corso di un’intervista con la rivista musicale Spin, ha dichiarato che il gruppo “voleva che questo nuovo album fosse più esteso. Volevamo metterci più varietà e non limitarci a un solo tipo di canzone. Ci sono delle canzoni davvero lente e bellissime; ce ne sono alcune carine, dal ritmo medio; e poi ce ne sono tre o quattro rock”. Tutte le dodici canzoni sono state scritte dai tre membri del gruppo, ovvero il cantante Michael Stipe, il chitarrista Peter Buck e Mike Mills; Oh My Heart è stata scritta insieme a Scott McCaughey, mentre sull’ultimo brano Blue ha lavorato anche Patti Smith. I R.E.M. hanno inoltre dato il via al Collapse into Now Film Project, ovvero la produzione e la diffusione di videoclip, realizzati con registi e artisti di fama (come i premi Oscar James Franco e Albert Maysles), per ciascuno dei brani del nuovo album. Uno dei primi videoclip diffusi sulla rete è stato quello di Überlin, diretto da Sam Taylor-Wood, visionabile qui: http://new.music.yahoo.com/r-e-m/videos/view/uberlin--221547049.

Di seguito la tracklist di Collapse into Now:

1) Discoverer (3:31 – Registi del videoclip: Michael & Lynda Stipe)
2) All the Best (2:48 – Videoclip: James Herbert)
3) Überlin (4:15 – Videoclip: Sam Taylor-Wood)
4) Oh My Heart (3:21 - Videoclip: Jem Cohen)
5) It Happened Today (3:49 - Videoclip: Tom Gilroy)
6) Every Day Is Yours to Win (3:26 - Videoclip: Jim McKay, Chris Moukarbel e Valerie Veatch)
7) Mine Smell Like Honey (3:13 - Videoclip: Dominic DeJoseph)
8) Walk It Back (3:24 - Videoclip: Sophie Calle)
9) Alligator_Aviator_Autopilot_Antimatter (2:45 - Videoclip: Lance Bangs)
10) That Someone Is You (1:44 - Videoclip: James Franco)
11) Me, Marlon Brando, Marlon Brando and I (3:03 - Videoclip: Albert Maysles e Bradley Kaplan)
12) Blue (5:46 - Videoclip: James Franco)


Lor

Arrivano i Puffi in 3D al cinema!


Vi ricordate gli strani ometti blu cantati da Cristina D'Avena negli anni '80? Anche per loro è giunto il momento di affrontare il grandissimo schermo del cinema e di ammodernarsi con la computer grafica e la tecnica del 3D.
Il 19 settembre 2011 uscirà in Italia (un mese prima negli USA) il film sui Puffi, che hanno accompagnato generazioni e generazioni di bambini prima sui fumetti e poi in televisione.
Non saranno però i soliti Puffi nel loro villaggio di funghi: i tempi moderni richiedono di catapultare, tramite un portale magico in una caverna, i piccoli personaggi direttamente a Time Square. Sembra un po' la storia già vista nell'adattamento cinematografico dei Chipmunks (da noi Alvin Superstar) in cui i protagonisti, abituati alla vita nei boschi, vengono trasportati in una grande città in cui fanno conoscenza e amicizia con gli umani. Immancabile la storica nemesi Gargamella che farà di tutto per complicare ulteriormente la vita dei Puffi.
E' tempo dunque di far conoscere i Puffi anche alle nuove generazioni, ovviamente rendendoli moderni e appetibili alla società moderna. A seguire il primo trailer completo in cui vediamo qualche protagonista della nuova avventura in blu.
D9P

Il TGLa7 di Mentana è il miglior telegiornale dell'anno

Prime anticipazioni per i Premi TV 2011, anche detti Oscar della TV, la cui cerimonia si terrà il 20 marzo in diretta su Rai Uno. 
Grande riconoscimento per il nuovo telegiornale di Enrico Mentana, il TGLa7. Durante la cerimonia del gran galà infatti, il telegiornale targato Mentana verrà premiato come Miglior TG del 2011. Dopo il predominio del TG1, del TG2 o del TG5 e dopo gli ultimi anni dello Sky TG24, tocca alla piccola realtà La7 aggiudicarsi l'ambito premio, assegnato quasi all’unanimità da una giuria di oltre 100 testate giornalistiche. 
Mentana ha commentato entusiasta: "Ricevere un premio fa sempre piacere ma un riconoscimento quasi all’unanimità, da una giuria composta da oltre 100 colleghi e da molti professionisti del mondo della televisione, dell’informazione, della cultura e dello spettacolo, ha un sapore particolare perché è condiviso da tutti gli addetti ai lavori e gratifica l’impegno mio e dell’intera struttura del TGLa7".
Questo riconoscimento arriva dopo 7 mesi di lavoro da parte della redazione e dopo grandi risultati Auditel che regolarmente assegna al telegiornale circa 2 milioni di spettatori a sera, il tutto aiutato dallo stato comatoso del TG1 di Minzolini.
Ma cosa distingue il TG di Mentana dagli altri? Cosa ha permesso di raggiungere risultati del tutto inaspettati per una realtà di gran lunga inferiore al duopolio che caratterizza la televisione italiana? La risposta è semplice: Mentana propone un telegiornale più dinamico, ospitando in studio i protagonisti delle vicende; un tg forse con meno notizie ma più approfondite, argomentate da un conduttore con grande verve (si nota la differenza con la collega Gaia Tortora) che non nasconde i suoi interventi e i suoi giudizi, che non promette quella neutralità che molti sostengono ma pochi applicano. Tutte le persone sono schierate o comunque hanno una loro idea che è impossibile nascondere, quindi perchè mentire agli spettatori sperando di avere di fronte sempre e solo degli idioti? Questo Enrico Mentana l'ha capito e si è guadagnato la stima sia del pubblico di sinistra che di quello di destra, proponendo un telegiornale innovativo per la tv italiana (ma non per quella del resto del mondo). Non siamo dunque di fronte a un miracolo ma semplicemente alla dimostrazione che il popolo non è tutto stupido e apprezza l'onestà di chi racconta le notizie con oggettività, senza però sottomettere la propria natura di giornalista, cioè di chi deve, per definizione, presentare il suo punto di vista sul mondo.
Che questo sia di esempio a molti programmi televisivi.
D9P